Da tempo la cronaca ci porta alla ribalta casi di malasanità che spesso si ricollegano a quotati professionisti che parrebbero più soggetti malavitosi intrecciati con politici, aziende farmaceutiche e di strumentario medico.
Non bisogna dimenticare il caso Brega Massone della Santa Rita di Milano. Il caso San Raffaele di Don Verzé. Il caso Stamina, tornato alla ribalta in questi giorni per l’arresto di Vannoni che si era “riciclato” all’estero. Tutto si svolge nella regione conosciuta come “migliore” per la sanità, come sbandierato più volte da Roberto Formigoni, condannato a sei anni di reclusione per il caso Maugeri, attualmente libero cittadino e “nostro rappresentante” al Senato, in odore di processo aperto come molti altri che siedono in parlamento. Non bisogna dimenticare.
Non bisogna dimenticare che solo un mese fa, un noto ortopedico di Milano venne messo agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta. La lista è lunga, nei casi aperti naturalmente aspetteremo il terzo grado di giudizio per “condannare”, certo che la sanità in generale, spesso quella più quotata, non ne esce bene. Ultimo caso (ma quando potremo dire che sarà l’ultimo, finalmente?) è stato aperto ieri dalla Procura della Repubblica di Parma che ha mandato agli arresti 19 persone. Fra questi un noto “boss” della terapia del dolore, Guido Fanelli, che in modo spregiudicato nelle intercettazioni si vantava di spostare milioni grazie ai suoi 19mila casi all’anno.
Una vera e propria organizzazione a carattere ereditario dominante, visto che viene indagato anche il figlio di Fanelli, Andrea, guarda caso anche lui anestesista e terapeuta del dolore al Sant’Orsola di Bologna. Nel frattempo, l’ospedale universitario di Parma ha provveduto a sospendere il dottor Fanelli dal primariato e il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha detto le solite parole di circostanza. Possibile che nessuno dell’ospedale in cui lavorava si fosse accorto di nulla?
Sapremo mai chi ha dato il via alle indagini ed alle intercettazioni ancora una volta sconvolgenti? La signora Lorenzin, invece di dire “accuse gravissime, seguo l’inchiesta con attenzione” tenendo a precisare che non era più a capo della commissione del ministero della terapia del dolore, avrebbe dovuto non dimenticare che la sua firma, almeno fino a ieri, è apposta sotto il piano nazionale oncologico per quanto riguarda la terapia del dolore.
In un modo o nell’altro è strettamente a contatto con le decisioni nazionali di pazienti spesso in fine vita che si intrecciano con gli interessi delle aziende farmaceutiche e di strumentario. Secondo le accuse sfrutterebbe questa rete di conoscenze per propri interessi economici di varia natura. Un caso di un dolore immenso, altro che terapia del dolore.
Le parole del ministro della Salute, invece, sono ancor più disdicevoli se si pensa che in fondo scoprire come avvengono gli appalti in campo sanitario è “un gioco da ragazzi” come spiegai tempo fa in modo semplice.
Possibile che i direttori generali e amministrativi di ospedali, i primari e i direttori sanitari non riescano mai ad arrivare prima della magistratura? Possibile che il ministro della salute debba sempre parlare dopo? Mai riesce ad accorgersi prima che alcune persone, anche propri collaboratori fino a che non si apprende che “è stato sostituito”, sono da controllare? Quando la sanità libera e “sana” si porrà con i tanti medici onesti a difesa del lavoro più bello del mondo? Parta da noi medici la sperimentazione di una terapia efficace contro il dolore basata su controlli seri e programmati. Solo dalla parte di chi il dolore spera di alleviare.