Eleonora Forenza, europarlamentare di Altra Europa, Giorgio Cremaschi, ex segretario Fiom, e Andrea Ferroni, portavoce nazionale dei Giovani Comunisti, sotto accusa per essersi recati nella regione contesa con la Russia a portare solidarietà alla popolazione "perseguitata dal governo di Poroshenko". "La Farnesina ci ha detto di non tornare lì - spiega Ferroni - ma noi cercheremo di stipulare un gemellaggio tra le nostre istituzioni locali e le loro"
Sono accusati di terrorismo dal governo di Kiev, che ha chiesto per loro l’estradizione. Sono i membri di una delegazione italiana, che ha aderito alla Carovana Antifascista di solidarietà organizzata dal gruppo musicale Banda Bassotti. I loro nomi: Eleonora Forenza, europarlamentare di Altra Europa; Giorgio Cremaschi, ex segretario Fiom; Andrea Ferroni, portavoce nazionale dei Giovani Comunisti e consigliere comunale di Torgiano, in provincia di Perugia.
Tutto nasce dal loro viaggio nel Donbass, nell’Ucraina Orientale: hanno deciso di seguire la Carovana Antifascista, alla sua terza edizione, dal 30 aprile al 5 maggio per portare solidarietà e sostegno alla popolazione e ai militanti ucraini “perseguitati dal governo di Poroshenko”. La regione del Donbass è contesa dal 2014, ossia da quanto i separatisti hanno dichiarato unilateralmente l’indipendenza da Kiev, attraverso un referendum popolare. Il governo centrale non ha mai però riconosciuto la sovranità agli indipendentisti, dichiarando illegale la consultazione e continuando a considerare il Donbass come parte del territorio nazionale.
Nella Carovana c’erano anche una cinquantina di ragazzi spagnoli e greci, tra gli altri. Con loro, 20 chili (per ciascun bagaglio a mano) di medicine, quaderni e giocattoli per i bambini, e in particolare per gli ospiti degli orfanotrofi del Donbass. Poi, dopo l’incontro con le popolazioni delle due repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, la Carovana ha incontrato, istituzionalmente, alcuni rappresentanti politici della zona e delle unità sindacali.
Al governo di Poroshenko l’iniziativa, per la quale le celebrazioni dell’1 maggio hanno fatto da cassa di risonanza, non è piaciuta. E’ stato lo stesso portavoce del governo a condannarla, accusando chi vi aveva partecipato della violazione delle leggi anti-terrorismo ucraine. Kiev ha così chiesto l’arresto dei membri della delegazione, la loro estradizione e dunque la consegna alle autorità del Paese.
Forenza, Ferroni e gli altri sono venuti a conoscenza dell’accusa mentre erano di ritorno in Italia, passando per Mosca, leggendo la notizia su alcuni giornali britannici. Poi la nota dell’ambasciata ucraina in Italia, che, si legge, “condanna fermamente tale provocazione e la violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. La visita dei cittadini stranieri nella regione ucraina del Donbass essendo in contrasto con le norme del diritto internazionale costituisce una grave violazione del regolamento che norma l’ingresso e uscita nel territorio temporaneamente occupato dell’Ucraina con l’eventuale responsabilità penale per violazione della legislazione vigente in Ucraina (art. 332, comma 1, codice penale ucraino). Inoltre tale visita è in aperta contraddizione della posizione assunta in merito alla questione dal Governo italiano, oltre che delle norme e delle decisioni delle organizzazioni internazionali”.
Tutte intenzioni, quelle della rappresentanza diplomatica, che si ritrovano e vengono ribadite dalle parole dell’Ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin, il quale, contattato da Il Fatto Quotidiano, ha dichiarato: “In riferimento a quanto affermato l’8 maggio dall’eurodeputata Eleonora Forenza (e dunque dopo la conferenza stampa tenutasi presso la rappresentanza della Commissione europea in via IV Novembre, ndr) ho il dovere di informare che il 28 aprile le Autorità ucraine hanno chiesto al Governo italiano di far presente alle persone che avevano l’intenzione di recarsi illegalmente nei territori ucraini del Donbass (temporaneamente occupati dalla Federazione Russa) sull’inammissibilità di una tale e grave provocazione contro l’integrità territoriale dell’Ucraina e, non da ultimo, sulla violazione del vigente regolamento circa le visite nei territori occupati. Tale violazione delle leggi dell’Ucraina porterà sicuramente a responsabilità di carattere penale per i trasgressori”.
Ad attendere in Italia la Carovana, all’aeroporto di Fiumicino, però, non c’era nessuno delle forze dell’ordine. Dal governo italiano tutto tace, esclusa una nota, in base a quanto riportato dal ministro degli Affari Esteri ucraino, inviata a Kiev da parte del capo della diplomazia italiana Angelino Alfano, con la quale la Farnesina ha dichiarato massimo appoggio all’integrità territoriale e alla sovranità di Poroshenko.
Dopo la richiesta di estradizione, “l’unità di crisi della Farnesina – ha raccontato Andrea Ferroni a Il Fatto Quotidiano – si è attivata, attraverso il nostro partito, per bloccare ogni richiesta da parte del governo di Kiev nei confronti della magistratura italiana. Il caso sembra essersi dissolto. Ci hanno avvertiti di non tornare in Ucraina, né nei paesi amici di quest’ultima. Ma noi non vogliamo fare nessun passo indietro: proseguiamo con quanto ci ha chiesto la popolazione ucraina e cercheremo, se possibile, di stipulare un gemellaggio tra le nostre istituzioni locali e quelle del Donbass”.
L’eurodeputata Forenza, dal canto suo, spiega: “Ciò che manca è una presa di posizione del governo Gentiloni rispetto al fatto che alcuni cittadini italiani e un’europarlamentare possano essere oggetto di un’estradizione da parte del governo ucraino. Si omette il fatto che abbiamo portato nel Donbass solidarietà concreta e il fatto che il governo di Poroshenko abbia collusioni con ambienti neonazisti. Chiediamo all’Alto Rappresentante Mogherini di mettere in discussione il rapporto dell’Europa con Poroshenko”. Nei giorni scorsi, Forenza aveva pubblicato una foto sulla sua pagina Facebook per testimoniare l’arrivo nel Donbass: tra i commenti, ci dice, non erano mancati insulti “deplorevoli e sessisti” contro di lei.