Danilo Rivolta, primo cittadino a Lonate Pozzolo, è accusato di aver avvantaggiato lo studio di progettazione di Fulvio Rivolta. L'intercettazione sulla tangente: "Con questi soldi ci rifacciamo il salotto"
“Con questi ci rifacciamo il salotto“. Così parlava il sindaco di Lonate Pozzolo (Varese) Danilo Rivolta, intercettato al telefono mentre parla con la compagna e assessore all’urbanistica di Gallarate (Varese) Orietta Liccati, di una tangente da 13mila euro che, secondo la Procura di Busto Arsizio, sarebbe stata versata da uno dei quattro imprenditori indagati nell’inchiesta dei carabinieri di Varese che questa mattina hanno arrestato il primo cittadino (centrodestra) su ordine del gip con l’accusa di corruzione, tentata concussione e abuso d’ufficio. Indagata e sottoposta a obbligo di firma solo per un episodio Liccati che, secondo quanto ricostruito dalle indagini, avrebbe ricevuto un bonifico con il denaro sul suo conto dal fratello del sindaco, l’architetto Fulvio Rivolta (ai domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta), il cui studio “Proget srl” sarebbe stato utilizzato dal primo cittadino per “confezionare” pacchetti utili agli indagati per ottenere cambi di destinazioni d’uso di aree o altre facilitazioni in materia di lavori edilizi. L’accusa, infatti, per Rivolta è di aver favorito lo studio di progettazione del fratello insieme alla compagna.
I militari dell’Arma hanno eseguito numerose perquisizioni nelle abitazioni degli indagati, nei locali dei comuni di Busto Arsizio e Gallarate e in uffici di società di consulenza e progettazione di Pavia, Lonate Pozzolo e Gallarate dove anche i carabinieri, in collaborazione con i finanzieri, hanno acquisito documenti utili alle indagini.
La denuncia della comandante della Polizia locale
L’inchiesta è partita nel febbraio 2016 con la denuncia del comandante dalla Polizia Locale dell’Unione dei Comuni di Lonate Pozzolo – Ferno – Vizzola Ticino. La dirigente aveva raccontato agli inquirenti di essere sottoposta a continue pressioni da parte del sindaco di Lonate Pozzolo per indurla ad astenersi dal reprimere abusi edilizi che avrebbero potuto coinvolgere i suoi interessi. La dirigente, per l’accusa, sarebbe stata anche minacciata di perdere il comando se non fosse riuscita a intervenire su due suoi sottoposti che, rilevando alcune irregolarità commesse nel realizzare un capannone industriale, avevano denunciato il fratello del primo cittadino, progettista e direttore dei lavori. “Le minacce prospettate al comandante della Polizia Locale – affermano ancora gli inquirenti – hanno poi trovato effettivo riscontro quando, dal primo gennaio di quest’anno, non le è stato rinnovato il contratto ed è stato nominato quale nuovo responsabile un commissario assunto ad hoc, personalmente individuato dal sindaco e dal segretario comunale”. Per tale vicenda i tre sono indagati, in concorso, per abuso d’ufficio.
Tangenti e favori in cambio di permessi per costruire
I “favori” per gli imprenditori invece sarebbero stati accordati nella maggior parte dei casi dopo il pagamento di somme di denaro oppure l’assegnazione di incarichi di collaudo e progettazione delle opere alla sua convivente ed allo studio del fratello. Il sindaco, stando alle indagine svolte, avrebbe quindi operato “un’ingerenza costante, sistematica e diretta nei confronti del responsabile e dei dipendenti dell’ufficio tecnico del Comune di Lonate Pozzolo, ed una gestione personale e diretta, in sostituzione del fratello e con la piena complicità di quest’ultimo, di ogni aspetto, documentale e sostanziale, relativo alle pratiche d’interesse”. Agli imprenditori che si rivolgevano a lui direttamente, “o tramite lo studio di progettazione immobiliare gestito formalmente dal fratello, ma da lui amministrato di fatto, in palese conflitto di interesse, assicurava illegittimi permessi di costruire in sanatoria, autorizzazioni ad eseguire lavori di ampliamento e ristrutturazioni di immobili, acquisizione di terreni agricoli dei quali avrebbero fatto moltiplicare il valore (intervenendo sulla redazione del nuovo piano di governo del territorio, che ne avrebbe mutato la destinazione d’uso da agricoli a produttivi), agevolazioni nell’individuazione di terreni da adibire a parcheggi di autovetture per i passeggeri in transito dall’aeroporto di Milano Malpensa”.
“Non uso più i telefoni perché quel figlio di p… di Furno mi ha puntato il fucile contro, per colpa di quella testa di c…” dice parlando con un suo collaboratore, nel settembre 2016, Rivolta. Che esprimeva più volte la volontà di “epurare” il municipio da chi non si voleva adeguare al suo “sistema” di lavoro. Nella stessa intercettazione telefonica, Rivolta parla ancora del magistrato: “Poi la farò pagare a Furno, perché gli manderò io i giusti da Furno a Milano, a dire chi c… sta puntando contro, perché questo lo rovino“.
L’interrogazione nel 2014 e i sospetti sugli indagati
Nel 2014, a quanto si è appreso, alcuni sospetti sulla condotta di alcuni degli indagati erano stati espressi da due consiglieri di Lonate Pozzolo in un’interrogazione in Consiglio comunale. I due politici avevano chiesto conto di una riunione che si era tenuta presso l’Ufficio Urbanistica-Edilizia Privata del comune del Varesotto dove, oltre ad alcuni tecnici dell’Ufficio, erano presenti l’architetto Fulvio Rivolta e, come citato nel documento dei consiglieri, “in veste molto attiva, l’architetto Orietta Liccati, ex responsabile dell’Ufficio medesimo ed attuale compagna del sindaco Danilo Emilio Rivolta”. Nell’interrogazione era poi specificato come allora Liccati non fosse più alle dipendenze del Comune di Lonate Pozzolo da cinque anni.
Dalle carte del processo Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia emerge che nel 2008 l’auto della Liccati fu incendiata mentre era parcheggiata nel cortile del comune. Nell’ordinanza veniva ricostruito come il ragazzo che un testimone aveva visto fuggire dal parcheggio fosse salito su un’auto intestata a “Straropoli Maria Maddalena, che convive con il padre (Straropoli Francesco) e con Rocca Ernestino”. Da intercettazioni telefoniche erano poi emersi i rapporti tra Ernestino e due affiliati della locale di Legnano, Nicodemo Filippelli ed Emanuele De Castro, a loro volta interessati “ad un progetto edilizio da realizzarsi in Lonate Pozzolo” e “l’interesse a vario titolo anche dell’arch. Fraschini (incaricato di seguire l’iter di approvazione del progetto presso il Comune), di Augusto Agostino (materiale esecutore del progetto), Rivolta Fulvio (architetto con studio in Lonate Pozzolo) e Rivolta Danilo (fratello di Fulvio e presidente di una municipalizzata del comune di Lonate)”.