Polemica a L’Aria che Tira (La7) tra Cecilia Strada, presidente di Emergency, e Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega alla Camera. Il dibattito prende spunto dalla tragedia avvenuta l’11 ottobre 2013 al largo di Lampedusa. “Nessuno dice che non bisogna salvare in mare i migranti” – commenta Fedriga – “ma non possiamo dare la falsa speranza che possono partire e che non si devono preoccupare perché tanto qualcuno arriva. I risultati da Mare Nostrum in poi sono un numero maggiore di morti in mare”. “Non è la presenza di navi in mare che incentiva le partenze. È la guerra, è la disperazione“, obietta Cecilia Strada. “La sua opinione è legittima” – ribatte il deputato leghista – “ma io preferisco recuperare le posizioni di procuratori della Repubblica. Dobbiamo saper distinguere tra chi scappa dalla guerra e chi è migrante economico. Purtroppo anche Emergency ha questa linea: prendiamoli tutti“. “Non si può distinguerli nel momento in cui stai salvando in mare” – spiega Strada – “Ma questo è ovvio. Non è che lo dice Cecilia, lo dicono la Convenzione di Amburgo e la legge del mare”. “Quindi, lei è favorevole al rimpatrio forzato dei migranti economici?“, chiede reiteratamente Fedriga. “Io ritengo che non si possano farli morire in mare” – risponde Strada – ” e che si debba dare la possibilità di contare su canali sicuri di accesso legali nell’ambito di flussi migratori controllati. Questo potrebbe essere un deterrente alla partenza. Se io faccio migrazione economica e so che non avrò mai la possibilità di entrare legalmente, prendo una carretta del mare. Se, invece, io so che quest’anno non sono rientrato nel flusso, ma magari l’anno prossimo potrò rientrare in un flusso regolare e arrivarci in aereo, magari non scelgo di rischiare la vita oggi, ma scelgo di riprovarci l’anno prossimo in un flusso di arrivo”. E aggiunge: “La migrazione economica va affrontata esattamente come quella degli italiani che emigrano in Germania o in Inghilterra. Peraltro, i migranti economici, quando diventano residenti in Italia, quando sono regolari e quando pagano le tasse, contribuiscono quasi al 10% del nostro Pil”. “Non confonda i clandestini con gli immigrati regolari“, contesta Fedriga. “Clandestino non è una categoria dell’animo umano” – ribatte Cecilia Strada – “La maggior parte dei clandestini in Italia non è formata da coloro che sbarcano a Lampedusa, ma da chi aveva un visto regolare poi scaduto e da chi ha perso il lavoro. E riguardo ai rimpatri, vanno analizzati i singoli casi, è ovvio”
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