Il cda dell’editrice ha ridotto di 20 milioni la già esigua iniezione di liquidità destinata al salvataggio del gruppo facendo scendere l'ammontare dell'aumento di capitale da 70 a 50 milioni di euro. Merito di una trovata ingegnosa
Confindustria gioca al ribasso con il Sole 24 Ore. Mentre il presidente degli industriali Vincenzo Boccia pontifica soluzioni per il salvataggio di Alitalia, l’associazione degli industriali non trova la quadra sul quotidiano economico. Così il cda dell’editrice ha ridotto di 20 milioni la già esigua iniezione di liquidità destinata al salvataggio del gruppo facendo scendere l’ammontare dell’aumento di capitale da 70 a 50 milioni di euro. Merito di un escamotage: l’arrivo entro fine maggio di un partner per l’area formazione eventi. In questo modo Confindustria dovrà sborsare al massimo 30 milioni per restare il socio di maggioranza del Sole. La “valorizzazione” dell’area eventi e formazione avverrà “attraverso l’avvio di un’asta competitiva relativamente ad un’interessenza di minoranza del relativo business” e per i manager del Sole vale appunto una ventina di milioni. Le offerte non vincolanti dovranno arrivare entro fine maggio con l’obiettivo di chiudere la partita ai primi di giugno. In questo modo si arriverà all’assemblea del Sole (il 28 giugno) a giochi fatti per procedere ad un aumento di capitale che servirà a stento a tappare il buco. E’ questa la soluzione tampone trovata dal cda guidato da Franco Moscetti, che, secondo indiscrezioni, avrebbe già in tasca i nomi di potenziali partner per l’area formazione e ed eventi. Fra questi in cima alla lista c’è la Luiss, l’Università di Confindustria che, fra le smentite di rito, è stata già in più occasioni tirata in ballo per il salvataggio dell’editrice.
Moscetti ha fatto però i conti senza l’oste. Il presidente Boccia dovrà presentare l’intera questione all’assemblea dei soci di Confindustria, in programma per l’approvazione del bilancio 2016 il prossimo 23 maggio, cioè prima della scadenza per le offerte dei potenziali partner del Sole nel segmento eventi e formazione. Non è detto che, in quella occasione, l’ipotesi Luiss trovi il gradimento dei soci che sono anche il punto di riferimento dell’Università romana presieduta da Emma Marcegaglia. Tanto più che gli industriali dovranno anche digerire le pesanti svalutazioni provocate dall’editrice nei conti 2016 di Confindustria: lo scorso 20 aprile, il consiglio generale di viale dell’Astronomia ha finalmente ammesso che la partecipazione editoriale, iscritta a bilancio a 1,47 euro per azione per un totale di oltre 132 milioni di euro, era decisamente sopravvalutata. E così ha fatto un primo passa indietro svalutando il 67% del Sole a 0,76 euro per azione per un totale di 68,9 milioni valore che si confronta con circa 47 milioni che la Borsa, dove il Sole quota a 0,53 euro, attribuirebbe alla partecipazione degli industriali se le loro azioni fossero quotate come quelle in mano ai risparmiatori. Gli industriali dovranno accontentarsi del fatto che viale dell’Astronomia è riuscita a chiudere l’anno con un piccolo avanzo di gestione (poco più di 9mila euro) “a seguito di importanti azioni di razionalizzazione dei costi gestionali” e promette ora di tagliare le spese di altri 3 milioni nel 2017. Noccioline rispetto alla delicata situazione del Sole 24 Ore che, secondo alcuni industriali, avrebbe avuto bisogno di una ricapitalizzazione fino a 250 milioni, cioè quattro volte superiore all’aumento deciso.
Non a caso i malumori fra i soci di Confindustria non accennano ad attenuarsi. Con il rischio che a pagare il conto sia viale dell’Astronomia in termini di una nuova flessione degli iscritti, fortemente scontenti per la gestione del Sole 24 Ore. La casa editrice ha chiuso i primi tre mesi del 2017 con un patrimonio netto negativo da 39,9 milioni, 28 in più rispetto a dicembre 2016. Non solo. Nel trimestre il giro d’affari è ulteriormente rallentato (-11,4% a 68,6 milioni) per effetto di minori introiti pubblicitari e di un calo dei ricavi editoriali. La perdita netta si è quasi triplicata a 28,2 milioni, contro gli 11,6 milioni dello stesso periodo 2016. Infine la diffusione ha perso colpi (191mila copie medie cartaceo più digitale, -12,4%). Numeri che lasciano intuire quanto complesso possa essere il percorso di un risanamento che, oltre a promettere lacrime e sangue per i dipendenti, è ancora tutto da scrivere.
Gli industriali tutto questo lo sanno bene. In molti vogliono chiarezza e attendono risposte anche dall’inchiesta della procura di Milano che indaga sull’ex amministratore delegato, Donatella Treu, l’ex presidente Benito Benedini e il direttore, in aspettativa non retribuita, Roberto Napoletano. Ma soprattutto temono che sarà difficile racimolare denaro sul mercato come accadde ai tempi del collocamento in Borsa quando 27mila piccoli risparmiatori puntarono i loro risparmi sul primo gruppo di editoria economica e finanziaria del Paese pagando le azioni 5,75 euro l’una, valore che non si è mai più visto e che sembra un miraggio rispetto agli attuali 0,5 euro. Ecco perché, in vista dell’aumento di capitale, il cda del Sole 24 Ore ha fatto sapere che per la quota di 20 milioni chiesti al mercato e “eventualmente non sottoscritta”, ci sarà pronto il paracadute di un consorzio bancario di garanzia. Questione non da poco dal momento che proprio con le banche (Intesa, Bpm, Popolare di Sondrio, Mps e Creval) è in corso un braccio di ferro sulla rimodulazione di 50 milioni di debiti che, come si legge in una nota del cda del Sole 24 Ore, “si auspica di poter sottoscrivere entro la fine di giugno”.