All’indomani della morte di Chris Cornell, “il solito Dj qualunque” tiene a scrivere qualche riga in suo onore. Sebbene non sia così semplice: le diverse incarnazioni artistiche da lui attraversate ne dipingono un tratto non facilmente definibile. È stato un musicista inesperto quando ancora cercava di emergere, successivamente è divenuto un artista di nicchia, il cui culto è stato celebrato lontano dalle masse, finché il successo, raggiungendolo, l’ha definitivamente consegnato agli occhi del mondo.

Parliamo di un iter appartenuto, in ambito musicale, a quelli come lui, capaci di essere tutto e il contrario di tutto. Un concetto banale a ben pensarci: non esiste una rockstar in grado di mantenersi coerente all’interno del proprio percorso, cercatene una soltanto che sia sfuggita ai cliché che lo star-system impone e, nel caso, segnalatela. Ma sappiate che le vostre indicazioni, non saranno verità svelate ma semplicemente il frutto di un’opinione personale; non è forse vero che l’oggettività in musica – ancora oggi – è tutta da dimostrare?

Nell’affermare che con i Soundgarden, Chris abbia raggiunto l’apice della carriera da un punto di vista artistico è cosa nota, così come sostenere che il fondo sia stato toccato dal percorso in solitaria è un altro grande sospetto. Non è forse vero che ai posteri sono stati lasciati album francamente discutibili?

Ci sarebbero in mezzo diversi progetti laterali, alcuni dei quali interessanti, come quello dei Temple of the Dog del 1991 ma per individuare la seconda fase della carriera, occorre fare riferimento agli Audioslave; attorno ad essi, ancora oggi esistono diversi punti di domanda: “Operazione mainstream volta alla gloria eterna, oppure marchetta epocale mal congegnata”? Non è facile trovare risposte che rispettino il punto di vista di ognuno, nemmeno di quelli che ritengono che gli interrogativi posti potrebbero trovare ambedue una ragione d’essere.

Cornell nasce artisticamente negli anni 80. Proprio sul finire di quella decade, a Seattle, succedevano cose che avrebbero definito il panorama musicale degli anni a seguire. Melvins, Screaming Trees e Mudhoney (ma sono diversi i gruppi che andrebbero citati) gettarono il seme su un terreno assai fertile, sebbene anche i Soundgarden contribuirono enormemente alla crescita organica di un humus che presto si estese a più latitudini. Parliamo di un movimento che, negli anni a seguire, vide nei Pearl Jam e soprattutto nei Nirvana la massima espressione mainstream. Stiamo parlando ovviamente del grunge.

Tornando a Chris Cornell, è facile sostenere che abbia rappresentato, nell’immaginario collettivo, l’archetipo della “rockstar analogica”: siamo evidentemente lontani dalle figure cardine che ora definiscono la musica 2.0 e decisamente vicini a chi agitava le masse negli anni Settanta. Non è un azzardo quindi affermare che la sua figura abbia incarnato – in verità – molto altro ancora, e cioè il prototipo dell’ultimo rocker bello e dannato. Fate attenzione, tale indicazione non è una semplice opinione ma l’unica verità svelata in grado di mettere oggettivamente tutti d’accordo.

Che cosa resterà di lui?

Se è vero che il tempo aiuta a ricordare soltanto ciò che la bellezza definisce, allora il progetto creativo connesso ai Soundgarden sarà scolpito per sempre nell’immaginario collettivo di una generazione che ha saputo sostenere l’ultima vera grande rivoluzione della musica rock.

 

9 canzoni 9… dei Soundgarden

Lato A

Black Hole Sun

Spoonman

Flower

Fell On Black Days

Lato B

Jesus Christ Pose

Hands All Over

Outshined

Loud Love

Rusty Cage

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