La linea da seguire per commentare l’intercettazione tra Matteo e Tiziano Renzi l’ha data a inizio giornata lo stesso ex presidente del Consiglio. Su Facebook, il segretario del Pd ha sottolineato che “la pubblicazione è come sempre illegittima”, aggiungendo che “è l’ennesima dimostrazione di rapporti particolari tra alcune procure e alcune redazioni“. “Ma non ho alcun titolo per lamentarmi – ha scritto Renzi sulla sua bacheca – Non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita per le intercettazioni, qualcuno ci ha rimesso il lavoro”. Secondo la vulgata renziana, quindi, la colpa è tutta del mezzo (le intercettazioni) e non del contenuto dei discorsi. Una presa di posizione a cui si accodano quasi tutti gli esponenti dei vari partiti, tranne il Movimento 5 Stelle. Nel frattempo, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale mentre il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha avviato accertamenti preliminari. La conversazione – fanno sapere le agenzie di stampa – non ha alcuna rilevanza penale e che non è presente negli atti dell’inchiesta in possesso dei magistrati di Roma, che ne hanno solo una versione audio.
Alfano: “Fuga di notizie ha rilievi penali”
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano si è rivolto direttamente ai magistrati: “Chiediamo a tutte le autorità competenti di valutare i profili penali di questa fuga di notizie delle intercettazioni in base all’ordinamento giuridico vigente – ha detto – Non è possibile che in base a tutte le tecnologie esistenti e disponibili non si riesca a svolgere una così banale indagine che riguarda i principi fondamentali di civiltà di cui all’articolo 15 della nostra Costituzione“.
Orfini: “Spero che il Fatto abbia cambiato fornitore”
Dei vertici del Partito democratico l’unico a parlare – anzi a scrivere – è il presidente dem Matteo Orfini. Su Twitter il Giovane Turco non entra nel merito della questione, né commenta i distinguo del suo segretario. No, Orfini ha preferito attaccare chi ha pubblicato l’intercettazione tra Renzi e suo padre: “Oggi il Fatto ricomincia con Consip. Spero che la lunga pausa sia servita almeno a cambiare fornitore d’intercettazioni, visti i precedenti”.
Romano: “Il Fatto mette in discussione lo Stato di diritto”
Più argomentata l’accusa di Andrea Romano: “Il danno politico che Marco Lillo intendeva arrecare a Matteo Renzi, con l’aggiunta di una violenza contro la famiglia del segretario Pd, si è risolto in una celebrazione della trasparenza di Renzi. Se ne devono essere resi conto anche in redazione, tanto da spingere Lillo a premettere che Renzi, nella conversazione intercettata e prontamente pubblicata, ‘dice cose da manuale di educazione civica’”. Romano, in un articolo su Italiaincammino.it, parla di “ossessione senza fondamento” da parte di un giornale che ha toccato “il fondo nella barbarie della pubblicazione delle intercettazioni: il circuito vizioso tra alcuni giornalisti e alcuni magistrati – ha aggiunto – ha raggiunto una tale capacità distruttiva da mettere in discussione le basi stesse dello Stato di diritto”.
Brunetta: “Un orrore la pubblicazione”
In ottica delle larghe intese possibili e future vanno letti gli interventi degli esponenti di Forza Italia, la cui battaglia contro le intercettazioni telefoniche è argomento noto. “Ho orrore per tutte le intercettazioni che non vengono utilizzate con le garanzie di legge all’interno di un processo” ha detto Renato Brunetta, intervenendo a Radio Cusano Campus. “Penso che non sia accettabile che una conversazione privata venga pubblicata sulla stampa, a prescindere dagli interlocutori, senza un’adeguata contestualizzazione – ha aggiunto il capogruppo berlusconiano alla Camera – Ho orrore per tutto questo, perché vorrebbe dire che non esiste più la nostra vita privata, così siamo in un regime autoritario inaccettabile in cui poi gli amici degli amici possono avere accesso a queste intercettazioni e usarle a fini economici o politici”. Per l’ex ministro di Forza Italia “è necessario individuare i responsabili”, da qui alcune domande: “Chi ha fatto uscire questa intercettazione? Da chi è autorizzata? Da dove è uscita? Chi ha fatto questa intercettazione? La Procura? Su quale notizia di reato? All’interno di quale fascicolo si trova?”. Poi la conclusione del suo intervento radio: “Non voglio entrare in questo sistema di massacro delle persone – ha detto – Non importa che possano essere avversari politici, anzi a maggior ragione: massimo rispetto per gli avversari politici che si combattono con la politica. Non con altri mezzi che considero inaccettabili“.
