La nuova provocazione dopo l'apertura al dialogo con Trump "Forse un vettore capace di una traiettoria da 4.500 km". Seul: "Violate risoluzioni Onu". Gli Stati Uniti ribadiscono "l'impegno ferreo" di stare accanto ai loro alleati
Kim Jong-un torna a provocare il Giappone e l’Occidente. A poche ore dall’apertura al dialogo con Donald Trump, Pyongyang ha lanciato il 7° missile balistico dall’inizio del 2017, che ha percorso una distanza di almeno 700 km (800 secondo fonti giapponesi) prima di cadere nel mar del Giappone. I capi di stato maggiore delle forze armate sudcoreane per primi hanno confermato il lancio, precisando che è avvenuto nei pressi di Kusong City, nella provincia di North Pyongan, già teatro di un altro test balistico di medio raggio lo scorso 12 febbraio. La provocazione arriva nel giorno di apertura del summit “Belt and Road” a Pechino, dove è presente anche la Russia, che ha espresso la sua preoccupazione. Tuttavia, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che il vettore, precipitato a distanza considerevole, non ha costituito alcuna minaccia per la Russia.
Dopo due settimane di “tregua” quindi, la Corea del Nord è tornata a farsi sentire con un nuovo test, subito definito “una provocazione” dal neo presidente sudcoreano Moon Jae-in, da poco insediatosi a Seul. Quest’ultimo ha subito convocato e presieduto un vertice di emergenza del Consiglio di Sicurezza Nazionale per discutere la questione. Il lancio è “una chiara violazione delle risoluzioni dell’Onu” e “una grave minaccia alla sicurezza regionale”, ha commentato Moon Jae-in che ha invitato Pyongyang a lavorare alla ripresa del dialogo.
Negli stessi minuti il governo di Tokyo ha espresso una protesta formale per il lancio del missile, definendo l’atto “assolutamente inaccettabile“. “I ripetuti lanci di missili dalla Corea del Nord costituiscono una grave minaccia per il nostro Paese e sono una palese violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite”, ha detto il premier nipponico Shinzo Abe, ribadendo che il governo di Tokyo continuerà a lavorare con gli Stati Uniti e la Corea del Sud per garantire la sicurezza dei propri confini.
Dal canto suo, il capo di Gabinetto Yoshihide Suga ha confermato che il missile è rimasto in volo per circa 30 minuti, percorrendo una distanza di 700 chilometri e precipitando nel mar del Giappone, fuori dalla zone economica esclusiva (ZEE), le 200 miglia nautiche dalle linee di base. Secondo alcuni esperti, si tratterebbe di un tipo di missile molto avanzato capace di una traiettoria da 4.500 km. Il Consiglio di sicurezza giapponese si è riunito per discutere le misure da adottare a seguito del lancio e per analizzare l’eventualità di impiego di un nuovo tipo di missile balistico. Sia il tempo di volo sia l’inusuale altitudine di 1.000 chilometri raggiunta dal missile potrebbero infatti far ipotizzare un salto di qualità da parte della Corea del nord.
Il lancio “una minaccia per la sicurezza e la pace internazionale”, si legge in un comunicato della Nato diffuso oggi da Bruxelles. Dello stesso tono anche una dichiarazione di un portavoce della Ue che ha accusato Pyongyang di “aggravare le tensioni nella regione in un momento in cui servirebbe il contrario”.
Dal “Belt and Road Forum for International Cooperation”, il summit internazionale sulla via della Seta aperto il 14 maggio a Pechino, arrivano anche le reazioni di Cina e Russia: il presidente Vladimir Putin e il presidente Xi Jinping hanno espresso preoccupazione per le tensioni nella penisola coreana. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Tass, citando il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “Naturalmente Putin e Xi hanno parlato in modo molto dettagliato della situazione della penisola coreana e hanno espresso preoccupazione reciproca per l’escalation della tensione”, dopo il nuovo missile lanciato da Pyongyang. Durante il summit si sono incontrate anche le delegazioni nord e sud coreane: Park Byeong-seug, a capo della rappresentanza di Seul, ha avuto un breve colloquio con Kim Yong-jae, ministro dell’Economia estera di Pyongyang. Riferisce l’agenzia sudcoreana Yonhap che Park ha espresso forte condanna e preoccupazione per il lancio del missile.
E mentre il presidente coreano ordinava alle forze armate di rafforzare la vigilanza e l’attenzione sugli scenari possibili in base alla robusta alleanza con gli Usa, proprio dalla Casa Bianca è arrivata la dichiarazione ufficiale che allarga lo scenario a Mosca. Il presidente Donald Trump, è detto nella nota, “non può immaginare che la Russia sia contenta” del test missilistico, anche perché il vettore è caduto più vicino alla Russia che al Giappone. La Casa Bianca rimarca poi che gli Stati Uniti mantengono il loro “impegno ferreo” di stare accanto ai loro alleati di fronte alla seria minaccia rappresentata dalla Corea del Nord.
La volontà di coinvolgimento della Russia, e anche della Cina, in un’operazione di accerchiamento diplomatico è stata infine confermata ancora da Shinzo Abe che si è presentato una seconda volta davanti ai giornalisti per dire che “il Giappone sta collaborando strettamente con gli Stati Uniti e la Corea del sud e sta analizzando la situazione per rispondere fermamente ad ogni evoluzione”. Il premier giapponese ha aggiunto che i tre Paesi cooperano con Cina e Russia per fare pressione sulla Corea del nord affinché si attenga alle risoluzioni delle Nazioni Unite e metta fine ad ulteriori test missilistici e nucleari.