Il suo incredibile esordio con un album intitolato Dreamland, uscito ufficialmente nel 1995, poi rimesso sul mercato a metà ’96. La prima traccia s’intitola Children e in pochi mesi, quelli estivi, diventa come singolo un successo mondiale vendendo 5 milioni di copie. L’amico e collaboratore di lunga data, Joe T. Vannelli, l'ha ricordato su Facebook
È morto Robert Miles. Il DJ che con la sua Children nel 1996 fece ballare e saltare milioni di persone nel mondo se n’è andato dopo aver lottato contro un male incurabile all’età di 47 anni. Anche chi le discoteche anni novanta le ha snobbate un tantino, non senza ragione, non può non ricordare quel fraseggio di singole note accennate a gruppi di quattro con la tastiera per poi prorompere in quello che forse almeno per l’area mediterranea europea fu tra i brani più popolari della “trance” music. Miles, all’anagrafe Roberto Concina, era nato in Svizzera da genitori italiani che si erano poi trasferiti in Friuli, a Fagagna, quando Concina era bambino e lì il futuro DJ aveva studiato pianoforte. A nemmeno quindici anni aveva cominciato a fare serate nelle piccole discoteche di provincia dove fare il DJ significava ancora girare con valigette piene di dischi. Scuola abbandonata a 17 anni, tanta radio (si narra anche di una stazione fm amatoriale creata da lui stesso) e infine l’incredibile esordio con un album intitolato Dreamland, uscito ufficialmente nel 1995, poi rimesso sul mercato a metà ’96. La prima traccia s’intitola Children e in pochi mesi, quelli estivi, diventa come singolo un successo mondiale vendendo 5 milioni di copie.
In una bellissima intervista su Rockit, Robert Miles raccontava l’epoca del suo esordio, come qualcosa di davvero pioneristico: “Fuggii dagli ‘squali’ del music industry che regnavano in Italia all’epoca (…) avevo capito che per poter fare ciò che volevo dovevo spostarmi in una città dove ci sono idee fresche e innovative. Perciò o Londra o Berlino”. La storia di Robert Miles è infatti quella della fuga di un cervello musicale ante litteram. Il DJ si trasferisce così lontano dall’Italia, Berlino e Londra appunto, poi Los Angeles, mentre Dreamland diventa disco di platino. Nel corso del 1997 pubblica il suo secondo album, 23am, e nel frattempo vince un Brit Award (il Grammy inglese) come Best International New Comer, rimanendo a tutt’oggi l’unico italiano ad averlo vinto. Negli anni duemila seguiranno altri quattro album, tra cui l’ultimo nel 2011 Thirteen. Solo che il contesto in cui la dance music si era sviluppata, persino nelle sue propaggini più sperimentale come la trance, si trasforma commercialmente e diventa quasi un consumo e una creazione underground.
L’amico e collaboratore di lunga data, Joe T. Vannelli, ha ricordato così Miles su Facebook: “La tragica notizia della scomparsa di un grande talento e artista del nostro tempo, mi rende incredulo e sconvolto. Con lui se ne va anche una parte della mia vita di produttore artista. Mi mancheranno i litigi, le risse, le critiche, i giudizi ma soprattutto il tuo talento nel trovare suoni e melodie impareggiabili”. Anche il DJ Fargetta di Radio Deejay ha espresso il suo cordoglio sui social: “Sono stato il primo a suonare la tua Children a Radio Deejay. Non riesco ancora a crederci come uno di noi ci deve lasciare. Robert Miles R.I.P.”.