Il problema è che il numero uno dell’Automobile Club è diventato vicepresidente di Sara Assicurazioni. Per questo motivo il decreto che dovrebbe ratificare la sua nomina ancora non c’è alla vigilia delle elezioni del Comitato olimpico, ma questo non sembra preoccuparlo: “Io - dice - sono pienamente legittimato dal risultato dell’assemblea elettiva". Per un caso molto simile Ernfried Obrist, numero uno dell’Unione Tiro a segno, ne sarà escluso
La saga dei presidenti delle Federazioni continua. Proprio alla vigilia delle attese elezioni Coni che riconfermeranno alla presidenza per altri quattro anni Giovanni Malagò, salta fuori un altro caso di una Federazione “sub iudice”. Stavolta si tratta dell’Aci, l’Automobile Club d’Italia che lo scorso novembre ha confermato con percentuali bulgare Angelo Sticchi Damiani, vicino anche al ministro dello Sport, Luca Lotti. La sua nomina, però, non è mai stata ratificata dal presidente della Repubblica, come prevede lo statuto, ponendo più di un problema in vista del voto per la presidenza Coni. Bloccata da una possibile incompatibilità per conflitto d’interessi per delle cariche rivestite in una compagnia di assicurazioni, di cui il governo (ed in particolare il Ministero dei Beni culturali, l’organo vigilante) è al corrente da mesi senza dire nulla.
Dal 2012 Angelo Sticchi Damiani è presidente dell’Automobile Club, un dinosauro con 3mila dipendenti e un bilancio da oltre 300milioni di euro, con i conti spesso rimessi in ordine da aiuti ed aiutini da parte del governo. Come l’Unione Tiro a Segno e l’Aeroclub, l’Aci ha una natura ibrida: metà Federazione sotto la vigilanza del Coni per l’attività sportiva, metà ente pubblico sotto l’egida del governo. Pertanto la scelta del presidente prevede diversi passaggi: il movimento svolge le sue elezioni interne, e in base ai risultati il governo propone la nomina al Capo dello Stato. Un iter burocratico che è stato seguito pedissequamente nel 2012. Ma non nel 2016, quando Sticchi Damiani è stato riconfermato col 97% dei voti dei suoi soci. Del decreto di ratifica, però, stavolta non c’è traccia: né sul sito dell’Aci, né tantomeno su quello del Senato (dove invece ci sono le carte di quello precedente). E lo stesso diretto interessato conferma: “Effettivamente il decreto ancora non c’è, ma è una questione un po’ complessa”, spiega contattato da ilfattoquotidiano.it.
Il problema è che intanto Sticchi Damiani è diventato vicepresidente di Sara Assicurazioni e presidente di Sara Vita, compagnia assicuratrice dell’Automobile Club (che ne detiene il 54% delle quote) e che opera anche nel ramo vita e gestione fondi. Un doppio incarico che un anno fa di questi tempi era anche finito al centro di un’interrogazione parlamentare in cui la senatrice di Sel, Loredana Depetris, paventava un possibile conflitto d’interessi, rimanendo totalmente ignorata dal governo: “Non mi hanno mai risposto, nonostante abbia presentato tre solleciti”, dice lei. Anche lo statuto dell’Aci fa venire qualche dubbio, visto che all’articolo 6 fra i casi di ineleggibilità prevede qualsiasi “attività privata, industriale, commerciale o artigianale, effettuata per conto o in concorrenza con l’Aci”. Gli incarichi in Sara possono configurarsi come tale? Secondo Sticchi Damiani assolutamente no: “Sara è una società pubblica, io non svolgo un’attività privata ma istituzionale, rappresento l’azionista. Abbiamo decine di pareri a riguardo, per anni il presidente di Sara e Aci sono state la stessa persona”.
La questione, però, non sembra essere del tutto risolta. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, proprio in relazione a questa vicenda il Ministero dei Beni culturali (che, contattato ripetutamente, non ha risposto alle nostre domande), avrebbe chiesto un parere all’Anac di Raffaele Cantone su una possibile incompatibilità. “Ma è una cosa ben diversa dall’ineleggibilità: se mai dovesse essere accertata, a quel punto dovrei optare per una delle due cariche”, prosegue il numero uno dell’Automobile Club. Intanto, però, il decreto che dovrebbe ratificare la sua nomina ancora non c’è alla vigilia delle elezioni del Coni, ma questo non sembra preoccuparlo: “Io sono pienamente legittimato dal risultato dell’assemblea elettiva, si deve solo completare un percorso burocratico, ma questo non toglie nulla alle mie funzioni”. Fra queste rientrerebbe pure quella di votare per il presidente del Comitato olimpico. Per un caso molto simile (elezione non ratificata dal ministero della Difesa per un’incongruenza da sciogliere sullo statuto) Ernfried Obrist, numero uno dell’Unione Tiro a segno, ne sarà escluso. Lui, invece, non ha alcuna intenzione di rinunciare: “Sarò al Foro Italico e voterò, non c’è motivo per cui non lo faccia”. Un’altra spina per il Coni: proprio quando è arrivata la notizia della registrazione da parte della Prefettura del controverso statuto della Federscherma (si salva il presidente Giorgio Scarso), ai casi del Tiro a segno e dell’Aeroclub si aggiunge pure quello dell’Aci. Domani il presidente dell’assemblea elettiva, il decano Franco Carraro (coadiuvato da Alberto De Nigro nella verifica poteri), avrà un gran da fare prima di poter riconfermare Giovanni Malagò alla guida del Coni.