Sono le 19 dell’8 maggio, e sto pedalando beatamente controcorrente sul Bacchiglione, uno dei fiumi che attraversano Padova, a bordo di una bicicletta d’acqua, costruita da Maurizio. Uscita dal passato mi viene incontro una gondola, una barca, elegante unica, che disegna l’acqua senza fenderla, a vogare è un altro Maurizio, detto el Zinghero (il dialetto non conosce il politically correct).

Con una gentile sollecitazione mi raggiunge la redazione blog de ilfattoquotidiano.it che mi invita a scrivere, in tempi ristretti, della Giornata della Lentezza. Non è la prima volta che mi trovo in questa curiosa, contraddittoria ma piacevole situazione, dover andare di fretta proprio nella Giornata, essendone da 11 edizioni con Vivere con Lentezza l’ideatore.

Ma, che cos’è la lentezza? Non è fare niente, non è pigrizia: è attenzione all’altro, riflessione, rispetto, curiosità nel conoscere gli altri, pazienza, e soprattutto qualche cosa che non dipende dalle dimensioni del portafoglio. A Padova è stato un regalo inatteso, uno dei tanti piccoli o grandi eventi, più o meno giocosi (saranno più di cinquanta) che compongono questa manifestazione (al mattino, a Mantova, avevo avuto un incontro con i ragazzi e le ragazze di Aipd, Associazione italiana persone down, come dice Riccardo Bonfà, profondi conoscitori di tutti i risvolti della lentezza).

Eventi che ruotano attorno a un tema molto serio: l’indifferenza e il distacco dalla realtà, che il correre senza freni comporta, trasferendoci in una dimensione amplificata in cui inforchiamo gli occhiali virtuali alla ricerca del Pokémon di turno. E’ un invito a prendersi una pausa, a disconnetterci dalla rete per connetterci con noi stessi, gli altri e l’ambiente, a cambiare passo almeno per un po’. Il tempo è un bene gratuito, limitato, dal valore inestimabile, da non corrompere riempiendolo a dismisura o saccheggiandolo freneticamente.

Nel 2007, la prima edizione aveva un sapore provocatorio, giravamo le piazze multando le persone che camminavano troppo velocemente, era un’occasione per instaurare un dialogo con chi continua a dichiarare che “avrebbe tanto bisogno di rallentare ma non se lo può permettere”. Oggi cerco di praticare questa lentezza, vivo in un cohousing con un gruppo di amici a Vicobarone, come noi tanti piccoli gruppi, che non solo aderiscono, ma sperimentano e vivono a modo loro la lentezza, soavemente, con coerenza e in modo duraturo, senza eccessi, senza festival, fiere o convegni che durano lo spazio dell’annuncio. Non sono pochi, sono un mondo, una rete che si collega ad altre senza dogmatismi e un con un po’ di buon senso.

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