La scritta trovata questa mattina a Milano lungo corso di Porta Vittoria, senza rivendicazione. L'attacco dopo la richiesta di archiviazione della Procura per l'esponente dei radicali
“Suicidio assistito=omicidio. Cappato in galera”. Queste sono le parole su uno striscione comparso questa mattina davanti all’ingresso principale del Palazzo di Giustizia di Milano, dove è partita l’inchiesta sulla morte in Svizzera per suicidio assistito di Fabiano Antoniani. Indagine che ha portato all’iscrizione di Marco Cappato nel registro degli indagati per aiuto al suicidio e alla successiva richiesta di archiviazione. Lo striscione, che è stato appeso lungo corso di Porta Vittoria, non è firmato da alcuna sigla ed è stato poi rimosso. Cappato ha commentato sul suo profilo Facebook: “In galera troverei certamente tante persone che preferisco a loro. Questione di gusti, naturalmente”.
Sulla richiesta di archiviazione per Cappato dovrà decidere nelle prossime settimane il gip Luigi Gargiulo. Per i pm, come scritto nell’istanza, “il principio della dignità umana impone l’attribuzione a Fabiano Antoniani, e in conseguenza a tutti gli individui che si trovano nelle medesime condizioni, di un vero e proprio ‘diritto al suicidio'”. I magistrati milanesi hanno anche lanciato un richiamo alla politica sull’opportunità che il legislatore italiano disciplini rigorosamente il diritto di suicidio.