Caos nella città del marmo. Il segretario regionale contro le decisioni del partito locale che aveva rotto con i vecchi alleati, scegliendo Sinistra Italiana e Mdp
Pd contro Pd. Commissariamenti, ricorsi, lotte per il simbolo e candidature contrapposte: a Carrara lo scontro tra il Pd Toscana a trazione renziana e il partito locale a maggioranza orlandiana finisce in tribunale. I vertici regionali avevano commissariato il Pd locale perché contestava le alleanze e aveva “sconfessato” il candidato sindaco scelto dall’assemblea comunale, indicandone uno alternativo. Lo scorso 10 maggio il giudice Alessandro Pellegri del tribunale civile di Massa aveva annullato il commissariamento ma nelle scorse ore il Pd Toscana ha presentato ricorso e ottenuto la sospensiva dell’ordinanza: l’udienza di merito è fissata per la prossima settimana. La città del marmo è amministrata da due mandati dal sindaco socialista Angelo Zubbani con il sostegno di una coalizione di centrosinistra guidata dal Pd ma ora il M5S sogna uno “sgambetto” in stile Livorno: Carrara è infatti una delle roccaforti del grillismo toscano.
“Alleanze sbagliate”, partito commissariato
“E’ diventato il partito dei servitori di Renzi”
Il giudice Alessandro Pellegri aveva annullato il commissariamento e tutti gli atti a esso connessi: il ricorso d’urgenza era stato presentato lo scorso 28 aprile dallo stesso Vannucci e dall’ex segretario del Pd locale Argante Mussi. “La sentenza – aveva dichiarato Vannucci al FattoQuotidiano.it – conferma quanto siano stati arroganti i vertici regionali: hanno cercato d’imporci alleanze in continuità con l’amministrazione precedente senza che a noi andasse bene”. Vannucci poi aveva affondato il colpo: “Da quando il Pd è diventato il partito dei servitori di Renzi questi signori pretenderebbero di comandare anche in periferia, scegliendosi gli organismi dirigenti”. Il segretario del Pd locale Raffaele Parrini aveva lanciato un appello al Pd toscano: “Presentarsi uniti sotto il nome di Vannucci”. Perché “se perderemo le elezioni la responsabilità non sarà nostra”.
Il segretario regionale Parrini e il commissario Gianni Anselmi avevano subito dichiarato di voler impugnare l’ordinanza del giudice Pellegri poichè ritenevano che la scelta del candidato sindaco Zanetti fosse “avvenuta a seguito di un legittimo procedimento interno”. Il Pd toscano parlava di “lesione grave dell’autonomia partitica” e auspica “che la magistratura faccia presto e bene il suo lavoro lasciando che sia soltanto la politica a essere protagonista di questo ultimo mese di campagna elettorale”. L’ordinanza del giudice “conferma che il simbolo Pd è di competenza del segretario nazionale e quindi andrà a Zanetti”. Nelle ore scorse però l’ennesimo colpo di scena: la presidente del tribunale Cristina Failla ha infatti accolto la richiesta del Pd Toscana e sospeso l’efficacia dell’ordinanza con cui si annullava il commissariamento. L’udienza di merito – rende noto il Tirreno – è in agenda per il prossimo 16 maggio. “Ristabilito il principio di legalità dentro al quale ci siamo sempre mossi”, ha commentato a caldo il vicesegretario regionale Antonio Mazzeo.
Due orlandiani per un partito