Il 9 maggio 1997 Marta Russo, studentessa alla facoltà di Legge, fu raggiunta da un colpo di pistola alla nuca mentre passeggiava insieme a un’amica nel vialetto della città universitaria della Sapienza di Roma. Vent’anni e una tormentata vicenda giudiziaria dopo, la sorella Tiziana ha deciso di scrivere un libro sulla morte della sorella, intitolato “Marta Russo: Vent’anni senza te”.
Sei anni dopo la morte della studentessa, nel 2003, la Cassazione condanna Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, i due assistenti universitari arrestati un mese dopo l’omicidio. Cinque anni e quattro mesi a Giovanni Scattone per omicidio colposo e quattro anni e due mesi a Salvatore Ferraro per favoreggiamento. Annullata ogni condanna per Francesco Liparota, il bidello che in appello era stato ritenuto colpevole di favoreggiamento. Si conclude così uno dei grandi casi di cronaca nera degli anni ’90, caratterizzato da perizie su perizie e testimonianze controverse, soprattutto quella dell’assistente Gabriella Alletto, che prima fece i nomi di Liparota, Scattone e Ferraro. Poi spuntò un video in cui giurava di non essere mai entrata in Aula 6, dove si pensava fosse stato esploso il colpo. Sul movente le teorie più disparate, dallo scambio di persona al “delitto perfetto” messo in scena da due assistenti universitari.
Giovanni Scattone, che all’epoca dei fatti era un giovane assistente di Filosofia del diritto, ha ottenuto nel 2015 un incarico come professore di psicologia all’istituto Einaudi di Roma. La Cassazione aveva infatti annullato la pena accessoria dell’interdizione, che gli avrebbe impedito l’insegnamento a vita. Scattone, che aveva scontato la pena continuando a dichiararsi innocente, ha tuttavia rinunciato alla cattedra, parlando di “mancanza di serenità” necessaria all’insegnamento.
A vent’anni di distanza, Tiziana Russo ha deciso di rompere il silenzio su Marta “per opporsi a chi, in tutti questi anni, ha portato avanti la tesi degli innocentisti che in modo spregiudicato continuano a difendere due pregiudicati condannati in ben cinque gradi di giudizio”. E’ quanto si legge sul sito dell’associazione dedicato alla studentessa scomparsa. Il libro anticipa un secondo volume più corposo, un ricordo della sorella Marta per restituirle “l’umanità che nel corso degli anni le è stata tolta dal suo ruolo di icona e falso mistero criminale“.