Mondo

Venezuela, la marcia delle donne contro Maduro bloccata da agenti. Loro rispondono lanciando fiori: ‘Basta repressione’

Decine di migliaia di venezuelane hanno marciato, vestite di bianco e armate di garofani, per contestare il governo che invia ai cortei soldati in assetto antisommossa. La Guardia nazionale le ha fermate e la marcia si è trasformata in un sit-it. In piazza anche alcune centinaia di sostenitrici del presidente

Decine di migliaia di donne venezuelane, vestite di bianco e armate solo di garofani e cartelli, sono scese in piazza per sfidare il potere e per dire basta alla repressione delle proteste attuata dal presidente Maduro e dalle forze di sicurezza, che ha provocato 37 morti nelle ultime settimane di manifestazioni.  Ma hanno marciato anche alcune centinaia di venezuelane favorevoli al governo: hanno camminato in corteo fino alla sede dell’Ombudsman, nel centro di Caracas, dove hanno letto un documento in cui si dicevano a favore della pace e contro il “terrorismo” rappresentato dall’opposizione di Unità nazionale (Mud). Le manifestazioni si sono svolte in modo pacifico dopo giorni di scontri, anche se gli anti-chiavisti hanno deciso di cambiare il percorso del corteo dato che la polizia aveva bloccato molte vie della capitale.

Le ‘mujeres’ della capitale si erano date appuntamento in mattinata nella piazza Brion del quartiere Chicaito per cercare di raggiungere il ministero degli Interni, nel centro della città. Ma sono state bloccate dalla guardia nazionale in un punto dell’autostrada Francisco Fajardo, arteria principale della capitale venezuelana. È subito scattato un sit-in, con canti e urla. Le deputate dell’opposizione, presenti nel corteo, sono rimaste sedute per ore davanti alla recinzione metallica issata dalla polizia: alcune donne hanno poi gettato fiori ai piedi dei militari, intonando inni nazionalisti, tenendosi per mano per pregare e o togliendosi la maglietta. “Abbiamo il diritto di camminare liberamente per le strade… pensa a tua madre e ai tuoi figli. Noi rimaniamo in piazza”, ha gridato una ragazza rivolgendosi ai poliziotti. “Avete paura di guardarci in faccia?”.

“Eccoci qua, siamo le mamme del Venezuela, ecco il popolo del nostro paese”, ha detto alla stampa Maria Corina Machado, tra i volti più noti dell’opposizione, assicurando che le proteste proseguiranno “fino alla fine della tirannia”. “Cos’altro possiamo fare?”, ha chiesto, sostenendo che “per il regime questi sono gli ultimi giorni”. Diretta la sfida contro il presidente: “Attenzione Maduro, ormai manca poco..”. E Lilian Tintori, un’altra delle leader della protesta e moglie dell’oppositore in carcere Leopoldo López, ha assicurato che “nessuno potrà cancellare la nostra voce: basta feriti, basta repressione, basta attacchi!”. La Machado è poi tornata sulla denuncia di Henrique Capriles, uno dei più influenti capi dell’opposizione, il quale ha parlato di “85 ufficiali arrestati perché rifiutano di partecipare alle repressione”. “In realtà – ha sottolineato Machado – sono molti di più. E sono tanti ormai i militari che non ubbidiscono e che non intendono affrontare un popolo disarmato”.

“Continueremo a lottare per la libertà del Venezuela perché vale la pena lottare per questa terra che abbiamo visto nascere: le donne di questo Paese stanno dando alla luce la democrazia”, ha dichiarato la deputata Delsa Solórzano parlando davanti ai soldati in assetto antisommossa. Dopo due ore, la viceministra dell’Interno, Rosaura Navas, è arrivata in mezzo alle donne per parlare con loro e per ricevere un documento in cui si invita il ministero a fermare la repressione delle proteste. Nel testo, secondo quanto riporta la Mud, si chiede anche la liberazione degli oppositori in carcere, l’agibilità politica per i dissidenti, l’apertura di un canale di aiuti umanitari, libere elezioni e il riconoscimento dell’Assemblea nazionale (unico potere sotto il controllo dell’opposizione).

In parallelo, la mobilitazione pro-governativa si è svolta senza inconvenienti: alla guida del corteo la ministra per le Donne e le Pari opportunità, Blanca Eekhout, ha personalmente consegnato un documento al difensore civico Tarek William Saab, in cui si esprime pieno sostegno all’Assemblea nazionale costituente convocata da Maduro. Secondo la ministra, l’appello del governo davanti alle tensioni politiche è “alla serenità, al far prevalere l’amore e la convivenza” respingendo “la manipolazione imperialista” sulla situazione del Paese che proviene “da chi ora governa gli Stati Uniti”. “Le differenze si risolvono con il dialogo – ha aggiunto Eekhout – dobbiamo preservare la pace e la democrazia e il meccanismo che ha avviato il nostro presidente per mantenere tutto ciò è la Costituente, che è lo strumento vero della democrazia”.

Le marce delle donne dell’opposizione si sono registrate in tutto in Paese, anche davanti al carcere dove López sta scontando la sua condanna a tre anni. Alcuni scontri sono avvenuti nello stato di Aragua dove il corteo anti-Maduro è stato disperso dalla polizia, che ha usato gas lacrimogeni. Anche a Caracas, una volta terminata la manifestazione, alcune centinaia di persone incappucciate hanno lanciato pietre contro i militari, che hanno risposto lanciando gas lacrimogeni.