Da una parte proclama lo stato di crisi, chiede dilazioni a Equitalia, Agenzia delle entrate e banche, accede agli ammortizzatori sociali. Dall’altra acquista case in centro a Venezia, Roma o vista mare sul litorale capitolino. E’ una fotografia dell’Ini, l’Istituto neurotraumatologico italiano, al centro di una relazione elaborata di un consulente incaricato dal deputato M5s Massimo Enrico Baroni. L’Ini è un colosso della sanità privata, che complessivamente ha – dice l’analisi – terreni e fabbricati per oltre 192 milioni, non tutti strumentali alle strutture sanitarie, il core business del gruppo.
L’Ini, società sulla quale incombe anche un’indagine della Procura di Roma che ricalca in parte gli aspetti descritti nella relazione, è una realtà importante nel mondo della sanità privata, conta circa mille posti letto e 1200 dipendenti, dieci cliniche private (nove accreditate dalla Regione Lazio, una dalla Regione Abruzzo). Ma da circa tre anni – leggendo l’analisi dei bilanci 2014 e 2015 – sta attraversando un periodo di crisi economica non indifferente: debiti per circa 255 milioni a fronte di un capitale circolante di 121 milioni. “Proclamando lo stato di crisi – spiega Baroni – il gruppo Ini ha avuto la possibilità di sottoscrivere il contratto di solidarietà, i cosiddetti ammortizzatori sociali. Tale sottoscrizione, in questo caso, prevede la possibilità per il datore di lavoro di ridurre la prestazione, il monte orario, dei singoli dipendenti fino al 60 per cento. Ma con questa riduzione sono ancora rispettati i requisiti minimi per l’accreditamento? Inoltre dalla lettura dei prospetti paga risulterebbe che è stata fatta della ‘formazione on the job’ e anche questo aspetto sembra avere punti oscuri. Bisogna verificare se effettivamente tali corsi sono stati svolti”.
Tornando ai bilanci, la relazione sottolinea che nel 2014 c’è stata una perdita di oltre 62 milioni e nel 2015 un utile di oltre 34 milioni. Però ciò che ha determinato i predetti risultati, secondo l’analisi che il FattoQuotidiano.it ha potuto consultare, sono operazioni finanziarie di acquisizioni/cessioni di quote societarie o immobili. La relazione sottolinea che la perdita d’esercizio nel 2014 di oltre 62 milioni non è stata determinata da un negativo andamento delle strutture sanitarie, ma da operazioni connesse alla gestione degli immobili. Inoltre sia nel 2014 che nel 2015 sono stati distribuiti compensi agli amministratori e al collegio sindacale per oltre 1 milione e 300mila l’anno.
Le strutture accreditate, come le cliniche del gruppo Ini, ottengono soldi pubblici dalle Regioni in cambio delle prestazioni erogate, rispetto di standard occupazionali di un certo livello e via dicendo. E’ per questo che Baroni sta radiografando attentamente le strutture sanitarie accreditate laziali: “Semplicemente per accertarmi – sottolinea – che i soldi dei cittadini vengano utilizzati correttamente e per gli scopi preposti”.
Andando al cuore della questione “operazioni immobiliari” il consulente sottolinea che il gruppo Ini ha acquisito numerosi appartamenti, rimesse e terreni non destinati sempre ad uso ospedaliero ed evidenzia anche che quasi ogni anno si rilevano delle compravendite o affitti con altre società del gruppo o terzi soggetti, determinando plusvalenze o minusvalenze anche importanti. “Tanto per fare un esempio – prosegue Baroni – a ottobre 2015 l’lni acquisisce la partecipazione totalitaria in una Srl mettendo sul piatto oltre 4 milioni. Ma la società in questione, secondo l’analisi del consulente, ha un patrimonio netto di poco meno di 2 milioni e mezzo di euro. Come questa operazione ce ne sono altre che appaiono discutibili e che bisogna chiarire”. Un gruppo che si occupa di sanità privata, in parte finanziata dalle regioni, può anche svolgere compravendite immobiliari o societarie, dai risultati più o meno felici, ma questa seconda attività imprenditoriale deve essere contabilizzata a parte. Se le operazioni sanitarie e immobiliari finiscono in un unico bilancio allora c’è un problema, a maggior ragione – conclude il deputato M5S – se l’azienda poi dichiara lo stato di crisi, ottiene dilazioni dall’Agenzia delle entrate e accede agli ammortizzatori sociali”. Baroni e i portavoce nazionali e regionali del Lazio hanno presentato anche un esposto alla Corte dei Conti sulla gestione, a loro parere, poco trasparente di alcune cliniche private laziali comprese quelle del gruppo Ini. Ilfatto.it ha chiesto all’istituto se volesse rispondere a questi punti sollevati dal M5s, ma non ha ricevuto risposte.