Donald Trump ha chiesto a James Comey, l’ex direttore dell’Fbi da lui poi licenziato, di chiudere l’indagine contro Michael Flynn. E’ l’ultima rivelazione, a opera del New York Times, nella saga della presidenza Trump. La richiesta di Trump è descritta in un memorandum che lo stesso Comey ha personalmente tenuto e che descrive una serie di incontri tra il presidente e l’allora direttore dell’Fbi, che stava indagando sui legami tra Flynn, nominato da Trump consigliere alla sicurezza nazionale, e i russi.
In uno di questi incontri, Trump avrebbe chiesto a Comey “lealtà personale”, cosa che Comey avrebbe rifiutato di concedere. In un altro, si sarebbe parlato proprio di Flynn. “Spero tu possa trovare il modo di far cadere la cosa – avrebbe detto Trump a Comey -. E’ un brav’ uomo. Spero tu possa far cadere la cosa”. Comey non avrebbe acconsentito alla richiesta di Trump, ma si sarebbe limitato a convenire: “E’ un brav’uomo”. Del resto, in quel momento Flynn doveva affrontare accuse gravissime, su cui l’Fbi stava indagando: in particolare quella di aver avuto rapporti con i russi durante la campagna elettorale e averli nascosti, fino a mentire al vice presidente Mike Pence.
L’accusa contenuta nella carte di Comey è stata fatta filtrare da collaboratori dello stesso Comey, che raccontano come la conversazione tra l’ex direttore dell’Fbi e il presidente sia avvenuta dopo un incontro sulla sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Trump avrebbe fatto uscire dalla stanza tutti i presenti per restare solo con Comey, cui poi avrebbe chiesto di insabbiare l’indagine. La Casa Bianca ha reagito a questa ennesima fuga di notizie riconoscendo che “una conversazione” è avvenuta, ma negando che il presidente abbia chiesto a Comey di abbandonare l’inchiesta. Il comunicato della Casa Bianca recita: “Mentre il presidente ha ripetutamente espresso l’opinione che il generale Flynn è un uomo decente che ha servito e protetto il Paese, il presidente non ha mai chiesto a Mr. Comey o a nessun altro di concludere qualsiasi tipo di indagine, compresa quella che coinvolgeva il generale Flynn”.
Le rivelazioni contenute nel dossier di Comey si sono abbattute a Washington come l’ennesima tempesta scatenata dalla presidenza Trump. I repubblicani, che pure con Richard Burr parlano di uno stillicidio di notizie per “indebolire il presidente”, non possono più fare finta di niente. Jason Chaffetz, chairmain repubblicano dell’Oversight and government reform committee, ha chiesto formalmente che l’Fbi “passi al comitato tutti i memoranda, note, appunti e registrazioni che si riferiscono a qualsiasi comunicazione ci sia stata tra Comey e il presidente”. Un portavoce di Paul Ryan, lo speaker della Camera, ha appoggiato la richiesta: “Dobbiamo essere a conoscenza di tutti i fatti”, ha spiegato Ryan.
Tra i repubblicani è del resto sempre più chiara la percezione che la battaglia politica attorno a Trump stia esplodendo, senza che ci sia alcuna garanzia sull’esito della battaglia. “Meno dramma dalla Casa Bianca”, ha chiesto ieri il capogruppo repubblicano al Senato, Mitch McConnell, che ha spiegato che questo stato di continua tensione e polemica “indebolisce l’agenda repubblicana”. I repubblicani sono preoccupati perché Trump appare sempre più incontrollabile, pronto ad atti clamorosi come il licenziamento di Comey o vittima di gaffe gravissime come la rivelazione di segreti top secret ai russi (rivelati dal Washington Post).
Ma i repubblicani sono preoccupati soprattutto dallo scontro tra poteri che la battaglia attorno a Trump rivela. Il memo di Comey, licenziato brutalmente con la scusa di non aver gestito in modo appropriato l’indagine sulle e-mail di Hillary Clinton, è stato passato ai giornali da collaboratori dello stesso Comey. Lo stesso è avvenuto nel caso delle rivelazioni di Trump ai russi. Sono stati con ogni probabilità uomini della Cia o dell’Nsa, che hanno dovuto gestire le ricadute sull’intelligence della gaffe di Trump, a passare la notizia al Post. Settori dei servizi, che non hanno mai avuto buoni rapporti con Trump (poco dopo la sua elezione, il presidente li accusò di usare “metodi nazisti” nella raccolta di informazione-spazzatura contro di lui), devono essere arrivati alla conclusione che la Casa Bianca rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale e che quindi qualcosa debba essere fatto per indebolire questo presidente. In un’intervista, tre giorni fa, James Clapper, ex direttore dell’intelligence Usa, è stato a questo proposito molto esplicito: Trump rappresenterebbe “una minaccia alle istituzioni democratiche”.
