Cinema

‘Amadeus’, i falsi miti sul compositore nel film di Miloš Forman

Ciò che nei titoli di testa del film Amadeus di Miloš Forman fa sentire tutta la sua mancanza è la dicitura “Film di fantasia: i personaggi e le situazioni mostrati in questa pellicola, sebbene storici, sono frutto del più sfrenato lavoro di immaginazione degli sceneggiatori”.

Come da prassi, la pellicola vincitrice di ben otto oscar e quattro golden globe, specifica negli anzidetti titoli il testo dal quale è tratta, ossia l’opera teatrale di Peter Shaffer Amadeus, del 1979, a sua volta ampliamento del microdramma di Aleksandr Sergeevič Puškin Mozart e Salieri del 1832, un testo per il quale è valido il celebre detto “Se Salieri non ha ucciso Mozart, di sicuro Puškin ha ucciso Salieri”.

Purtroppo però non basta: al grande pubblico, ignaro della natura dei testi ai quali, direttamente o indirettamente, il film di Forman attinge, andava doverosamente indicato, a caratteri cubitali, l’intento del tutto antistorico e altamente fantasioso della pellicola stessa.

Il non averlo fatto ha ingenerato, nei decenni, un’infinita serie di (nuove) false credenze e convinzioni. Falsi miti ai quali la pubblica opinione continua, grazie alla potenza del mezzo cinematografico, ancora oggi acriticamente a credere.

Forman dovrebbe dunque porgere al mondo intero le sue più sentite scuse, perché l’operazione messa in campo col film Amadeus è invero quanto di più riprovevole possa essere realizzato a mezzo cinematografico.

Con la storia non si scherza mica, e sarebbe sempre meglio tacere piuttosto che diffondere ignobili menzogne. Determinati a far chiarezza laddove il falso ha clamorosamente trionfato, accingiamoci ora a smontare, per evidenti motivi di spazio, appena due fra le più assurde bugie trasformate in fatti storici dal film di Miloš Forman:

1. L’invidia di Salieri verso Mozart è fatto non documentato e non documentabile. Al contrario, è documentata fra i due, e a mezzo di carteggi di vario genere, una sincera e reciproca stima umana e professionale: “Sono andato a prendere con la carrozza Salieri e la Cavalieri – scrive Mozart alla moglie pochi giorni prima di morire – e li ho condotti nel palco (…) Non puoi immaginare quanto siano stati gentili entrambi, quanto sia piaciuta loro non solo la mia musica, ma il libretto e tutto l’insieme.

Hanno detto che è un’opera (Il flauto magico, ndr) degna di essere rappresentata in occasione delle più solenni festività davanti ai più grandi monarchi, e che certo l’avrebbero rivista altre volte, non avendo mai assistito a uno spettacolo più bello e più gradevole”.

Salieri, in quanto compositore e maestro di cappella della corte imperiale asburgica, si può affermare fosse tra i musicisti più importanti di tutta Europa. Quando, nel 1778, si trattò di commissionare un’opera per l’inaugurazione della Scala di Milano, (all’epoca Nuovo regio ducal teatro) l’imperatrice Maria Teresa D’Austria ad altri non pensò che a Salieri, il quale per l’occasione scrisse L’Europa riconosciuta.

Non si capisce, in tutta onestà, come uno dei musicisti più ricchi, acclamati e osannati del vecchio continente potesse mai provare invidia per qualsiasi altro suo collega, ma tant’è.

Tanto per proseguire sulla scia del successo, allievi di Salieri furono, tra gli altri, niente poco di meno che Beethoven, Schubert, Liszt e Czerny, ossia alcuni dei musicisti che avrebbero scritto la futura storia della musica occidentale.

E non solo, perché, udite udite, suo allievo fu persino lo sconosciutissimo Franz Xaver Mozart, figlio del più celebre Amadeus ed ennesima riprova dell’inesistente rivalità fra i due.

2. Nella parte iniziale del film, nella celebre sequenza in cui Mozart si reca a corte per incontrare per la prima volta l’imperatore d’Austria Giuseppe II, all’autore del Don Giovanni vengono messe in bocca, in risposta a Salieri, le seguenti parole a proposito dell’amore: “No,non credo che lo conosciate – Salieri e tutti gli italiani, ndr – almeno assistendo alle vostre opere: con tutti quei soprani che strillano, amanti flaccidi che roteano le pupille,questo non è amore, questa è immondizia“.

Nuovamente, più e più volte nel corso del film, a Mozart vengono messe in bocca parole contro gli italiani e la loro musica. Come quando, nella sequenza che lo vede interloquire col ciambellano dell’imperatore, afferma: “Gli italiani, sempre gli italiani: gente musicalmente idiota“.

Ora, per quale sadico, cinico motivo la figura di Mozart è stata così chirurgicamente strumentalizzata al fine di ridicolizzare, sminuire, infangare l’onore dell’Italia e della sua grande musica?

A onor del vero infatti, Mozart adorava non solo l’Italia, dove andò in viaggio non una ma ben tre volte (la prima per un intero periodo di quindici mesi), ma soprattutto la musica italiana, ritenuta da tutti, all’epoca, la fonte a cui abbeverarsi: “(…) Quando avrò scritto l’opera per Napoli – scriveva Mozart al padre, Leopold – mi si ricercherà ovunque (…) con un’ opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando cento concerti in Germania”.