Quello sciopero non s’ha da fare. A fermare la protesta contro i test Invalsi annunciata dai Cobas per martedì mattina in occasione della somministrazione dei quiz agli studenti delle “superiori” è la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero. Uno stop che ha mandato su tutte le furie il sindacato che lo aveva già proclamato ufficialmente ed è stato costretto a fare marcia indietro. Ma a creare questo “pasticcio” sarebbe proprio, secondo l’istituto diretto da Giuseppe Santoro Passarelli, un’altra organizzazione sindacale che ha indetto uno sciopero nazionale del comparto del pubblico impiego il 12 maggio, impedendo di fatto la “regola di rarefazione” tra gli scioperi generali e quelli di ambito e livello diversi prevista dalla Commissione che è fissata in un “intervallo minimo di dieci giorni” per tutte le categorie e di sette per il comparto scuola.
Una scelta definita “storica” dai Cobas che non sono stati zitti: “Per la prima volta – spiega Piero Bernocchi, il portavoce del sindacato – da quando i quiz sono stati introdotti nella scuola, docenti ed Ata non potranno opporsi con lo sciopero, a causa di un gravissimo intervento della Commissione di garanzia che ha imposto il divieto di scioperare nelle scuole superiori, motivandolo con la sovrapposizione di un sedicente “sciopero generale del Pubblico Impiego” indetto per il 12 maggio da tal “Federazione Sindacati Indipendenti” (FSI), struttura semisconosciuta e del tutto assente nella scuola”. Secondo Bernocchi la Commissione avrebbe dovuto comportarsi in maniera diversa: “Nei giorni scorsi abbiamo inviato alla Commissione una nota di ferma protesta, sottolineando come in passato ripetutamente la stessa non abbia applicato la “rarefazione” nel caso di sovrapposizioni tra scioperi generali e di categoria. Abbiamo segnalato inoltre che gli effetti dello sciopero della FSI saranno del tutto nulli nelle superiori, a causa della loro assenza dal comparto scuola, mentre il nostro sciopero del 9 riguardava solo tale ordine di scuole”. Insomma, troppi scioperi e troppe organizzazioni sindacali.
Un problema che Passarelli conosce bene. Le accuse dei Cobas inviate a palazzo Bolognetti sono state rispedite al mittente: “E’ opportuno precisare – ha scritto il presidente nella lettera ufficiale di risposta ai Cobas – che soltanto in talune eccezionali circostanze e in occasione di scioperi generali, la Commissione si è avvalsa della possibilità di effettuare una valutazione di impatto prognostica, ritenendo quindi di poter derogare alla regola della rarefazione, con riferimento ad astensioni proclamate nel medesimo bacino di utenza da organizzazioni sindacali poco rappresentative nel settore di riferimento e comunque, mai nel comparto scuola a causa dell’elevata frammentazione sindacale”. Un modus operandi della Commissione che, in assenza di regole sulla rappresentatività dei soggetti sindacali, si affida al “giudizio prognostico”. Un metro secondo Passarelli non utilizzabile in questo caso: “L’assenza di qualsiasi dato di adesione relativo a scioperi precedentemente proclamati dalla FSI rende impossibile formulare ex ante un giudizio di impatto dotato di credibilità razionale e quindi consentire eccezionalmente la deroga alla regola della rarefazione”. Una guerra burocratica finita male per i Cobas che stamattina si affideranno alle azioni di boicottaggio degli studenti e alle forme di non-collaborazione dei docenti, per protestare contro l’Invalsi.