La guerra dei dossier preoccupa i repubblicani a tal punto che John Cornyn, il senatore repubblicano del Texas il cui nome era stato fatto per la carica di direttore dell’Fbi, ha preferito chiamarsi fuori. “Non sono disponibile”, ha detto Cornyn. A questo punto, del resto, la possibilità che Trump possa incorrere in qualcosa di più di una semplice tempesta mediatica diventa sempre più tangibile. Le rivelazioni da parte di Trump delle informazioni top secret, durante l’incontro con il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, sono infatti una gaffe o una manifestazione di incompetenza, ma non hanno possibili ricadute legali o giudiziarie. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti il diritto di declassificare qualsiasi informazione. Nel caso della richiesta a Comey, ci si trova invece di fronte a un caso molto diverso. Se infatti emergesse l’intenzione di influenzare o insabbiare un’indagine, Trump potrebbe essere accusato di “ostruzione della giustizia”, con conseguenze al momento imprevedibili. Forse la censura da parte del Congresso. Forse la richiesta di impeachment.
Mondo
Trump e Russiagate, la guerra dell’intelligence. E per i repubblicani il presidente è sempre più incontrollabile
Nuova tempesta sull'amministrazione Usa dopo le rivelazioni del New York Times. E le conseguenze non sono soltanto mediatiche. Perché se emergesse l’intenzione di influenzare o insabbiare un’indagine, il presidente può rischiare. Dalla censura da parte del Congresso all'impeachment
Donald Trump ha chiesto a James Comey, l’ex direttore dell’Fbi da lui poi licenziato, di chiudere l’indagine contro Michael Flynn. E’ l’ultima rivelazione, a opera del New York Times, nella saga della presidenza Trump. La richiesta di Trump è descritta in un memorandum che lo stesso Comey ha personalmente tenuto e che descrive una serie di incontri tra il presidente e l’allora direttore dell’Fbi, che stava indagando sui legami tra Flynn, nominato da Trump consigliere alla sicurezza nazionale, e i russi.
In uno di questi incontri, Trump avrebbe chiesto a Comey “lealtà personale”, cosa che Comey avrebbe rifiutato di concedere. In un altro, si sarebbe parlato proprio di Flynn. “Spero tu possa trovare il modo di far cadere la cosa – avrebbe detto Trump a Comey -. E’ un brav’ uomo. Spero tu possa far cadere la cosa”. Comey non avrebbe acconsentito alla richiesta di Trump, ma si sarebbe limitato a convenire: “E’ un brav’uomo”. Del resto, in quel momento Flynn doveva affrontare accuse gravissime, su cui l’Fbi stava indagando: in particolare quella di aver avuto rapporti con i russi durante la campagna elettorale e averli nascosti, fino a mentire al vice presidente Mike Pence.
L’accusa contenuta nella carte di Comey è stata fatta filtrare da collaboratori dello stesso Comey, che raccontano come la conversazione tra l’ex direttore dell’Fbi e il presidente sia avvenuta dopo un incontro sulla sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Trump avrebbe fatto uscire dalla stanza tutti i presenti per restare solo con Comey, cui poi avrebbe chiesto di insabbiare l’indagine. La Casa Bianca ha reagito a questa ennesima fuga di notizie riconoscendo che “una conversazione” è avvenuta, ma negando che il presidente abbia chiesto a Comey di abbandonare l’inchiesta. Il comunicato della Casa Bianca recita: “Mentre il presidente ha ripetutamente espresso l’opinione che il generale Flynn è un uomo decente che ha servito e protetto il Paese, il presidente non ha mai chiesto a Mr. Comey o a nessun altro di concludere qualsiasi tipo di indagine, compresa quella che coinvolgeva il generale Flynn”.
