Il canale franco-tedesco Arte ha mandato in onda un’inchiesta molto interessante dal titolo “Le business du sang“. Si apprende dal documentario che in Svizzera il sangue donato alla Croce Rossa (monopolista della raccolta), viene per la maggior parte venduto a imprese private, con un giro d’affari di circa 10 milioni di franchi svizzeri (9 milioni di euro) all’anno. Se molti donatori pensano che il loro sangue finisca a dei malati bisognosi, in realtà solo il 20 per cento ha quella destinazione. Il resto (l’80 per cento) va alle industrie farmaceutiche in quanto il plasma contenuto nel sangue è molto ricco in proteine e acqua e per questo è molto richiesto. Per cosa? Per fabbricare farmaci costosissimi (e redditizi), da cui dipende la vita di molti pazienti. Ciò è possibile da quando il commercio del sangue è stato aperto ai privati. Oggi quattro multinazionali – Octapharma, Baxter, CSL Behring e Grifols – si dividono il mercato. Secondo Forbes l’amministratore delegato di Octapharma, Wolfgang Marguerre, dispone di un patrimonio valutato in sei miliardi di dollari.
E’ ancora più sconvolgente scoprire che la maggior parte del plasma (la cui origine è nascosta dietro il segreto industriale) arriva da povera gente (il 70% residente negli Stati Uniti) a cui viene dato un compenso in cambio del loro sangue. Nel documentario, il giornalista François Pilet si reca a Cleveland, in Ohio, per visitare uno di questi centri di raccolta del sangue. Sul posto, viene immediatamente fermato dalla polizia che gli impedisce di avvicinarsi troppo. Gli basta però intervistare alcuni donatori per capire come vanno le cose: questi sono spesso tossicodipendenti, a cui viene data la loro dose di cocaina o eroina in cambio del compenso ricevuto dalla casa farmaceutica per il sangue “donato”. Sangue che risulterà quindi ad altissimo rischio di infezioni, ma che si potrà donare rispondendo semplicemente (il vero o il falso) a una serie di domande premendo su uno schermo. Senza alcuna verifica.
Un centro di raccolta del sangue (fermo immagine del documentario)
Gli autori dell’inchiesta non incontrano solo tossicodipendenti: davanti al centro è un continuo via vai. Dare il proprio sangue è anche un modo per arrivare a fine mese per molti americani con una situazione economica precaria. Mark, ad esempio, riceve un sussidio di appena 225 dollari al mese che non gli consentono di vivere decentemente: si reca quindi due volte a settimana a vendere il suo plasma in cambio di 60 dollari per i due litri versati. Come Mark negli Stati Uniti ce ne sarebbero centinaia di migliaia. Di centri come quello di Cleveland se ne contano circa 500 negli Stati Uniti, tutti localizzati nelle regioni più povere del paese.
Il business è semplice: comprare plasma a basso costo negli Stati Uniti e trasformarlo e rivenderlo a peso d’oro. Il plasma dei donatori retribuiti arriva a costare persino meno di quello donato gratuitamente da volontari, in quanto il sistema di raccolta negli Usa è diventato quasi “industriale” con centri aperti 6 giorni a settimana, 12 ore al giorno e lettini sempre pieni.