L'articolo firmato dall'editorialista Frank Bruni entra nella polemica sui rifiuti nella Capitale dopo lo scontro tra Grillo e Renzi. Nell’articolo vengono riportate anche le dichiarazioni di Massimiliano Tonelli, uno dei fondatori del sito 'Roma fa schifo'. Intanto continua lo scontro tra Comune e Regione
Dopo lo scontro tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, nella polemica sui rifiuti di Roma entra anche il New York Times. In un articolo firmato dall’editorialista Frank Bruni dal titolo “La sporca metafora di Roma” si legge: “C’è spazzatura quasi dappertutto, i cui amministratori continuano a promettere – e falliscono – di tenere il problema sotto controllo. Questa è la prima cosa che i romani citano se gli chiedi a proposito della loro città in questi giorni. E’ anche la seconda e la terza”. Al restauro di monumenti come il Colosseo, la Scalinata di Piazza di Spagna e Fontana di Trevi, riportati agli antichi splendori grazie ai fondi di sponsor privati, scrive il quotidiano Usa, fa da contraltare la continua emergenza rifiuti e il degrado generalizzato nel quale versa la città. Il degrado di Roma, prosegue il Times, non è causato “solo dai rifiuti. E’ il proliferare dei venditori ambulanti senza licenza. Sono le erbacce incolte. I trasporti pubblici irregolari. Il percorso a ostacoli tra auto parcheggiate dove non dovrebbero. Gli infidi rigonfiamenti e affossamenti delle strade non riparate”. Nell’articolo vengono riportate anche le dichiarazioni di Massimiliano Tonelli, uno dei fondatori del sito ‘Roma fa schifo’, dedicato ai problemi della Capitale. Per Tonelli, quella di Roma è ormai “una situazione tragica. Nessun altro Paese in Europa ha una capitale in queste condizioni”.
Intanto continua lo scontro tra il Comune e la Regione. L’amministrazione M5s rivendica di aver approvato il piano industriale il 4 maggio, meno di una settimana fa, con diversi obiettivi: 70% di raccolta differenziata, 3 impianti compostaggio e impianti di riciclo-Fabbriche Materiali per recuperare ulteriore materia anche dall’indifferenziato. “Siamo sicuri – dice il M5S per bocca dei capigruppo di Camera e Senato Roberto Fico e Carlo Martelli – che la Regione approverà le nostre proposte quando, nei tempi tecnici necessari, arriveranno sul suo tavolo. Intanto la Regione Lazio dia l’ok alle autorizzazioni che già ci sono sul suo tavolo, permettendo una maggiore autosufficienza al territorio laziale, utilizzando a pieno in questa fase di transizione l’impiantistica esistente”. Ma dalla Regione è arrivata la secca replica: “Ribadiamo – scrive l’ente in una nota – che nessuna richiesta di autorizzazione per nuovi impianti è arrivata dal Campidoglio alla Regione Lazio. Qualcuno spieghi a quali impianti il sindaco Virginia Raggi si riferisce”. E’ intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Roma è in una situazione estremamente difficile”, dice, annunciando di aver “rivolto specifiche comunicazioni direttamente all’amministrazione romana, evidenziando la necessità di una compartecipazione di tutti gli enti nell’ambito delle rispettive competenze. Partendo anche dal presupposto – precisa – dell’anomalia della Regione Lazio, dove il solo comune di Roma produce più del 50% dei rifiuti complessivi”.
Sulla vicenda si è esposta anche Legambiente, lanciando il suo elenco di proposte per risolvere la situazione. Tra queste: l’estensione del porta a porta in tutta la città e la costruzione di 10-15 impianti anaerobici per la gestione dell’organico con produzione di Biometano. “La frazione organica – spiega l’organizzazione ambientalista – pesa per circa il 30% del totale dei rifiuti urbani e a Roma e, al superamento del 65% di differenziata come previsto per legge, sarebbe di circa 500mila tonnellate annue”. Per smaltirle, scrive Legambiente, “sarebbero necessari 10-15 digestori anaerobici, impianti piccoli, a zero emissioni e miasmi”, da affiancare alla “costruzione di centri del riuso che anticipino le isole ecologiche, intercettando i rifiuti prima che divengano tali, e dando la possibilità di una nuova vita agli oggetti ancora potenzialmente utili, alimentando peraltro in maniera legale, il mercato dell’usato; applicazione della tariffa puntuale, secondo il principio ‘chi inquina paghi'”.