Le rivelazioni contenute nel dossier di Comey si sono abbattute a Washington come l’ennesima tempesta scatenata dalla presidenza Trump. I repubblicani, che pure con Richard Burr parlano di uno stillicidio di notizie per “indebolire il presidente”, non possono più fare finta di niente. Jason Chaffetz, chairmain repubblicano dell’Oversight and government reform committee, ha chiesto formalmente che l’Fbi “passi al comitato tutti i memoranda, note, appunti e registrazioni che si riferiscono a qualsiasi comunicazione ci sia stata tra Comey e il presidente”. Un portavoce di Paul Ryan, lo speaker della Camera, ha appoggiato la richiesta: “Dobbiamo essere a conoscenza di tutti i fatti”, ha spiegato Ryan.
Tra i repubblicani è del resto sempre più chiara la percezione che la battaglia politica attorno a Trump stia esplodendo, senza che ci sia alcuna garanzia sull’esito della battaglia. “Meno dramma dalla Casa Bianca”, ha chiesto ieri il capogruppo repubblicano al Senato, Mitch McConnell, che ha spiegato che questo stato di continua tensione e polemica “indebolisce l’agenda repubblicana”. I repubblicani sono preoccupati perché Trump appare sempre più incontrollabile, pronto ad atti clamorosi come il licenziamento di Comey o vittima di gaffe gravissime come la rivelazione di segreti top secret ai russi (rivelati dal Washington Post).
Ma i repubblicani sono preoccupati soprattutto dallo scontro tra poteri che la battaglia attorno a Trump rivela. Il memo di Comey, licenziato brutalmente con la scusa di non aver gestito in modo appropriato l’indagine sulle e-mail di Hillary Clinton, è stato passato ai giornali da collaboratori dello stesso Comey. Lo stesso è avvenuto nel caso delle rivelazioni di Trump ai russi. Sono stati con ogni probabilità uomini della Cia o dell’Nsa, che hanno dovuto gestire le ricadute sull’intelligence della gaffe di Trump, a passare la notizia al Post. Settori dei servizi, che non hanno mai avuto buoni rapporti con Trump (poco dopo la sua elezione, il presidente li accusò di usare “metodi nazisti” nella raccolta di informazione-spazzatura contro di lui), devono essere arrivati alla conclusione che la Casa Bianca rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale e che quindi qualcosa debba essere fatto per indebolire questo presidente. In un’intervista, tre giorni fa, James Clapper, ex direttore dell’intelligence Usa, è stato a questo proposito molto esplicito: Trump rappresenterebbe “una minaccia alle istituzioni democratiche”.
La guerra dei dossier preoccupa i repubblicani a tal punto che John Cornyn, il senatore repubblicano del Texas il cui nome era stato fatto per la carica di direttore dell’Fbi, ha preferito chiamarsi fuori. “Non sono disponibile”, ha detto Cornyn. A questo punto, del resto, la possibilità che Trump possa incorrere in qualcosa di più di una semplice tempesta mediatica diventa sempre più tangibile. Le rivelazioni da parte di Trump delle informazioni top secret, durante l’incontro con il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, sono infatti una gaffe o una manifestazione di incompetenza, ma non hanno possibili ricadute legali o giudiziarie. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti il diritto di declassificare qualsiasi informazione. Nel caso della richiesta a Comey, ci si trova invece di fronte a un caso molto diverso. Se infatti emergesse l’intenzione di influenzare o insabbiare un’indagine, Trump potrebbe essere accusato di “ostruzione della giustizia”, con conseguenze al momento imprevedibili. Forse la censura da parte del Congresso. Forse la richiesta di impeachment.
TRUMP POWER
di Furio Colombo 12€ AcquistaArticolo Precedente
Esperimento choc in un liceo americano: spray urticante sugli studenti. Ecco la loro reazione
Articolo Successivo
Wikileaks, Manning esce dal carcere. A gennaio Assange disse: “Se la liberate, mi consegno agli Usa”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Starmer chiede “pressioni su Putin” e annuncia una “riunione militare” dei Paesi ‘volenterosi’. Meloni: “L’Italia non invierà truppe. Lavoriamo con Ue e Usa”
Mondo
Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
Cronaca
Manifestazione per l’Europa, “Siamo 50mila”. In piazza bandiere Ue, arcobaleno e “Bella ciao”. Dalla difesa comune al riarmo: le parole
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.