Che pasticcio Martin Schulz. Tre sconfitte in tre elezioni e la CDU che si allontana sempre di più. L’ultima, quella in Nord Reno Vestfalia, è la più dolorosa per l’ex presidente dell’Europarlamento. Il Land con capitale Düsseldorf è il suo seggio elettorale, quello dove è iniziata la sua carriera politica oltre ad essere considerato, con i suoi 13 milioni di elettori, un test importante in vista delle elezioni per il Bundestag del 24 settembre. Vittoria netta per la CDU che raggiunge il 33% delle preferenze, riuscendo a recuperare 14 punti percentuali in sole due settimane, e per FDP, il partito liberale che da tutti veniva considerato scomparso e che ha raggiunto il 12,6% dei consensi. Il tre poteva essere il numero perfetto per iniziare la corsa alle elezioni generali di settembre con il massimo consenso e con la sicurezza di avere una base elettorale su cui puntare e invece quest’ultima debacle, sommandosi a quelle in Schleswig Holstein e Saarland, apre una crisi nel partito socialdemocratico tedesco, che si ferma al 31,4% (-7,7%) e cala al 27% nei sondaggi nazionali.

La sicurezza prima di tutto – Oltre ad essere lo stato più popoloso, la Nord Reno Vestfalia (NRW), è considerata un feudo “rosso”, grazie a 46 anni di governo SPD, interrotti solamente tra il 2005 e il 2010 da una coalizione CDU-FDP. Il Land più ad occidente è quello che ha vissuto maggiormente il processo di de-industrializzazione tedesca e conta ancora tassi di disoccupazione superiori alla media federale e indici di povertà piuttosto alti. Ma non sono stati certo questi i temi della campagna elettorale, incentrata maggiormente sul tema sicurezza. Infatti, Colonia fu teatro di molestie sessuali durante la notte di capodanno del 2015 e la polizia del Land è sotto accusa per diversi fatti di cronaca, come per le indagini su Anis Amri, l’attentatore di Berlino, e per quelle sull’attentato al bus del Borussia Dortmund. Armin Lauschet, lo Spitzenkandidat di CDU, ha saputo sfruttare questo senso di insicurezza, tanto da essere chiamato lo “sceriffo”, ed è riuscito a battere Hannelore Kraft, alla guida del Land in coalizione con i verdi dal 2010. Kraft che ha subito annunciato le proprie dimissioni sia dalla leadership regionale sia dalla vice-presidenza del partito.

FDP è tornato – Ma la vera sorpresa di queste elezioni è il partito liberale, FDP, che è riuscito a raddoppiare i consensi e ad arrivare al 12,6% delle preferenze dopo il successo nello Schleswig Holstein (10,8%). Grazie al nuovo segretario federale e candidato in NRW, Christian Lindner, il partito si è rinnovato e ha puntato su una nuova ricetta fatta di istruzione, digitalizzazione e economia sociale di mercato. Il risultato dimostra che i liberali possono avere una posizione autonoma e non dover vivere di voti sottratti ad Angela Merkel e che è possibile una coalizione con CDU nel parlamento di Düsseldorf, scongiurando una Große Koalition tra socialdemocratici e democristiani.

Il treno Schulz si è fermato – Il nuovo anno aveva visto l’investitura di Martin Schulz come candidato cancelliere e la conseguenza fu un immediato aumento degli iscritti al partito e una notevole campagna mediatica che aveva portato l’ex presidente del Parlamento Europeo ad essere considerato una star, grazie al sorpasso di Spd su Cdu, almeno nei sondaggi. Ma i sondaggi non sono la realtà e dopo tre elezioni regionali si può definire concluso il cosiddetto “effetto Schulz”. Il politico di Aquisgrana ha dichiarato che cambierà e sicuramente dovrà cercare di puntare più sulle idee che sulla propria immagine. Anche se le elezioni in NRW erano incentrate molto su temi locali, sembra strano che il partito socialdemocratico abbia perso quasi l’8%. Questa sconfitta segna forse un nuovo inizio per Schulz, che non è riuscito ad intercettare nemmeno il voto degli elettori sotto ai 30 anni, proprio coloro che furono sostenitori della prima ora, ma è soprattuto un campanello di allarme per un politico che non si era mai confrontato sul proprio territorio nazionale. In settimana, alla presentazione del programma politico del partito, ci sarà, molto probabilmente, un cambio di strategia mirato a fornire risposte concrete piuttosto che un’immagine “cool”.

Effetto Merkel – Se l’effetto Schulz non c’è si potrebbe dire che è iniziato l’effetto Merkel. La cancelliera gode di un alto consenso in patria e, superata la crisi dei migranti, ha riportato il proprio partito in testa ai sondaggi con il 37% delle preferenze. Consensi che provengono da un cambio di strategia politica, in particolare nelle relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e con quello russo Vladimir Putin. Inoltre, la Germania continua ad essere lo stato più ricco in Europa e gli ultimi dati parlano di un costante aumento dell’occupazione. Sembra, quindi, sempre più probabile una riconferma a settembre, che la porterebbe a guidare il paese fino al 2021.

AFD c’è ma non sfonda – Ormai il partito euroscettico è diventato una realtà consolidata con la presenza in 13 su 16 parlamenti regionali. Ma anche AFD è un partito in forte crisi, che ha visto la propria leader messa da parte a causa di dissapori tra la fazione più “centrista” e quella più a destra con simpatie neonaziste. Con il 7,3% è riuscito ad affermarsi anche in NRW ed a entrare per la prima volta nel parlamento del Land, seppur rimanendo ben lontano dai risultati ottenuti in Meclemburgo Pomerania, quando nell’aprile del 2016, con il 20,8% superò il partito di Angela Merkel proprio nel suo collegio elettorale. Sembra quasi che il partito guidato da Alice Weidel si sia “normalizzato” nel panorama politico tedesco.

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