Cos’è più importante, che i reati siano in calo, o che la gente abbia paura? Per Marco Minniti, ministro degli Interni di scuola dalemiana, non c’è dubbio: la paura è più importante. Anche il suo capo attuale, Matteo Renzi, la pensa così: sulla sicurezza si giocherà la campagna elettorale, e allora diamoci dentro, la sicurezza è di sinistra. Non parliamo poi dell’altro Matteo, quello con la felpa: non fai in tempo a sparare e a pronunciare la parola magica, “legittima difesa“, che subito si precipita a casa tua, offrendoti un seggio in Parlamento.
Così, la paura si combatte con leggi-manifesto: come il recente decreto Minniti sulla sicurezza urbana, pare richiesto dagli stessi sindaci, che pure avrebbero ben altre gatte da pelare. Così, la legge che introduce il reato di tortura, che l’Italia s’era impegnata a fare nel 1984, firmando l’apposita convenzione, è sempre spiaggiata in Parlamento. In compenso, siamo alla seconda riforma della legittima difesa in dieci anni, peggiore di quella del 2006, che già peggiorava il codice penale fascista (1930): un modello di tecnica legislativa, al confronto.
A Roma, lo scorso Capodanno hanno messo i cecchini sui tetti per prevenire gli attentati: come se qualcuno si sentisse più sicuro con il cecchino sul tetto. Del resto, perché combattere il terrorismo con misure silenziose – coordinamento fra intelligence, sorveglianza elettronica, progetto di difesa europea – quando si possono fare spottoni elettorali? E allora vai con le leggi -manifesto, fatte solo per rassicurare, salvo inquietare sempre più. Ma se il problema è la paura, viene da dire, perché non spargere ansiolitici negli acquedotti?
Di fronte al bailamme, c’è anche chi sbrocca: come Roberto Saviano, che ha accusato Minniti, Renzi e Salvini di invitare la gente ad armarsi, lavorando per il far west. Ma tutti questi sono politici: dire la verità non è il loro mestiere. Dire la verità, semmai, è il dovere di altri: giornalisti, universitari, giuristi. Io cerco di fare la mia parte in un libro che esce giovedi 18 maggio, Non c’è sicurezza senza libertà (Il Mulino) e che presento il giorno prima a Roma tre. Non è elegante dirlo, ma costa poco ed è davvero tosto. Se vi va, procuratevelo subito, già si formano le prime code davanti alle librerie.