L'uomo stato fermato a Torino, mentre cercava di fuggire in Francia: aveva fornito una scheda telefonica all'uomo che il 19 dicembre uccise 12 persone nella capitale tedesca e aveva legami con altri estremisti. Viminale: è il 42° rimpatrio da inizio 2017
Aveva fornito una scheda telefonica ad Anis Amri, l’attentatore di Berlino, all’uscita dal Cie di Caltanissetta nel 2015, ed era rimasto in contatto con lui: per questo Sayed Yacoubi, tunisino irregolare di 36 anni, ha attirato l’attenzione della Digos di Roma e di Catania. L’uomo, residente nella provincia di Catania, è stato espulso per motivi di pericolosità sociale.
Lo ha reso noto il Viminale, sottolineando che il 36enne era in contatto non solo con il responsabile della strage del 19 dicembre in un mercatino di Natale della capitale tedesca, ma anche con altre persone radicalizzate. Yacoubi viveva in un casolare nell’entroterra di Belpasso, si guadagnava da vivere con lavori saltuari in campagna. Per sviare i controlli delle forze dell’ordine usava diverse piattaforme di messaggistica istantanea e cercava di mantenere un profilo basso.
Proprio l’analisi del traffico telefonico ha permesso agli inquirenti di localizzarlo, il 30 aprile, mentre fuggiva da Catania diretto in Francia, dove una connazionale lo aspettava con i soldi necessari per attraversare il confine clandestinamente. Il 2 maggio è stato fermato a Torino e trattenuto nel Centro permanente Brunelleschi. Il tunisino è stato quindi rimpatriato su un volo decollato dall’aeroporto di Caselle. La sua abitazione a Belpasso è stata perquisita, e gli inquirenti della questura di Catania stanno vagliando la documentazione cartacea trovata.
Anis Amri e Sayed Yacoubi provenivano entrambi da Oueslatia, una piccola città della Tunisia. La scheda telefonica che Amri utilizzava fra giugno e luglio 2015, durante il suo periodo in Italia, era proprio quella fornita dal tunisino, che non aveva interrotto il rapporto con il terrorista neanche dopo il trasferimento a Latina e poi in Germania. Ma non è l’unico caso: un cittadino tunisino era stato espulso a febbraio, un altro a marzo, un terzo ad aprile: tutti erano stati rintracciati fra i contatti telefonici con l’attentatore ucciso a Sesto San Giovanni.
Il Viminale ha fatto sapere che sono già 42 i rimpatri eseguiti nel 2017: dal 2015 ad oggi, 147 persone vicine agli ambienti estremisti sono state espulse con accompagnamento nel Paese di provenienza.