Intervista del leader di Forza Italia a Panorama: "La decisione della Corte europea? Non c'è in ballo solo il mio ritorno politico, ma una grande questione morale e politica". E spiega che le larghe intese col Pd sarebbero un regalo a Grillo e alle sue "fantasiose e talora farneticanti teorie". Infine rivendica l'editto bulgaro sulla Rai
Sarà in prima linea comunque finisca il processo davanti alla Corte di Strasburgo. E in ogni caso non ci sarà un altro patto del Nazareno. Rivendica le azioni del passato e rilancia le idee per il futuro per battere il centrosinistra e Beppe Grillo che con lui “non cresceva”: Silvio Berlusconi torna sulla scena politica con un’intervista a Panorama in edicola domani. Galvanizza il suo fronte, non si capisce con quale successo, dicendo che il centrodestra unito vincerà, ma che non ci saranno le primarie di coalizione. “Aspetto da troppo tempo la decisione di Strasburgo. Ragiono su quella decisione e non mi nascondo mai la verità: anche al di là dei suoi effetti concreti, ha un significato immenso. In ballo non c’è solo il mio ritorno politico. Io, comunque vada, sarò in prima linea. Con o senza il nome sulla scheda”. A prescindere dal verdetto “sarò in prima linea con il mio volto, le mie parole, le mie idee a guidare la campagna di Forza Italia”.
Quanto alla decisione della Corte europea dei diritti sul processo per la frode fiscale (per cui fu condannato in Cassazione), Berlusconi aggiunge che “la vera posta in gioco è la grande questione morale e politica. Rivendico, con tutte le mie forze, che mi venga restituita un’onorabilità infangata da una sentenza assurda. Sono stato e sono una persona perbene, un contribuente onesto, e ho il diritto di esigere che la mia onestà venga riconosciuta, se non dall’Italia, dall’Europa, dove siedono giudici che non prendono ordini da nessuno”. E ribadisce un concetto ripetuto spesso in questi mesi: “Giungere alle elezioni senza che Strasburgo abbia fatto chiarezza sarebbe oggettivamente grave. Non solo per me, ma per la democrazia italiana”.
Il Cavaliere, nell’intervista, dice ancora: “Il mio senso di responsabilità verso il Paese che amo mi impone di restare in campo per non consentire a forze improvvisate e incapaci, pauperiste e giustizialiste, di vincere le elezioni e di conquistare il potere”. Il riferimento neanche tanto velato è al Movimento Cinque Stelle. “Noi puntiamo a vincere con le nostre idee e i nostri progetti – continua il leader di Forza Italia – Se i partiti si illudessero di chiudere la strada a Grillo con accordi di potere, avrebbero sbagliato totalmente strada. Paradossalmente sarebbe il miglior regalo a Grillo, la dimostrazione che le sue fantasiose e talora farneticanti teorie hanno un minimo di fondamento”. Quindi niente larghe intese e grandi coalizioni. “Stimo Paolo Gentiloni, ma noi siamo all’opposizione”, dice Berlusconi a Panorama. “Mi piace molto meno l’ambiguità, secondo la quale il governo Gentiloni è il governo del Pd quando fa comodo e quando non conviene diventa un corpo estraneo, da richiamare all’ordine o addirittura da contestare, come è accaduto sulle norme per la legittima difesa”. Per Berlusconi il Pd ricorda il “vecchio Pci ‘partito di lotta e di governo’, capolavoro della doppiezza coltivata fin dai tempi di Togliatti, ma non certo un buon esempio di correttezza politica e istituzionale. Soprattutto, l’ennesimo tentativo di prendere in giro gli italiani, che a farsi prendere in giro non sono più disposti”. Dopo aver ribadito che bisogna andare alle urne “al più presto”, l’ex premier specifica: “Dobbiamo mettere in condizione gli elettori di votare per scegliere da chi essere governati, senza condannare il Paese all’ingovernabilità per effetto di una legge elettorale contraddittoria”.
Un paio di passaggi sulla Rai, uno sul passato e uno sul presente. Intanto il cosiddetto “editto bulgaro“: oggi, dice, ripeterebbe tutto tale e quale. “E cioè che la Rai – servizio pubblico pagato con denaro pubblico – non può essere usata come un’arma per attaccare e linciare un avversario politico, tantomeno il leader dell’opposizione. Invitai la dirigenza Rai di allora, come invito la dirigenza Rai di oggi, a rispettare questa elementare regola di democrazia. Il fatto che una cosa così ovvia, una difesa della libertà e del pluralismo nel servizio pubblico, sia diventata nel linguaggio dei media l’esatto opposto, dimostra l’abilità della sinistra nello stravolgere la verità. E il fatto che se ne parli ancora adesso, quando oggi come allora le interferenze politiche sulla tv pubblica sono compiute dalla sinistra e non certo da noi, dovrebbe far riflettere le persone in buona fede”.
E un ultimo riferimento a Fabio Fazio e alle polemiche che vanno avanti da mesi tra il conduttore e la politica per via dell’annunciato tetto agli stipendi anche nel caso in cui le spese di un programma siano totalmente coperte dalla pubblicità, come appunto Che tempo che fa: Fazio, sottolinea Berlusconi, “è un professionista della televisione, con il quale spesso non sono d’accordo, ma che conosce e sa usare lo strumento televisivo con grande ‘mestiere'”. Il fondatore di Mediaset parla da “uomo di televisione“, dice: “Nessuna azienda televisiva si priverebbe di un protagonista come lui, il cui costo – in un sistema di mercato – è ampiamente coperto dal ritorno che dà all’azienda in termini di audience. Voglio aggiungere che Fazio, a differenza di altri giornalisti e uomini di spettacolo, ha le sue idee e non le nasconde, ma è un professionista corretto. Ricordo con piacere un’intervista che mi fece l’anno scorso: fu una pagina televisiva di qualità, rispettosa anche se tutt’altro che appiattita”.
Infine torna sul passato e sulle sue “cene eleganti“. “In quel momento della mia vita – ribadisce – mi ero separato da Veronica: ero solo, lavoravo e lavoravo. Notte e giorno. Anche il sabato, anche la domenica. Nelle poche ore libere invitavo a cena a casa qualche amico, c’erano fra loro anche delle ragazze… Non potevo immaginare che un comportamento assolutamente corretto desse l’occasione a un uso inaccettabile degli strumenti di indagine, e una invenzione incredibile di fatti non provati…”. “Una storia brutta – conclude – che ha fatto male a me, alla mia famiglia, a chi mi vuole bene, a tanti miei amici colpevoli solo di aver pranzato a casa del presidente del Consiglio e che ha rovinato la vita a tante ragazze”.