Aldo Cosimo e Adolfo Crea, ritenuti dalla Dda di Torino i capi della ‘ndrangheta in Piemonte, sono stati condannati a 14 anni e 10 mesi e 10 anni e 4 mesi di carcere. La sentenza chiude il processo Big Bang, sulle infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese. Tra i 26 imputati, tutti condannati, anche Luigi Crea, figlio di Adolfo, l’ultimo erede dalla famiglia, che, secondo l’accusa, aveva gestito gli interessi del clan durante la detenzione del padre per la condanna del processo Minotauro. Luigi dovrà scontare 9 anni e 6 mesi di carcere.
Il pm Paolo Toso aveva chiesto 20 anni di reclusione per Aldo Cosimo e 14 anni per Adolfo. Entrambi originari di Stilo, nella Locride, secondo gli inquirenti sono affiliati alla malavita calabrese almeno dal 2003 e sono considerati tra i capi dell’ala violenta della ‘ndrangheta nel capoluogo piemontese. La banda guidata dai Crea si dedicava all’usura e alle estorsioni, scegliendo come bersagli piccoli commercianti, artigiani e persone ai margini della legalità. Molte delle vittime avevano rinunciato a testimoniare, dimostrando l’influenza e la capacità di intimidazione mafiosa del gruppo criminale. A una di loro era stata inviata una testa di maiale, abbandonata davanti alla porta di casa, nel Chierese (Torino), perché ritardava nel pagamento del pizzo.