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Obama a Milano: gli amici Matteo (Renzi) e Mario (Monti), il diluvio di selfie e quel braccialetto rosso per entrare nel cafonal-paradiso

L'accoglienza meneghina per l'ex presidente Usa è da vera rockstar. Tanto che nella spasmodica attesa del suo ingresso in scena in molti si accalcano davanti all'ingresso del dietro le quinte. Per vederlo, toccarlo, farsi un selfie con il Presidente? Tutto inutile: serve il pass per l'area vip, lì dove osano gli chef stellati

di Claudia Rossi e Giulia Zaccariello

L'”amico Matteo”, più volte chiamato in causa. Ma anche il “grazie a Letizia Moratti e al sindaco Sala “per gli sforzi che hanno fatto affinché Expo venisse realizzato”. E poi l’Italia, che l’ultima volta ha ospitato “‘la vera star’, Michelle” e che tanto piace al 44esimo Presidente degli Stati Uniti: “La verità è che oggi gli Stati Uniti non sarebbero quello che sono senza generazioni di immigrati italiani”.

E’ un Barack Obama in versione informale, camicia a righe sbottonata e abito blu, quello che sale sul palco del Seeds and chips. La sala ha le ultime file vuote. Ma l’accoglienza, quella è da vera rockstar. Tanto che nella spasmodica attesa del suo ingresso in scena in molti si accalcano davanti all’ingresso del dietro le quinte. Per vederlo, toccarlo, farsi un selfie con il Presidente, ora che il protocollo lo consente. Tutto inutile, dice il buttafuori. Entra solo chi possiede un fantomatico “braccialetto rosso”, parte di un “pacchetto vip”. Scene con un certo retrogusto “cafonal”, siparietti buoni per la stampa, accorsa in quantità mastodontica.

La platea è quella di un tipico happening milanese, con il sindaco Sala che siede poco distante da Fabio Volo e consorte e molti, moltissimi imprenditori del food. Immancabile il solito manipolo di chef “prezzemolini”, da Carlo Cracco a Davide Oldani. Ed è proprio uno chef, l’ex della Casa Bianca, Sam Kass, a condurre l’intervista con il Presidente. I temi, quelli da sempre cari a Barack. Dalla necessità di comprendere “la direzione in cui ci stanno portando i cambiamenti climatici” all’importanza “di lavorare per un mondo più sostenibile”. Fondamentali, in questo senso, i giovani e l’innovazione. “Stiamo lavorando, anche insieme a Matteo – dice, chiamando in causa “l’amico” Renzi – per creare una rete di attivisti globali in settori diversi e formare nuovi leader”. Una generazione capace di capire come la leadership globale debba essere in grado di fronteggiare le sfida dei cambiamenti climatici e dei conseguenti problemi alimentari. Parole, quelle dell’ex Presidente, che sembrano sottolineare la volontà di avere ancora un ruolo politico.

Poco più di un’ora e mezza, tanto dura l’intervento dell’ex Presidente a Rho. Tempo per parlare di clima, accordo di Parigi, speranze future. E anche di vita privata: “La cosa più difficile, quando si è presidenti – racconta, sorridente come chi ha ricoperto l’incarico più importante del mondo tanto a lungo quanto si poteva e ora gira il mondo per conferenze – è che si vive in una sorta di isolamento. Parlavo prima con Matteo (sempre lui, Renzi, l’ex premier, ndr) e anche con l’ex primo ministro Mario Monti, un grande amico presente qui oggi, proprio di questo. Perché l’onere della leadership non cambia a seconda del paese: le misure di sicurezza ti fanno vivere in una sorta di bolla. Si chiama proprio “The bubble”. Non puoi startene al bar a sorseggiare un caffè, non puoi passeggiare tranquillamente. Ora posso fare tutte queste cose – chiude, sorridendo – ma sono schiavo dei selfie: posso andare ovunque ma ogni due passi me ne chiedono uno”. E c’è da scommettere che sia capitato anche al Global Food Innovation Summit. Due passi, un selfie. Ma solo con i possessori del braccialetto rosso.

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