“Uno scempio, fermate i lavori!”, grida su Facebook Sandra Gesualdi, figlia di Michele, l’allievo prediletto di don Lorenzo Milani. Pomo della discordia? Una colata di cemento di una trentina di metri gettata tra la chiesa di Sant’Andrea di Barbiana e il piccolo cimitero dove riposa don Milani, figura di riferimento del cristianesimo sociale, morto il 26 giugno del 1967, a 44 anni, per un tumore. Lì, su quel cemento, voluto dalla Curia fiorentina, proprietaria dei terreni e della canonica, dovrebbero sorgere dei bagni: “Uno normale, uno per disabili e una piccola doccia. Bisogna considerare che a Barbiana non c’è una toilette e non è decoroso che i visitatori, in media 150-200 al giorno debbano andare nel bosco a far pipì”, spiega Nevio Santini, ex allievo del priore.
Ma la fondazione Don Milani, presieduta da Michele Gesualdi, non ci sta, è sul piede di guerra: “Ovviamente non siamo contrari ai bagni. Noi per primi da anni avevamo indicato alla Curia l’esigenza di costruirli, ma non lì. E per giunta in cemento: li volevamo in legno e in una posizione appartata”, polemizza la Fondazione. Gesualdi, ex segretario della Cisl fiorentina, è stato anche presidente della Provincia di Firenze, prima dell’avvento al suo posto di Matteo Renzi: tra i due non è mai corso buon sangue politico.
Lì, tra la canonica dove don Milani faceva scuola e la grande quercia dove appendeva la cartina geografica per spiegare ai suoi montanari il mondo, quella colata di cemento appare alla fondazione come uno schiaffo. E il Papa, si affrettano a precisare, non c’entra nulla. Sì, i lavori sono affrettati per l’arrivo inatteso e clamoroso, visti i dissidi passati tra don Milani e la Chiesa, di Papa Francesco. E don Giuliano Landini, parroco di Vicchio, Comune in cui si trova Barbiana, ha il suo bel daffare a organizzare la visita: da costruire i bagni a compilare la lista degli ammessi all’incontro con il pontefice.
Ma per capire le polemiche della fondazione don Milani bisogna fare qualche passo indietro. Per la precisione a 50 anni fa quando un mese prima di morire don Lorenzo lasciò Barbiana e andò a trascorrere gli ultimi giorni della sua vita tra le braccia della mamma in via Masaccio, a Firenze. Da allora Gesualdi e gli altri ragazzi del priore vollero che Barbiana rimanesse come l’aveva voluta il maestro: un luogo sobrio, austero.
Così è stato finora. Lo sarà anche in futuro? Barbiana appartiene alla Curia che l’ha data in comodato d’uso alla fondazione. Ma un domani quando gli ex ragazzi del priore non ci saranno più chi garantirà che il luogo del cuore per migliaia di persone credenti e non rimanga spartano nello stile povero della vita di don Milani e dei barbianesi? Ecco perché quella colata di cemento realizzata senza sentire la fondazione e in una posizione così fin troppo visibile, anche se fatta a fin di bene, desta preoccupazione in Gesualdi e nei suoi amici. I segni non sono molto confortanti. Domenica 7 maggio, quando è stata scoperta la colata di cemento, nella piccola chiesa di don Milani si è celebrato un battesimo con al seguito quaranta auto, mai viste a Barbiana. Il timore che la visita del papa possa dare la stura a chi mira a fare dell’esilio di don Milani qualcosa di diverso da quello che è stato finora. “Noi abbiamo fatto di tutto finora per evitare che venisse trasformato in un santuario”.