L’incendio della Eco X di Pomezia è un disastro ambientale annunciato ed evitabile. I cittadini segnalavano da tempo l’eccessiva quantità di rifiuti presente all’interno dell’azienda e, già prima del risultato dei rilievi tecnici, sapevano della presenza di amianto. La magistratura indaga sulle responsabilità dell’amministratore unico, Antonio Buongiovanni, ma quell’impianto poteva essere bloccato prima per il venir meno di un requisito fondamentale.
Nel 2014 la Eco X aveva ceduto lo stabilimento di Pomezia alla Eco Servizi per l’Ambiente. Nell’atto con cui viene volturata a favore di quest’ultima azienda l’autorizzazione all’attività di gestione dei rifiuti si fa espresso riferimento ad una polizza fideiussoria stipulata con la City Insurance. La garanzia, pari a 725.000 euro, volta a coprire anche i costi di bonifica in caso di incidente, era un requisito indispensabile alla concessione dell’autorizzazione.
Tutto in ordine, dunque, se non fosse che, nel luglio 2012, l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni Private, aveva fatto divieto alla City Insurance di stipulare contratti in Italia. Divieto confermato nel 2014. Una gestione aziendale fondata su risorse finanziarie inadeguate e con gravi rischi di insolvenza.
Nel dicembre 2016, ad esempio, la City Insurance non ha pagato un risarcimento di 1.201.484 euro per lesioni ad un neonato, mettendo nei guai l’Asl di Cagliari. All’assicurazione, con sede a Bucarest, si era rivolta anche la Regione Veneto per la copertura dei rischi catastrofali negli ospedali, un premio da 76 milioni di euro a decorrere dal 1° gennaio 2012. Domenico Mantoan, oggi direttore Area Sanità e Sociale della Regione Veneto, bloccò tutto.
A differenza di Mantoan, la Direzione Regionale rifiuti del Lazio pare non essersi accorta di nulla e, nel 2014, a ben due anni dal divieto emesso a carico della City Insurance, ha firmato la sopra citata voltura dell’autorizzazione in favore della Eco Servizi per l’Ambiente.
Non si tratta di un caso isolato. Dopo il divieto del 2 luglio 2012, la City Insurance ha continuato a fornire garanzie per altre aziende operanti nel settore dei rifiuti e chi ha firmato le autorizzazioni non si è accorto del problema.
È accaduto per la campana Eco Transider, ad esempio, finché, nel 2014, l’azienda stipula con la società Master Fin una nuova polizza. Peccato che, nel dicembre 2016, la Guardia di Finanza di Napoli abbia eseguito un decreto di sequestro preventivo di denaro ed altri beni per circa 13 milioni di euro nella disponibilità di sei persone e di due società ad essi collegate: la Master Fin, appunto, e la Fin Aurea. I reati contestati sono connessi all’emissione di polizze fideiussorie senza autorizzazione e senza adeguata copertura finanziaria per i rischi assunti.
Il caso più eclatante in Sicilia, con il rinnovo di Autorizzazione Integrata Ambientale per la Cisma Ambiente Spa di Catania, datato ottobre 2013, per la discarica di Melilli. Anche qui compare una polizza fideiussoria della City Insurance a copertura dell’attività di trattamento e gestione operativa e post-operativa della discarica. L’inchiesta arriva puntuale nel marzo 2017, “Rifiuti Connection”: 14 arresti per tangenti e omissione dei controlli che hanno permesso di smaltire nella discarica di Melilli persino le ceneri dell’Ilva. Finite in discarica 350.000 tonnellate di rifiuti sottoposti a finti trattamenti di stabilizzazione.
L’incendio alla Eco X di Pomezia, dunque, non solo rischia di essere l’ennesimo disastro ambientale per cui sarà difficile ottenere il risarcimento dei danni al territorio e alla salute dei cittadini, ma potrebbe accendere i riflettori sulla diffusa pratica delle garanzie assicurative fasulle stipulate al solo fine di ottenere appalti e autorizzazioni per aziende operanti nel settore dei rifiuti. Una pratica di cui gli enti della Regione Lazio sembrano però all’oscuro.
Eppure certe distrazioni sono già costate a Manuela Manetti, a capo delle Direzione rifiuti del Lazio, una scomoda apparizione nelle carte dell’inchiesta sul monopolio Cerroni. Seppur mai indagata, di lei il gip Massimo Battistini aveva scritto: “Appare evidente la correità dei funzionari regionali al gruppo criminale, e segnatamente dei soggetti che operano in sottordine rispetto al Fegatelli: Maria Grazia Pompa e Manuela Manetti firmatarie di molte note”. In effetti, la firma di Manuela Manetti compare anche sull’aggiornamento dell’Autorizzazione integrata ambientale per l’impianto di trattamento rifiuti di Gino Porcarelli, al centro dello scandalo che ha investito l’ex assessore all’ambiente Paola Muraro.