Paolo Palumbo, il più giovane italiano con Sclerosi laterale amiotrofica, ha conosciuto l'ex presidente degli Stati Uniti durante il "Seeds & Chips Global Food Innovation Summit". In quell'occasione il 19enne ha consegnato il suo libro di ricette "Sapori a colori" che ha l'obiettivo di restituire la gioia del cibo e sapori a coloro che per una patologia l'hanno persa
“Conosco la tua storia, sei un grande”. Queste le prime parole di Barack Obama al “più giovane italiano affetto da Sla”. Paolo Palumbo, 19enne aspirante chef, ha realizzato un sogno. Il ragazzo ha incontrato l’ex presidente degli Stati Uniti durante il “Seeds & Chips Global Food Innovation Summit” tenutosi il 9 maggio a Milano. In quell’occasione Palumbo, seguito dal Centro clinico Nemo, modello multidisciplinare di riferimento nazionale per le persone con patologie neuromuscolari, è riuscito anche a donare al predecessore di Donald Trump il suo libro “Sapori a colori“. “Ci tenevo tantissimo”, spiega Paolo a Ilfattoquotidiano.it. Si tratta di un testo che nasce dalla collaborazione con lo chef internazionale Luigi Pomata e contiene ricette dedicate a chi soffre di disfagia, uomini e donne che a causa di patologie come la Sla non riescono a deglutire cibi o liquidi. Il ricavato delle vendite è destinato a sostenere la ricerca contro la Sclerosi laterale amiotrofica effettuata al Nemo, dove è in corso anche la prima sperimentazione farmacologica in Italia che può fermare l’aggravarsi dell’Atrofia muscolare spinale (Sma). Quelle neuromuscolari sono malattie genetiche altamente invalidanti che interessano oggi circa 40mila persone in Italia.
Il colloquio con il marito di Michelle, invitato nel capoluogo lombardo per parlare di corretta alimentazione e “rivoluzione salutista” davanti ad una platea disposta a pagare fino a 850 euro per ascoltare il suo intervento, “è stato una bellissima sorpresa di mio padre” ha spiegato Paolo. Marco, il papà, aveva mandato un messaggio su Facebook all’organizzatore della manifestazione, Marco Gualtieri, chiedendogli una mano perché il figlio voleva far arrivare la sua raccolta di ricette al 44esimo presidente Usa. Gualtieri ha fatto di più, li ha fatti incontrare e intrattenere per qualche minuto. “La cosa più bella è che Obama, quando si è avvicinato, ha dimostrato di sapere già chi fossi, la mia storia, quello che ho realizzato – racconta Paolo a Ilfattoquotidiano.it – E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita e Obama è davvero l’uomo migliore del mondo. Mi ha fatto i complimenti per i miei progetti professionali legati al mondo della cucina. Mi ha chiesto di andare negli Usa per essere curato, ma io gli ho detto che voglio impegnarmi per aiutare la ricerca contro la Sla nel mio Paese“. E il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti ha fatto una dedica al 19enne: “Complimenti per quello che fai, sei una persona straordinaria“. Quel pomeriggio Paolo ha conosciuto anche Matteo Renzi, che “mi ha visto dall’altra parte della sala ed è venuto di corsa ad abbracciarmi. Mi ha fatto sentire molto importante e mi ha detto di non mollare. Di continuare a lottare e impegnarmi per tutte le persone con la Sla”.
Chi è il cuoco con la Sla incontrato da Obama – Paolo Palumbo è entrato nel mondo della cucina nel 2012 lavorando a Porto Cervo tra ristorazione e catering in ville di imprenditori con cui ha legato tantissimo anche al di fuori del rapporto lavorativo e a Bucarest presso il ristorante “Zabaione” per imparare l’arte culinaria. Circa un anno e mezzo fa ha deciso di rendere la sua passione una cosa seria e quindi di frequentare un’accademia per studiare le teorie della cucina e imparare tutte le buone pratiche per poter diventare uno chef di livello. La scuola alla quale voleva accedere era l’Alma dello chef Gualtiero Marchesi. “I test per l’ammissione ai corsi erano a settembre 2015 e non vedevo l’ora di arrivare e mettermi in gioco per dimostrare quanto io ami la cucina. Questo sogno è durato soltanto pochi mesi perché nel giugno 2015 ho iniziato a perdere la forza e la manualità al braccio destro, ero molto preoccupato perché sapevo che avevo poco tempo per scoprire il motivo di questo calo improvviso di forza e sopratutto avevo poco tempo per recuperare la miglior forma fisica che un apprendista chef possa avere (perché uno chef in cucina ha bisogno di forza e salute)”. Da quel momento ha cominciato a fare visite, centinaia di dottori e specialisti lo hanno visitato con diagnosi diverse tra loro. Il tempo passava e ancora non si riusciva a capire cosa stesse accadendo al suo braccio, e con il passare del tempo ha iniziato a rendersi conto che il suo sogno stava pian piano svanendo. A marzo 2016 è arrivata una diagnosi: lesione del plesso bracchiale ed è stato operato a Faenza anche se le possibilità di recupero erano bassissime.