Francesco Lanzillotta, 24enne di Brescia, dopo la laurea in ingegneria spaziale a Milano e la specialistica in Olanda, ha cercato uno stage in Italia. Senza trovarlo. Ma in Inghilterra le cose sono andate molto diversamente, e dopo il tirocinio è stato assunto "Non sono all'estero perché fa figo, ma perché a casa mia non ci sono opportunità"
L’elenco delle aziende italiane a cui ha chiesto un tirocinio occupa tre righe della sua mail. Per tutte, la stessa reazione: “Il buio totale, nessuna risposta nonostante gli stage nel nostro Paese siano sottopagati e talvolta addirittura gratis”. In quelle mail ignorate Francesco Lanzillotta, 24enne di Brescia di origine calabrese, ha sentito tutta la fatica di una triennale da 110/110 in Ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano e una specialistica nello stesso ambito che stava terminando all’Università Tecnica di Delft, nei Paesi Bassi, una delle migliori università al mondo nel settore aerospaziale. “Chi si lamenta di noi giovani che lasciamo l’Italia e, in questo modo, non aiutiamo il nostro Paese a migliorare, è completamente scollegato dalla realtà. Sicuramente queste persone non hanno mai provato la sensazione di avere come prospettiva lavorativa uno stage sottopagato dopo aver versato sudore per cinque anni studiando materie molto impegnative nelle migliori università europee”. Ma accanto alla rabbia, in quell’estate 2015, per il giovane ingegnere è iniziato il riscatto.
Mentre aspettava risposte da aziende italiane che forse avevano già cestinato il suo curriculum, ha deciso di inviare al sito Rolls-Royce la sua candidatura. Tempo due settimane e Francesco si è ritrovato a firmare un contratto con uno stipendio da duemila euro al mese, dopo avere superato complessi test online e una giornata di colloqui (pagati) a Derby, in Inghilterra. “Ero l’unico candidato straniero e mi hanno scelto. L’Italia ha un potenziale enorme, siamo ingegneri preparatissimi e all’estero lo sanno”. Il suo stage di sei mesi si è concluso con l’offerta di un contratto (con un aumento di stipendio 13mila euro lordi l’anno) a partire da gennaio 2017. Prima dell’assunzione, infatti, l’azienda gli ha concesso un anno per finire la sua specialistica, vincolando il posto di lavoro ad un voto di laurea alto. Non ha voluto rischiare, l’ingegnere bresciano, che ha terminato gli studi alla TUDelft “cum laude”.
“Non sono scappato dall’Italia giusto perché andare all’estero fa figo. Se avessi trovato nel mio paese un lavoro come quello che ho oggi, lo avrei accettato al volo. Ho provato a trovare uno stage a casa: l’Italia è un paese magnifico e tutta la mia famiglia vive lì”. E invece, oggi Francesco condivide un appartamento in centro a Derby e si trova inserito, come ingegnere aerospaziale, in un programma aziendale che in Italia avrebbe del fantascientifico: in pratica, gli permettono di lavorare quattro mesi in quattro dipartimenti a scelta, e poi lasciano al lavoratore la scelta di dove rimanere a tempo indeterminato.
“Sono rimasto molto colpito dalla fiducia e dalla responsabilità che mi hanno dato: tengono in considerazione la tua opinione e ti stimolano con corsi di formazione e facendoti fare presentazioni anche davanti a personaggi molto molto influenti per l’azienda”. Un senso di appagamento, unito alla libertà di orari flessibili (si può entrare fino alle 10 e si può uscire dopo le 15, a patto che si facciano 38 ore settimanali), possibilità di avere mezza giornata libera senza chiedere ai superiori e niente cartellino da timbrare. “L’impatto psicologico di non avere il badge rende il clima lavorativo molto rilassato. Anche conteggio delle ore e degli straordinari, per esempio, è lasciato in mano ai dipendenti”. In una frase: “Ogni giorno che vado a lavoro sono pieno di entusiasmo: mi sento realizzato”.
“È quasi impossibile avere le stesse opportunità in Italia, ne sono consapevole”, racconta Francesco mentre osserva la cattedrale di Derby dal sul appartamento. Per tornare in patria sarebbe disponibile a scendere a compromessi, ma non potrebbe più accettare di essere sottopagato, poco gratificato e parte di un’azienda che poco si interessa a lui. “Inutile fare finta di nulla: all’estero ci sono più opportunità e condizioni lavorative ben più gratificanti. Se l’Italia continua in questo modo si assisterà a un’emigrazione di massa”. Eppure, “è importante notare le differenze proprio per sperare che prima o poi qualcosa cambi”. Perché, un giorno vorrebbe tornare? “Sì, nonostante tutto vorrei avere una famiglia in Italia e contribuire allo sviluppo del nostro Paese, bellissimo ma arido di opportunità”.