E' stato freddato per strada a Culiacan da un sicario. In passato aveva denunciato: "Alcune mie fonti sono state uccise o sono scomparse. Il governo non potrebbe occuparsene di meno. Non fanno niente per proteggerti"
Freddato a colpi di pistola da un sicario e lasciato per strada vicino alla sede di Riodoce, il settimanale che aveva fondato. Javier Valdez Cardenas, giornalista messicano che da anni indagava sui narcos, è stato ucciso il 15 maggio a Culiacan, capitale dello stato nord-occidentale di Sinaloa. L’ex feudo di “El Chapo” Guzman, il re dei trafficanti di droga estradato negli Usa. Tra i cronisti più noti del suo Paese, da 30 anni scriveva articoli e reportage sui narcos e sulle organizzazioni criminali in Messico, compreso il potente cartello di Sinaloa, responsabile di circa un quarto delle droghe illegali che arrivano negli Stati Uniti. La sua morte è stata annunciata dalle autorità statali, secondo le quali il giornalista stava guidando, quando un sicario lo ha fermato, lo ha costretto ad uscire dalla sua auto e gli ha sparato. Il suo corpo, con il volto coperto dal cappello di paglia che portava sempre, è stato lasciato in strada.
Il giornalista aveva già riferito all’organizzazione Index on Censorship di aver ricevuto minacce nei confronti suoi e della sua famiglia, minacce che avevano l’obiettivo di interrompere alcune sue inchieste, mentre il suo ufficio era già stato colpito da una granata. “Alcune mie fonti sono state uccise o sono scomparse” aveva denunciato. “Il governo non potrebbe occuparsene di meno. Non fanno niente per proteggerti”.
Il procuratore dello stato di Sinaloa, Juan Jose Rios, ha reso noto che la polizia ha trovato più tardi l’auto di Valdez abbandonata a poca distanza e che l’assassinio è presumibilmente legato al suo lavoro. “E’ una delle ipotesi dell’indagine in corso”, ha detto il procuratore alla stampa locale dopo aver raggiunto la scena del delitto. L’autore di diversi libri sui narcos era stato anche corrispondente del quotidiano nazionale La Jornada. Grazie al suo lavoro di giornalismo di inchiesta, Valdez aveva ricevuto nel 2011 un premio internazionale per la libertà di stampa dal Committee to Protect Journalists (Cpj). Il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha condannato l’uccisione, definendola un “crimine atroce” e ha aggiunto che il suo governo è impegnato per difendere la libertà di stampa. Juan Jose Rios ha assicurato che le indagini sono in corso per fare luce sul caso e che proteggerà la famiglia e le persone vicine a Valdez.
Cardenas è il quinto giornalista ucciso in Messico da inizio 2017, dopo altri omicidi negli stati di Guerrero, Veracruz, Chihuahua e Baja California Sur, confermando il paese come uno dei più pericolosi al mondo per i giornalisti. L’uccisione segue di poche settimane quella di un’altra reporter, Miroslava Brech. Sono almeno 40 i giornalisti che, secondo dati del Cpj, sono stati assassinati nel Paese dal 1992.
(Foto presa dal profilo Facebook del giornalista Javier Valdez Cardenas)