“La pubblicazione da parte del Fatto di quel libro di Marco Lillo (Di Padre in figlio, ndr) e di quella conversazione tra Matteo Renzi e il padre è di una gravità inaudita. Non lo dico io, ma la Procura di Roma che ha aperto un’inchiesta”. Esordisce così la giornalista de Il Corriere della Sera, Maria Teresa Meli, nel suo j’accuse contro Il Fatto Quotidiano, nel corso de L’Aria che Tira (La7). “Non è possibile che ci siano giornalisti che facciano i piccioni viaggiatori delle Procure” – continua la firma del Corriere – “Anche la vicenda riguardante Woodcock è abbastanza inquietante. Regia di Woodcock nel caso Renzi? No, affatto, non lo reputo all’altezza di fare il regista di nulla. So solo che ci sono due episodi consecutivi che hanno come obiettivo Matteo Renzi. Mi ricordano le inchieste su Berlusconi: come sono riusciti a fare tutte quelle foto a Villa Certosa senza che i servizi sapessero nulla?”. Le fa eco la deputata di Forza Italia, Daniela Santanchè, che tuona: “Queste porcate e queste schifezze non ci devono essere. Ma è giornalismo questo? E perché queste robe qua ce le ha sempre il Fatto? Ma chi è che gli dà tutte queste veline?”. “Basterebbe unire dei puntini“, risponde la deputata Pd, Alessia Rotta. Interviene la conduttrice Myrta Merlino: “Voglio dire una cosa a difesa del mio collega Marco Lillo. Il problema è che chi glieli fa avere e chi dalle Procure fa uscire queste cose. Un giornalista che ha quella roba lì la pubblica”. “Ma certo” – replica Santanchè – “Non è colpa di Marco Lillo. Io non me la prendo con lui, perché fa il suo mestiere. Io me la prendo con quello che chiama Lillo e gli vende, oltretutto, merce avariata”. Meli ribadisce che certi giornali sono diventati “cassette della posta delle Procure”. Poi, alle critiche di Santanchè a Maria Elena Boschi, ribatte: “La Boschi, come Lotti e Tiziano Renzi, è lo strumento per andare addosso a Renzi. Ma, non hanno trovato nulla su Renzi, e infatti non c’è nulla. Mi dispiace per Vauro, per Il Fatto, per Lillo, per Travaglio, per tutti voi: su Renzi non c’è nulla“. Salomonico il commento del vignettista Vauro: “No, ma io sono felice di godere del Nazareno realizzato in questo salotto”. “Siamo persone perbene che credono in uno Stato di diritto”, controbatte Meli. “E certo, io invece sono un delinquente“, commenta Vauro

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