Entro il 2020 la banca vuole ridurre di circa 200 milioni gli oneri operativi dell tre good bank attraverso una drastica riduzione dell’organico (-32% rispetto al 2016), il taglio di 140 filiali e l’ottimizzazione delle altre spese amministrative
Ubi Banca prevede di tagliare di circa un terzo il personale di Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti. Entro il 2020 l’istituto lombardo vuole infatti ridurre di circa 200 milioni gli oneri operativi delle tre good bank sopravvissute alla risoluzione degli istituti popolari in dissesto del novembre 2015 e da poco rilevate da Ubi. Il taglio avverrà con una riduzione dell’organico di 1.569 risorse (-32% rispetto al 2016), il taglio di 140 filiali e l’ottimizzazione delle altre spese amministrative. Il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah, considera “inevitabili” i tagli – previsti nell’aggiornamento del piano industriale – perché i tre istituti “giungono da un contesto di grande crisi, di grande difficoltà, che implica inevitabilmente delle azioni cosiddette di turnaround che vanno innanzitutto a incidere sulla struttura dei costi e sulla qualità del credito”.
Per questo motivo serviranno “importanti riorganizzazioni, ci saranno delle uscite di personale inevitabili e allo stesso tempo, però, la pulizia che è stata fatta sulla situazione del credito non performante migliorerà nettamente il costo del rischio”. Risparmi sui costi arriveranno dall’estensione del sistema informativo di Ubi alle tre banche e dalla riduzione del costo della raccolta. L’acquisto delle tre banche rappresenta “una operazione importante che mantiene l’obiettivo che ci eravamo dati all’inizio di arrivare a oltre 100 milioni di utili apportati dal gruppo delle tre banche” al termine della “cura”.
Andando oltre le tre good bank, l’aggiornamento del piano di Ubi prevede a livello di gruppo l’uscita di circa 4mila risorse, di cui 2.170 con accesso al fondo di solidarietà e l’ingresso di circa 900 persone in arco di piano (oltre un quarto già assunti nei primi mesi del 2017) in aggiunta alle circa 200 risorse assunte nella seconda parte del 2016. Complessivamente è previsto un “forte ricambio generazionale” con un saldo negativo, tra ingressi e uscite, di “circa 3.000 risorse”. Il passaggio alla banca unica comporterà la chiusura di circa 370 punti vendita, di cui 140 nell’ambito del perimetro delle good bank.
L’istituito punta a un utile di 1,12 miliardi di euro al 2020, con un un ritorno sul capitale tangibile del 12% e un Cet1, indicatore di solidità patrimoniale, superiore al 13%. Il piano di incorporazione delle tre good bank sarà “estremamente rapido, con la prima migrazione”, di Banca Marche e Cassa di Risparmio di Loreto, in programma “entro fine ottobre”. Prevista una “solida politica di dividendi” con “la distribuzione del 40% circa dell’utile ordinario”.
Ubi Banca ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile netto di 67 milioni di euro, in crescita del 59,4% rispetto al primo trimestre del 2016, nonostante un’ulteriore svalutazione del Fondo Atlante per 13,5 milioni, oneri relativi al Progetto Banca Unica per 4,6 milioni e spese progettuali relative all’acquisto delle tre good bank per 1,1 milioni. Il risultato della gestione operativa si attesta a 276,1 milioni, in crescita del 12,6% (e del 49,1% rispetto all’ultimo trimestre del 2016)), grazie a una ripresa dei proventi operativi (+3,3%) e a un calo dell’1,1% degli oneri operativi mentre scendono del 13,2% le rettifiche su crediti, pari a 134,8 milioni nel trimestre.