Davanti alla scuola dei miei figli, ogni giorno vedo auto parcheggiate sui marciapiedi, sulle piste ciclabili, sopra le strisce pedonali, davanti alle sbarre, in doppia, tripla fila. I vigili non fanno multe perché non è politically correct. Non si può fare, i politici non vogliono, non porta voti. Meglio lasciar passare i bambini tra nuvole di smog, tra suv alti il triplo di loro. Questo si può fare, i bambini non portano voti. Io ed altri genitori abbiamo iniziato a far foto.
I genitori si scandalizzano: “Ma come ti permetti, noi come facciamo? Non abbiamo il tempo di trovare parcheggio. Lavoriamo, noi!”. Come dire. Al supermercato rubo e scappo perché non ho tempo di far la fila e pagare. Ancora: “Ma i marciapiedi son larghi, si può parcheggiare anche sopra! Spazio per i pedoni in fondo rimane”. Come dire che i pedoni si possono stringere, schiacciare al muro, ma poi in fondo, diciamocelo, a che servono i marciapiedi? Non si potrebbero eliminare del tutto per far posto alle auto?
E così il comune di Faenza trema e temporeggia. Il Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums) prevede aree pedonali davanti alla scuola e nei centri storici, più navette e piste ciclabili, maggior sicurezza. Ma quando sarà realizzato tutto questo? Bisognerebbe prendere esempio dalla preside dell’Istituto comprensivo di Figline Valdarno che, stanca del traffico selvaggio davanti alla scuola, ha inviato a tutti i genitori una lettera, firmata anche dalla sindaca, in cui li prega di accompagnare i bambini a piedi o in bici.
“Ma chi abita lontano?”. Da noi, la stragrande maggioranza di chi accompagna i bimbi in auto abita a meno di tre chilometri di distanza in pianura e il tratto è percorribile in bici in meno tempo che in auto (soprattutto all’ora di punta). Chi abita in campagna in genere può usufruire del pulmino. Esiste anche il pedibus e il bicibus, ma si sa, ogni scusa è buona per dire “Sì va bene, ma io non posso”.
Quando dici ai genitori che in questo modo appestano l’aria che i loro stessi figli respirano, loro alzano le spalle. “Il mondo è questo. E poi non sono mica il solo a inquinare”. Certo, in Italia si è in buona compagnia! Abbiamo il record delle auto pro capite: fino al 2015 avevamo 61 auto ogni 100 abitanti, contro una media di 46 auto ogni 100 abitanti in Europa. Ma la passione per le auto non tende a diminuire: nel 2016 abbiamo raggiunto quasi 38 milioni di veicoli con un tasso di motorizzazione pari a 62,4 ogni 100 abitanti.
Per questa passione travolgente, gli italiani conquistano anche il simpatico record del tempo perso dietro l’auto. Da una ricerca dell’Osservatorio europeo della Mobilità, trascorriamo molto più tempo dei nostri concittadini europei su un’automobile, a prescindere dalla meta: per andare a lavorare o a studiare (69 per cento contro la media Ue del 61%), per fare la spesa settimanale (86% contro il 76%) ma anche per star dietro ai figli tra i mille impegni che creiamo loro: 64% contro il 56% europeo.
In Italia, abbiamo un altro ben più terribile primato (conseguenza dei primi due): le morti premature dovute a inquinamento dell’aria: 84,400 decessi su un totale di 491mila a livello europeo. Ricordiamo che il traffico in ambito urbano è causa del 25% dei Pm10, del 50% circa degli ossidi di azoto, del monossido di carbonio, e del benzene.
Insomma, una nazione dove i genitori dovrebbero armarsi di determinazione e coraggio, e combattere a denti stretti con tutte le loro forze, chiedendo misure severe contro l’inquinamento. Ma la rassegnazione impera, l’inciviltà dilaga e chi dovrebbe vigilare si gira dall’altra parte.
E così, mentre i politici tentennano alla ricerca dei voti, mentre i vigili compassionevoli risparmiano multe ai genitori davanti alle scuole, mentre le associazioni di commercianti fanno barricate contro le zone pedonali; mentre le piste ciclabili languono e i ciclisti muoiono; mentre i mezzi pubblici vengono tagliati; mentre, come denuncia la Fiab, per favorire la sicurezza stradale, si guarda il dito (cioè i ciclisti, che devono proteggere testa e corpo) e non la luna (per esempio la massa e la velocità sempre crescenti delle auto che invadono lo spazio pubblico); mentre l’Italia tentenna pavida contro la potente lobby automobilistica, la Commissione Europea tuona e preannuncia multe spaventose, con questa motivazione: “L’Italia non ha fatto abbastanza per ridurre il livello di polveri sottili. Le misure legislative e amministrative finora adottate dall’Italia non sono bastate a risolvere il problema”.
Se non ci interessano le vite perse, almeno ci interessano i soldi persi?