Tutti con Renzi, da Toti a Cicchitto
“Intorno a Consip, a Banca Etruria, a tutto quello che è accaduto attorno a Monte dei Paschi ci sono gigantesche aree grigie della politica di cui Renzi è chiamato a rispondere” ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti, che ha sottolineato come “l’ex ministro Boschi per responsabilità oggettiva e vicinanza ad alcune di queste situazioni per opportunità avrebbe fatto bene a restare ferma un giro come a Monopoly“. Poi l’attacco contro la pubblicazione delle intercettazioni: “Altro sono le inchieste giudiziarie, le pubblicazioni a stralcio delle conversazioni e il voyeurismo dal buco della serratura che, a mio modo di vedere, non rientra nella dignità del dibattito politico e dovrebbe restare materiale di indagine per i magistrati che sono chiamati a fare presto e bene il loro dovere di chiarezza”. Sulla stessa linea d’onda il deputato di Direzione Italia Daniele Capezzone: “Nessuna simpatia né per Renzi figlio né per Renzi padre. Ma le intercettazioni sui giornali restano una barbarie. Senza eccezioni. E chiunque ne sia oggetto”. Del cortocircuito tra giustizia e giornali ha parlato anche Fabrizio Cicchitto, di Alternativa Popolare: “È la conferma che esiste un circuito irregolare fra procure e alcuni giornali di inaudita gravità . Nella sostanza il testo costituisce un favore per Renzi”.
GALLETTI E CASINI: “RENZI PERSONA PERBENE”
E mentre dalla presidenza del Consiglio nessuno ha commentato alcunché, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha detto: “Alla pubblicazione delle intercettazioni seguono sempre polemiche infinite. Quella diffusa dal Fatto Quotidiano dovrebbe invece farle cessare – ha scritto il ministro – visto ciò che emerge con evidenza: la correttezza e l’assoluta buona fede di Matteo Renzi, in una telefonata con il padre limpida e franca che toglie ogni argomento ai professionisti del complotto”. L’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini la pensa nella stessa identica maniera: “Dalle intercettazioni del Fatto Quotidiano (come al solito pubblicate illegalmente) emerge Matteo Renzi come una persona perbene – ha detto – Ogni altra considerazione, per me, ha molto meno valore di questa: le sue parole sono inequivocabili e anche i suoi peggiori avversari dovrebbero riconoscerlo”.
DI MAIO: “RENZI E BOSCHI MENTITORI SERIALI. CACCIAMOLI VIA”
L’unica voce fuori dal coro è quella del Movimento 5 Stelle, che con Luigi Di Maio è tornato ad attaccare sia l’ex premier che Maria Elena Boschi: “Sono due bugiardi. Le due facce dello stesso Governo bugiardo che ha mentito agli italiani per proteggere gli affari di famiglia” ha scritto su Facebook. “La Boschi – ha aggiunto – diceva di non essersi mai occupata della banca del padre. Poi scopriamo che da Ministro andava dall’amministratore delegato di Unicredit a chiedergli di salvare Banca Etruria. Versione confermata dallo stesso A.D. di Unicredit. Renzi – ha argomentato il vicepresidente della Camera – ha sempre minimizzato sull’inchiesta Consip che vede suo padre indagato. Poi scopriamo che lui stesso aveva chiamato il padre per chiedergli se avesse incontrato l’imprenditore Romeo, dicendogli ‘questa inchiesta è una cosa seria’. In quella occasione Tiziano Renzi rispose al figlio ‘non ricordo se l’ho incontrato’. E hanno avuto pure il coraggio di mettere in dubbio il lavoro dei magistrati”. Poi il messaggio finale: “Vi hanno mentito sui i loro affari di famiglia come vi hanno mentito sugli effetti che avrebbe creato il ‘Jobs Act‘, sui disastri che avrebbe creato la ‘Buona scuola’, sul mancato taglio dei vitalizi e degli stipendi dei parlamentari. Sono mentitori seriali, inadeguati per il Governo di questo Paese. Hanno infettato le istituzioni della Repubblica con la menzogna – ha detto Di Maio – Dobbiamo fare di tutto per liberare le istituzioni dalla malattia del ‘renzismo’. Organizziamoci e cacciamoli via”.