Diritti

Pedofilia, il prete anti-pedopornografia: “Così sono arrivati ai neonati”. E risponde sugli abusi coperti dalla Chiesa

“Nell’isola di Tonga, nell’estensione .to abbiamo un numero elevatissimo di riferimenti pedopornografici tra video e foto, paragonabile a un paradiso fiscale, uno spazio vuoto dove non c’è controllo e dove i pedofili possono pubblicare tutto questo materiale”.

Don Fortunato di Noto dal 1989 combatte la pedofilia, dalla piccola realtà di Avola, comune in provincia di Siracusa, dove ha fondato la onlus Meter, che si occupa giornalmente di monitorare il web e il deep web per scovare materiale pedopornografico e segnalarlo alla polizia postale.

“Oggi ci sono vere e proprie community di pedofili, è possibile acquistare pacchetti che arrivano direttamente nella casella mail – spiega don Fortunato – una solo foto di un neonato abusato può arrivare a 500 o 800 euro”.

Un business sempre in constante crescita, basti pensare che nel 2016 secondo i dati raccolti dall’Osservatorio mondiale contro la pedofilia (Osmocop) di Meter, sono stati segnalati 2 milioni di foto e oltre 200 mila video. Dei quasi 6 mila domini scoperti, il 74% è registrato nell’Oceano Pacifico, più di 800 si trovano in Europa, nell’estensione “.it” risultano 15 siti, mentre in Africa 259.

Dal 2003 ad oggi la Meter ha scoperto e denunciato più di 134 mila siti web, numeri che sembrano però non diminuire, se si pensa che solo ad aprile di quest’anno sono stati segnalati 1 milione e 600 mila foto e 240 mila video. La somma dei primi quattro mesi del 2017 ha già superato il dato raccolto in tutto l’anno precedente.

Se agli albori, il lavoro della onlus di don Fortunata era vista con strabismo, oggi anche la Chiesa ha una grande attenzione al contrasto della pedofilia. Ma il prete non dimentica gli errori passati, quando soprattutto in America sono stati coperti centinai di casi di abusi commessi dai curati su minori. “Provo imbarazzo a pensare che i vertici della Chiesa e i vescovi abbiano coperto queste nefandezze, i sacerdoti che si sono macchiati di tali atti non sono più colleghi, e non possono più esercitare – aggiunge don Fortuanto -, la Chiesa deve fare un’opera di purificazione e soprattutto aiuto alle vittime”.

(ha collaborato Francesco Midolo)