Al Coreper, cioè la riunione degli ambasciatori europei, ben sette Paesi hanno deciso di fare muro e non concedere la modifica al regolamento sui fondi per le politiche di coesione. A mettersi di traverso - secondo quanto denunciato dalla delegazione del M5s al Parlamento Europeo - è stata la Germania, appoggiata da Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia: i 7 Paesi chiedono una quota di cofinanziamento nazionale
I capigruppo si erano espressi a favore, ma la situazione si è complicata. È rimasta praticamente bloccata la proposta della Commissione Ue di finanziare al 100% la ricostruzione post-terremoto nell’Italia centrale con i fondi europei per lo sviluppo regionale. Il motivo? Al Coreper, cioè la riunione degli ambasciatori europei, ben sette Paesi hanno deciso di fare muro e non concedere la modifica al regolamento sui fondi per le politiche di coesione. A mettersi di traverso – secondo quanto denunciato dalla delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo – è stata la Germania, appoggiata da Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia: i 7 Paesi chiedono che Roma metta sul piatto una parte dei soldi necessari, quella che in gergo si chiama “quota di cofinanziamento nazionale”. Insomma niente anticipo totale del Fesr 2014/2020.
Già a fine marzo i Paesi del Nord avevano chiesto di mantenere una quota nazionale di finanziamento: “Anche noi siamo stati dipendenti dalla solidarietà, dal momento che io vengo dalla Germania orientale, ma reputo sbagliato che l’Ue non chieda il cofinanziamento alle regioni italiane”, aveva detto Constanze Krehl, esponente dei socialisti, in commissione Sviluppo regionale al Parlamento europeo. Alla fine, però, i coordinatori dei gruppi si erano espressi a favore della procedura di voto semplificata per modificare il regolamento sui fondi strutturali. L’altra faccia della medaglia sarebbe stata che nella seconda fase del settennato di programmazione la Penisola si sarebbe vista ridurre le risorse, per cui la dotazione complessiva di fondi per l’Italia resterebbe immutata. Lo stesso trattamento sarebbe poi stato applicato in futuro per tutti gli altri Paesi colpiti da catastrofi naturali.
In ogni caso, però, sull’anticipo del 100% dei Fondi Fesr si è abbattuto il veto dei 7 Paesi guidati dalla Germania, mentre sulla partita è in corso il negoziato con il Parlamento europeo. “Ieri, durante il Consiglio riunito in sede di Coreper, non è stato trovato l’accordo sul dossier disastri naturali, che finanzia la ricostruzione attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale. I Paesi citati si sono quindi opposti alla proposta di Commissione e Parlamento europeo e, senza l’accordo, gli aiuti non possono essere erogati”, si legge in un comunicato del Movimento 5 Stelle Bruxelles. “Sembra un ricatto – continuano – senza riforme niente aiuti. Il governo non ha detto una parola su questo fatto gravissimo ma a Gentiloni non consentiamo di restare in silenzio”. “Questo stallo ha il gravissimo effetto di non permettere la votazione di un accordo provvisorio, già previsto per il 18 maggio in commissione, e dunque di ritardare l’approvazione della modifica del regolamento a dopo l’estate”, dice l’eurodeputata Rosa D’Amato, membro della commissione sviluppo regionale .
“Credo che i Paesi che stanno facendo resistenza debbano mettersi una mano sulla coscienza. L’Italia è un contributore netto. Credo che questi cittadini debbano avere un messaggio di forte solidarietà dall’Ue. Spero che il Consiglio ci ripensi e imbocchi la stessa direzione della Commissione e del parlamento europeo”, ha auspicato invece il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.
Va segnalato comunque che la modifica del regolamento sui fondi e la concessione dell’utilizzo del 100% dei Fesr per la ricostruzione post-terremoto era un esito che da un certo punto di vista avrebbe potuto mettere in difficoltà Roma. Se il conto fosse saldato interamente da Bruxelles, infatti, il governo italiano non potrebbe più utilizzare le “spese eccezionali” per il sisma come arma di trattativa con la Commissione sui decimali di decifit da limare con la prossima manovra.