Bologna è una città diversa, orgogliosa della sua diversità. È una città di gente perbene, in cui l’ordine e la coesione sociale hanno un valore inestimabile per i cittadini e soprattutto per le autorità (retaggio di quando era la capitale rossa d’Italia). Infatti, a Bologna non sono gradite le manifestazioni rumorose e aggressive, l’espressione esagitata di rabbia o, peggio, di odio sociale.
Il conflitto va bene se orientato su grandi temi, meno nelle vicende locali. È un luogo simbolo del buon governo della cosa pubblica, anche se ha dovuto subire l’onta di un commissariamento del Comune, a causa delle dimissioni del sindaco Flavio Delbono, colpito da indagini su questioni di corruzione. Venne la Annamaria Cancellieri, alto dirigente pubblico, e anche per lei furono proposte le dimissioni quando era ministro.
Tra le principali ricchezze, Bologna vanta una numerosa comunità di studenti fuori sede, iscritti alla prestigiosa università Alma mater studiorum. Questi studenti s’iscrivono circa in 100mila ogni anno, accrescendo di un quarto la popolazione residente. Vivono in città, affittano stanze, ma talvolta comprano anche casa, spendono nei supermercati, nei negozi d’abbigliamento, vanno al cinema e nei locali di ogni tipo. Sono tanti, e molte volte rumorosi e fastidiosi, in particolare dopo che il centro storico, in cui trascorrono gran parte della giornata si è trasformato negli ultimi 20 anni in un enorme catino di smercio di bevande e cibi di ogni genere.
Ecco che le contraddizioni si fanno sentire: molti studenti pagano affitti a nero, ma non si è mai sentito di una rigorosa inchiesta delle autorità comunali e fiscali per scoprire l’entità del fenomeno che sottrae entrate al fisco. Il Comune, molto severo nel perseguire le attività irregolari nel caso di occupazione di locali vuoti dei senzatetto o per chiudere centri sociali se un gruppo di “cittadini” benpensanti raccoglie firme contro queste attività; il Comune, che attraverso la società di trasporti locali persegue giustamente i portoghesi senza biglietto, attraverso una sistematica e molte volte esasperante rete di super controllori eleva multe a tutto spiano per i trasgressori del parcheggio a pagamento, quando si tratta di scoprire gli altarini del reddito immobiliare, allora abbassa l’efficienza che si fa evanescente. E i controlli, se ci sono, appaiono del tutto inadeguati rispetto all’entità e alla gravità del fenomeno. Una doppia morale, degna della mordente canzone del grande Guccini “Piccola città”.
Ogni tanto, il Comune si fa sentire se nei bar del centro gli avventori fanno troppo casino; ogni tanto si prendono provvedimenti per colpire i rivenditori di bibite, soprattutto stranieri. Ma se si toccano gli interessi dei commercianti, quelli con i locali più grossi, che raccolgono ogni sera fiumane di giovani con la voglia di bere e divertirsi, ecco allora che insorgono le benemerite e influenti associazioni di categoria, a difendere i consumi notturni, senza i quali, locali, bar e ristoranti chiuderebbero inesorabilmente.
Ecco la doppia morale che emerge in tutta la sua ipocrita cattiveria: se si possono colpire i fragili, si è integerrimi; se si tratta degli interessi veri, allora si abbassa la guardia. Se chi sbaglia appartiene alla categoria dei bisognosi, li si bastona a più non posso; se invece i trasgressori stanno ai piani alti, si chiude uno o anche tutti e due gli occhi.
Così, la tanto celebrata coesione sociale, la città del buon vivere civile, del rispetto delle regole, si tinge di colori più foschi; si allungano ombre di piccole e grandi consorterie, e la pingue bonomia petroniana si trasforma in un acquitrino un po’ stagnante e non troppo limpido.