Secondo i sindacati, con la fase di trattativa diretta tra azienda e ogni singolo lavoratore, “si è agito nei confronti dei dipendenti senza tener conto dei presupposti di legge che individuano tutele precise per i trasferimenti e i licenziamenti collettivi”. Sky, infatti, “ha scelto di proseguire unilateralmente senza trattare realmente con i sindacati sulle quantità degli interventi né sulla riduzione qualitativa della riorganizzazione” e proponendo tra l’altro condizioni migliori a chi ha accettato più velocemente il trasferimento a Milano. Ora il taglio degli ultimi che hanno resistito
Sono state spedite le 124 lettere di licenziamento con le quali Sky Italia porterà a compimento l’ultima fase della riorganizzazione annunciata lo scorso gennaio, quando venne resa pubblica l’intenzione di chiudere la redazione romana di Sky Tg24. In 443 tra tecnici, amministrativi e giornalisti hanno accettato il percorso impostato dall’azienda, altri 100 dipendenti hanno firmato “dimissioni forzate”, come le hanno definite i sindacati: il 78% del progetto di Sky Italia si è dunque compiuto attraverso adesioni ‘volontarie’ tra trasferimenti e buone uscite. Per chiudere il cerchio, gli uomini italiani di Rupert Murdoch hanno deciso di aprire le procedure di licenziamento collettivo che, come confermano a ilfattoquotidiano.it dai sindacati, riguarderanno 124 lavoratori che si sono rifiutati di seguire il percorso “innovativo” – così lo ha definito l’azienda – impostato fin qui.
La volontà di completare il piano era stato annunciato pochi giorni fa dal direttore del personale nell’incontro tenutosi presso il ministero dello Sviluppo Economico, al quale hanno partecipato anche i sindacati e rappresentanti del Comune di Roma. “Dei 571 dipendenti della Capitale, di Milano e Cagliari interessati” dal piano, secondo il resoconto aziendale, “443 hanno accettato il percorso, nonostante questo abbia inciso pesantemente sulle condizioni personali e familiari, pur di mantenere un posto di lavoro”, spiegavano le segreterie nazionali di Slc Cgil, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni in una nota congiunta. Ai quali bisogna aggiungere i circa 100 esuberi che hanno accettato la buona uscita.
Le inflessibili tabelle di Sky dicevano ‘124’ per completare il piano. E siccome “gli esuberi non sono elemento di scambio nella trattativa” – come scriveva la direttrice delle risorse umane lo scorso 8 marzo in pieno muro contro muro – sono partite le procedure di licenziamento per chi non ha accettato il processo riorganizzativo “volontario”.
“Nonostante questi numeri elevati, e la ferma richiesta di bloccare processi di ulteriore intervento sull’organico e, in particolar modo, sul pesantissimo ridimensionamento del sito romano (-70% dei lavoratori), l’azienda ha ribadito la propria volontà a procedere con i licenziamenti collettivi utilizzando le procedure di legge”, spiegano le sigle sindacali. Ribadendo poi “l’inaccettabilità di un processo così pesante condotto da un’azienda che continua a fare utili e a crescere”. Il ministero, già nell’incontro della scorsa settimana, ha espresso la propria volontà di seguire il percorso di confronto con un tavolo istituzionale.
Secondo i sindacati, con la fase di trattativa diretta tra azienda e ogni singolo lavoratore, “si è agito nei confronti dei dipendenti senza tener conto dei presupposti di legge che individuano tutele precise per i trasferimenti e i licenziamenti collettivi”. Sky, infatti, “ha scelto di proseguire unilateralmente senza trattare realmente con i sindacati sulle quantità degli interventi né sulla riduzione qualitativa della riorganizzazione” e proponendo tra l’altro condizioni migliori a chi ha accettato più velocemente il trasferimento a Milano. Ora il taglio degli ultimi che hanno resistito.