Liberato, chi è costui? Negli ultimi quattro mesi nel mondo della produzione musicale italiana non si parla d’altro. Il cantante misterioso che nessuno conosce, che nessuno ha mai visto e incontrato, che però si è autoprodotto due brani diventati due video caricati su Youtube, entrambi arrivati senza pubblicità o uffici stampa in poco tempo tra le 150 e le 200mila visualizzazioni, ha lasciato il segno. Perfino Roberto Saviano, tra un proclama politico e l’altro, sulla sua pagina Facebook, si è lanciato in una sperticata lode del conterraneo: “un altro mistero napoletano. Non m’importa chi sia, ma da giorni mi inietto nei timpani come un tossico “Nove Maggio” e “Tu t’e scurdat’ ‘e me“. Di Liberato, infatti, si sanno con certezza due cose: la prima che sia napoletano; la seconda che diverse major della musica gli abbiano già offerto un contratto e che lui abbia rifiutato senza ripensamento alcuno.
La musica di Liberato è fatta di strofe e tematiche più vicine alla scuola dei neomelodici partenopei e pulsa al ritmo di un sound hip hop che richiama quel precipitato figurativo delle periferie da grandi città Usa. Nove Maggio, il brano caricato il giorno di San Valentino 2017, con il supporto di Rolling Stone, ne è stata la prima prova evidente. Una ragazzina tutta di Nike vestita si muove dinoccolata come una rapper navigata tra palazzoni di periferia, vicoli, Vesuvio e Piazza San Carlo. Sullo sfondo ci sono murales con Maradona nei Quartieri Spagnoli, muretti scrostati, lampioni, moli del porto, mentre la protagonista muove le labbra seguendo le parole del pezzo di Liberato. “Nove maggio m’hê scurdat’/ T’aggio visto ca’ turnavi ‘nziem’ a ‘n’at’/ Nun me siente, nun me pienz’/Tengo ‘o core ca’ nun può purtà pacienz’”, fa il ritornello del brano. Roba di cuore tradito, insomma. Ma con una seriosa e sapiente pulizia della tragicità appartenente ai cantautori più consolidati.
Dopo un’attesa spasmodica di migliaia di fan, quando il 9 maggio 2017 è poi uscito Tu t’e scurdat’ ‘e me, abbiamo capito che per Liberato quel tradimento di una fanciulla dev’essere stato una roba grossa. “Scennimmo a Mergellin’/Nun ne parlamm’ cchiù/’E cinche d”a matin’/It’s me and you/’Na rosa ‘e cient’ spin’/Seje mise senz”e te/’Na bott’ dint”o cor’/Tu t’hê scurdat’ ‘e me”, fa la prima strofa del brano. Anche qui l’elaborazione del testo sembra provenire da chi mastica scena locale e produzione internazionale come ridere. Altro brano, altro video. Sempre diretto dal regista esperto in videoclip Francesco Lettieri (Thegiornalisti, Emis Killa, Davide Petrella). Qui la coppia di ragazzini protagonista è un tantino più grande, quasi maggiorenne, il rapporto tra lui e lei sembra apparentemente andare avanti, ma tra un canna e l’altra, sgommate in motorino e bagni a mare, perfino un lungo take di accoppiamento sessuale, si percepisce una sofferenza e un alone di malinconica durezza sul turbolento crinale di una tipica storia d’amore adolescenziale.
Impossibile resistergli. Liberato, chiunque lui sia, è un piccolo maestro di affabulazione e marketing, di musicofilia e intelligenza commerciale. Uno che probabilmente dopo Napoli finirà in qualche charts Usa a fare il verso ai rapper. Oltretutto la sua ricchissima pagina Tumblr è un pastiche dadaista di napoletanismo e americanismo che nemmeno nell’attimo creativo più paraculo di Paolo Sorrentino. Maradona in ogni salsa (perfino coi Queen) si mescola a Beyoncé, Maria Nazionale a Childish Gambino, quintalate di marijuana e scorci veristi di Napoli, ma soprattutto un fermo immagine in cui Mario Merola incontra Bono degli U2, anzi in cui Bono si inchina a Merola che lo applaude e il re della sceneggiata in un devastante Napoli Power invita la platea sanremese a farlo con lui.
Il Corriere del Mezzogiorno ha giustamente rievocato il paragone con Elena Ferrante. L’altrettanto misteriosa e invisibile scrittrice che con la sua Napoli “universale” ha saputo conquistare persino i lettori del Nebraska, è la pietra di paragone ideale con Liberato, facile esportatore di un messaggio e di un suono pop orecchiabile ovunque senza distinzione di classe e provenienza geografica. Sempre dalle colonne del Corriere si è tentato, come si è fatto in questi anni con la Ferrante, di dare un volto alla nuova scoperta della musica partenopea. Loro parlano di Ivan Granatino, mentre dal sito di Fanpage si aggiunge anche Livio Cori. Per ora rimane il mistero. Come un’insana voglia di mantenere a lungo nell’ombra quel tizio che nel video di Tu t’e scurdat’ ‘e me apparirebbe di spalle con un cappuccio in testa, e in piedi su un muretto dove, appunto, c’è scritto con il font della curva San Paolo, “l’anonimato”; e una risposta davvero emblematica rilasciata – non de visu – al giornalista di Rolling Stone, Claudio Biazzetti, quando gli ha chiesto “Cosa puoi dirmi di te? Come ti chiami, quanti anni hai, cosa fai nella vita?”, e lui: “Ma t’par’ a ’tte ’ca faccie tutt’ ‘sti tarantell’ p’sta’ tranquill’ e ’ppo’ te dic’ a ‘tte comme me chiamm’? e ya. T’pozz’ dicere sul’ ca me chiamm’ Liberato, so’ nat’ a napule e faccie ‘a museca”.