Nella città metropolitana più renziana d’Italia il primo cittadino ha scelto come segretario generale Domenico Libero Scuglia, sotto processo per bancarotta fraudolenta dell'impresa di rifiuti Proserpina insieme al consigliere regionale del Pd Michele Mirabello che è anche segretario provinciale del partito. E' solo l'ultimo scivolone per il giovane sindaco che guida il primo capoluogo di provincia sciolto per mafia
Una nomina quantomeno inopportuna nella città metropolitana più renziana d’Italia. Almeno se si tengono in considerazione i risultati delle primarie dove, a Reggio Calabria, la mozione dell’ex presidente del Consiglio il 30 aprile ha rastrellato il 76,59% dei voti. Il sindaco Giuseppe Falcomatà (Pd) ha scelto come segretario generale dell’ente un rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta. La notizia è stata pubblicata dal giornale locale Il Quotidiano del Sud che ha definito la nomina “l’ennesima buccia di banana” in cui è scivolato il giovane primo cittadino di Reggio Calabria. Una buccia che porta il nome di Domenico Libero Scuglia, rinviato a giudizio nel gennaio 2015 e sotto processo (la prossima udienza è fissata per il 23 maggio) per bancarotta fraudolenta della “Proserpina”, una società mista che si occupava della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel vibonese e fallita nell’ottobre 2013 con oltre 10 milioni di euro di passivo.
Attualmente segretario comunale di Locri, Scuglia è coimputato del consigliere regionale del Pd Michele Mirabello che in provincia di Vibo Valentia è anche segretario del partito. Entrambi, infatti, sono coinvolti nel processo sulla “Proserpina” che non è ancora arrivato a sentenza e che riguarda presunti reati consumati nel periodo in cui Scuglia era segretario generale della Provincia di Vibo. Quella di Scuglia non è l’unica nomina inopportuna del sindaco Falcomatà che già nel 2015 era finito nelle cronache dei giornali locali per altri due consulenti i quali, seppur a titolo gratuito e senza nessun esborso da parte del Comune di Reggio Calabria, si sarebbero dovuti interessare della gestione dei fondi comunitari. All’epoca furono scelti Fabio Badami e Grazia Gatto. Il primo è un ex maresciallo della guardia di finanza che, nel 2007, finì ai domiciliari con l’accusa di concussione per aver chiesto 25mila euro a un ristoratore della Piana di Gioia Tauro in cambio dei mancati accertamenti fiscali. Il processo si è concluso con la prescrizione ma Badami non è più un finanziere.
La seconda, invece, è stata condannata in primo grado a un anno e 4 mesi per falso ed è indagata nell’inchiesta che ha portato al processo per truffa nei confronti dell’ex presidente dell’associazione antimafia “Museo della ‘ndrangheta” Claudio La Camera. Due nomine che, quando finirono sui giornali, non vennero mai smentite dall’amministrazione della Città metropolitana. Falcomatà, tuttavia, fece passare la bufera non formalizzando i neo-consulenti che erano stati già scelti. Chi, invece, a Palazzo San Giorgio, riuscì a partecipare a una riunione nell’aprile 2015 tra associazioni culturali e amministratori locali è l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e principale imputato del processo “Ghota”, che vede alla sbarra la componente riservata della ‘ndrangheta. Gli atti di quell’incontro e le intercettazioni finirono nel fascicolo dell’inchiesta “Reghion” in cui fu arrestato il dirigente del Comune Marcello Cammera, oggi sotto processo assieme all’avvocato Romeo. Le chiamano “inopportunità” ma a Reggio Calabria, nel primo capoluogo di provincia sciolto per mafia, anche quelle contano.
Dall’ufficio stampa della Città Metropolitana di Reggio Calabria riceviamo e pubblichiamo
Ogni insinuazione, pubblicata con rilievo a mezzo stampa, viene fatta probabilmente da chi dimostra di non conoscere l’iter procedurale di nomina del Segretario Generale che gli Enti Locali sono tenuti ad osservare, ai sensi dell’art. 15 del D.P.R. n° 465 del 4 dicembre 1997 e a quanto disposto dalla deliberazione n° 150 del 1999, approvata dal CdA dell’Agenzia Autonoma per la Gestione dell’Albo dei Segretari comunali e provinciali. Com’è noto, il Segretario è un funzionario pubblico, formalmente dipendente del Ministero dell’Interno e funzionalmente assegnato all’Ente locale richiedente. La nomina di assegnazione di Segreteria non è gestita dall’Ente richiedente ma dal Ministero dell’Interno, Dipartimento per gli Affari Interni Territoriali – Albo Nazionale dei Segretari Comunali e Provinciali, che ne cura l’avviso per dare l’opportunità ai segretari di manifestare l’interesse per la sede di Segreteria pubblicizzata. Successivamente il Responsabile dell’Amministrazione individua il soggetto sulla base delle manifestazioni di interesse pervenute e richiede al Ministero dell’Interno di effettuare “gli opportuni riscontri finalizzati all’accertamento del possesso dei requisiti previsti da parte del segretario individuato” e dà comunicazione del riscontro ai fini della nomina. Ad oggi non esiste un decreto di nomina da parte del Sindaco Falcomatà che, logicamente, al momento della richiesta al Ministero di effettuazione “degli opportuni riscontri” non poteva essere materialmente a conoscenza di eventuali vicende giudiziarie dei diversi candidati. Ovviamente, per ragioni di opportunità, il decreto di nomina riguarderà altro candidato scelto tra i segretari che hanno manifestato interesse per la sede della Segreteria della Città Metropolitana di Reggio Calabria ma si stigmatizza l’atteggiamento di chi senza neppur conoscere norme, procedure e stato di avanzamento del procedimento ha inteso sollevare un problema mediatico su un decreto di nomina in realtà mai avvenuto e su una procedura amministrativa solamente avviata e mai concretizzatasi.
Prendiamo atto della replica dell’ufficio stampa della Città metropolitana. Non è dato sapere dove l’articolo affronti il tema dal punto di vista della procedura. La risposta a quanto scritto da ilfattoquotidiano.it, invece, non fa altro che confermare come sia stato il sindaco Falcomata ad aver trasmesso al Ministero dell’Interno il nome del segretario Domenico Libero Scuglia per “gli opportuni riscontri”. Riscontri che, da fonti di vertice dell’amministrazione, sono anche arrivati e che in ogni caso non avrebbero riguardato altro se non i requisiti formali del professionista. È chiaro che se il Ministero dell’Interno si è espresso, lo ha fatto su un nome che il sindaco ha indicato tra gli aspiranti segretari generali dell’Ente. Non potrebbe essere altrimenti. Oggi la Città metropolitana di Reggio Calabria si accorge delle “ragioni di opportunità. In realtà è solo la rinuncia presentata poche ore fa dal neo segretario ad aver impedito la nomina per la quale c’era già l’accettazione. D’altronde appare alquanto strano che un professionista debba dimettersi o rinunciare a un incarico in relazione al quale non era mai stato individuato.
di Lu.Mu.