Le indagini della procura di Trapani sulle Ong? Sono su persone fisiche e non sulle generiche organizzazioni non governative. Parola di Ambrogio Cartosio, il procuratore facente funzioni che è momentaneamente al vertice dell’ufficio inquirente trapanese. Il magistrato è stato audito in audizione alla commissione Difesa del Senato.
“La procura di Trapani ha in corso indagini sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le ong come tali ma persone fisiche appartenenti alle ong”, ha detto Cartosio alla commissione di Palazzo Madama. “La presenza delle navi delle Ong, in un determinato fazzoletto di mare, costituisce un elemento indiziario forte per dire che sono al corrente che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni”, ha aggiunto il magistrato. Poi però ha precisato che “non è un elemento incisivo per determinare il reato dell’immigrazione clandestina”. “Allo stato delle nostre indagini – ha poi sottolineato Cartosio – escludo che ci siano elementi per poter dire che i finanziamenti ricevuti dalle ong possano essere di origine illecita ed escludo anche che gli interventi di soccorso delle organizzazioni abbiano finalità diverse da quello umanitarie”. E a questo proposito il magistrato ha spiegato che “sul piano penale, se l’intervento delle Ong è finalizzato a salvare vite umane, è legittimo”. L’ong, secondo le rivelazioni di Panorama, è Medici senza Frontiere che ha replicato: “I nostri interventi sono in linea con le leggi”.
Davanti ai senatori della commissione Difesa, Cartosio ha fissato un principio: se c’è di mezzo la vita umana, non c’e reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che tenga. “La soluzione – ha detto- va rinvenuta nello stato di necessità. Se una nave ong, ma anche una nave militare, una mercantile o un peschereccio o una imbarcazione privata viene messa al corrente del fatto che c’è una imbarcazione che rischia di naufragare questa imbarcazione può e deve essere soccorsa. In quale punto si trovi non ha alcuna importanza e questo principio travolge tutto. Viene commesso il reato di favoreggiamento? Non è punibile perché è stato commesso al fine di salvare una vita umana“.
La notizia che la procura di Trapani avesse aperto un’indagine sulle Ong era arrivata proprio nei giorni caldi della polemica scatenata dalle parole di Carmelo Zuccaro, numero uno dell’ufficio inquirente di Catania. “La elevata disponibilità di denaro che hanno alcune Ong costituisce un elemento di sospetto che ci fa svolgere alcune ipotesi di lavoro. Solo ipotesi che non hanno alcun riscontro probatorio“, aveva detto il procuratore capo etneo, mentre quello di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, aveva escluso qualsiasi indagine in tal senso. “Non risultano elementi investigativi”, aveva detto in audizione davanti alla commissione Difesa del Senato.
Davanti agli stessi parlamentari, invece, Cartosio riferisce l’opposto spiegando anche che “le Ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera“. “Allo stato delle nostre acquisizioni – ha aggiunto – registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle ong sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti: evidentemente ne sono al corrente da prima e questo pone un problema relativo alla regolarità di questo intervento”. Nel corso dell’audizione, il procuratore ha inoltre specificato che è “assolutamente da escludere” un coinvolgimento della mafia. Almeno nella fase delle operazioni di salvataggio. Diversa è la questione se si parla di centri d’accoglienza. “Nel corso di alcune indagini – ha detto l’investigatore – sono emersi fatti inquietanti e cioè che soggetti imparentati o contigui ad organizzazioni mafiose erano inseriti nel business dell’accoglienza e mi risulta che autorizzazioni siano state revocate per questo motivo”.
Dopo Cartosio, la commissione di Palazzo Madama ha audito un altro magistrato della procura trapanese, e cioè Andrea Tarondo. “Nelle settimane scorse – ha detto il pm – alcuni migranti algerini sbarcati a Trapani hanno dichiarato che la partenza dalle coste libiche è avvenuta con l’ausilio di un gommone e soggetti con la scritta polizia sulle spalle che hanno scortato il natante in mare aperto. Durante la navigazione è intervenuta un’imbarcazione della guardia costiera libica e un soggetto ha sparato in aria e ha cominciato a discutere: c’era una questione di richiesta di denaro per far proseguire il viaggio”. Secondo il magistrato, dunque, esiste l’evidente complicità delle autorità libiche nel business dei viaggi di migranti. “C’è uno scenario – ha spiegato Tarondo – in cui gli attori aumentano e ci sono casi di soggetti corrotti appartenenti a forze dell’ordine libiche per i quali è ipotizzabile il reato di concussione, ma sul quale noi non siamo assolutamente competenti”.