A una domanda sul’intercettazione attribuita dal carabiniere del Noe Scafarto all’imprenditore Romeo anziché a Bocchino il pm rispose: "Un grave errore, ma mi chiedo cui prodest". E ha parlato anche dei rapporti con il pm di Roma Ielo: "Liti? Non esiste". Ora ci sarà un'istruttoria, poi il pg della Cassazione dovrà decidere se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio davanti al Csm
Il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo ha deciso di avviare un’azione disciplinare nei riguardi del pm di Napoli Henry John Woodcock in relazione a un articolo pubblicato in aprile dal quotidiano La Repubblica, in cui si riportavano frasi virgolettate del magistrato riferite alla vicenda Consip. L’avviso di avvio dell’azione disciplinare è stato già notificato a Woodcock. Nell’articolo, pubblicato il 13 aprile, venivano riferite alcune frasi dette da Woodcock ai suoi colleghi riguardo all’inchiesta sugli appalti banditi dal gruppo pubblico, e, in particolare, ai rapporti tra le procure di Napoli e Roma e all’indagine avviata dai pm romani nei confronti di un ufficiale del Noe, Giampaolo Scafarto.
La notizia della decisione è arrivata nel giorno dell’incidente probatorio in cui Marco Gasparri ha formalizzato le accuse nei confronti dell’imprenditore Alfredo Romeo, da cui dice di aver ricevuto 100mila euro per garantirgli consigli e informazioni sulle gare bandite in Consip. Woodcock aveva avviato le prime indagini su Consip, inchiesta poi trasferita da Napoli a Roma per competenza territoriale, ed è tuttora co-titolare del filone napoletano che riguarda l’imprenditore Romeo.
Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo? “Lo stimo, e sono suo amico”, aveva detto Woodcock, secondo quanto scriveva la Repubblica. La lite tra procure? “Non esiste”. L’intercettazione attribuita dal carabiniere del Noe all’imprenditore Romeo anziché a Italo Bocchino? “Un grave errore, senza dubbio, ma mi chiedo cui prodest?“. Sulla fuga di notizie sull’inchiesta, Woodcock affermava: “Uno scempio, e un gravissimo danno per l’indagine, solo un pazzo avrebbe potuto provocarla danneggiando il proprio lavoro”. Il pm napoletano respingeva, tuttavia, l’ipotesi di un complotto contro Renzi: “Solo un folle potrebbe pensarci”. Alla domanda se la procura di Napoli fosse colpevole perché non aveva vigilato sul lavoro dell’ufficiale, il pm replicava: “Ma per Napoli quelle carte sono tuttora un ‘interna corporis’, su cui la procura non ha compiuto alcun atto. Le ha passate a Roma”.
Sull’ipotesi che l’errore incriminato fosse la vendetta postuma dell’ex vice comandante del Noe Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che catturò Totò Riina, rimosso dopo l’uscita di un’intercettazione del Noe tra Renzi e il generale della Gdf Adinolfi, Woodcock osservava: “Innanzitutto Scafarto non ha mai lavorato a Palermo con De Caprio, non fa parte della sua squadra storica e poi via… adesso De Caprio lavora nei servizi, quindi è un dipendente della presidenza del Consiglio”. “Se qualcuno pensa che il mandante sia io – aggiungeva Woodcock -, lo dica chiaro così querelo e mi compro casa a Capri. O meglio: a Sorrento”.
Per alcune di queste affermazioni è possibile che il pg della Cassazione abbia ritenuto violato l’obbligo di riservatezza da parte del pm. Sulla presunta violazione disciplinare sarà ora svolta l’istruttoria, al termine della quale il pg della Cassazione dovrà decidere se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio di Woodcock davanti alla sezione disciplinare del Csm.