Diritti

Marcia migranti, il Pd milanese (con Sala) si schiera per l’accoglienza. Renzi tace e manda Martina

L'amministrazione di Milano, su idea dell'assessore Majorino e con l'appoggio del primo cittadino, ha organizzato la manifestazione che si distingue dalle ultime iniziative del governo Gentiloni (vedi decreto Minniti) e su molte delle prese di posizione pubbliche dei democratici. Il neosegretario non si esprime, ma manda il suo vice. Intanto il sindaco coltiva le sue ambizioni nazionali

Accoglienza e sicurezza. Delle due facce della politica sull’immigrazione, in casa Pd è più in voga la seconda, come da nuove parole d’ordine di Matteo Renzi e governo. Ma sabato 20 maggio a Milano sarà il momento dell’accoglienza, con la marcia pro migranti che prende spunto da quella che a febbraio ha portato decine di migliaia di persone a sfilare per le strade di Barcellona. L’idea di replicarla è venuta all’assessore Pierfrancesco Majorino, che è sempre del Pd, seppure di quella parte più a sinistra e più critica verso l’ex premier. Il sindaco Giuseppe Sala ha subito appoggiato l’iniziativa, lanciandola dal palco di piazza del Duomo il 25 aprile e rilanciandola dopo il blitz del 2 maggio davanti alla stazione Centrale, dove la polizia è intervenuta con un’azione spettacolare per identificare gli stranieri presenti. “Accoglienza e legalità vanno tenute insieme”, è la posizione che Sala esplicita da tempo.

Una formulazione che consente al sindaco di tenere insieme le due facce della questione. Ma non cancella quella sua distanza dalla posizione dominante nel Pd che da un po’ di tempo va oltre il tema immigrazione. Ne sa qualcosa Renzi, che da Sala non si è visto appoggiare alle primarie. E, tornando a immigrazione e sicurezza, ne sa qualcosa Marco Minniti, il ministro degli Interni che con i suoi decreti ha introdotto il daspo urbano e una stretta delle regole per i richiedenti asilo. Provvedimenti su cui Sala non ha mai nascosto i propri dubbi. La distanza si è vista anche nelle parole pronunciate dal sindaco proprio all’indomani del blitz in Centrale, quando si è lamentato del mancato coinvolgimento del comune da parte di questura e prefettura, che da Minniti dipendono: “Un maggior controllo su quell’area è quanto i milanesi vogliono, ma iniziative del genere devono essere concordate e gestite assieme”, ha detto Sala. Una posizione che, per quanto pesate, non ha potuto che stridere con quella di due esponenti del Pd milanese assai vicini a Renzi. L’assessora alla Sicurezza Carmela Rozza, che ha sottolineato le sue richieste a questura e prefettura per una “massiccia campagna di identificazione di coloro che stazionano nell’area della Centrale”. E il segretario metropolitano del partito, Pietro Bussolati, il quale nell’esprimere “pieno sostegno” alla polizia si è lasciato andare a un auspicio: “Speriamo che non si tratti di un’operazione episodica, ma che si dia continuità a simili controlli, come l’amministrazione e il Partito Democratico chiedono da tempo”.

Le differenze di vedute tra Sala e le ultime tendenze mainstream del Pd sono saltate fuori anche settimana scorsa, quando l’ex vice segretaria Debora Serracchiani si è lanciata sugli stupri, sostenendo che “la violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese”. Bene, uno dei più decisi nel centrosinistra a sottolineare il passo falso è stato proprio Sala (“ha sbagliato, secondo me le è scappata la frase”), accompagnato da un gruppo di consiglieri comunali della sinistra Pd, come David Gentili e Diana De Marchi, che si sono definiti “sconcertati” dalle parole della Serracchiani.

Si vedrà nei prossimi mesi se un Sala che si smarca dal governo sul tema dell’immigrazione fa il paio con un Sala che sempre più si ritaglierà un ruolo di rilievo nazionale. Restando per il momento alla manifestazione di sabato, non si possono che notare già due paradossi. A lanciarla è stato un pezzo di Pd, il Pd la appoggia – visto che tra i partecipanti ci sarà anche Maurizio Martina, neo vice segretario per volontà di Renzi – ma per il momento sono pochissimi i pezzi grossi del partito ad aver espresso il loro sostegno all’iniziativa. Ci sono il presidente del Lazio Nicola Zingaretti e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, tace completamente il segretario Renzi. E sono proprio gli esponenti del Pd quelli che rischiano di venire contestati da gruppi di altri militanti in marcia. L’evento del 20 maggio sarà poi l’occasione per far riecheggiare la campagna “Ero straniero-l’umanità che fa bene”, finalizzata alla raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare sull’immigrazione. La promuovono i Radicali Italiani con Emma Bonino, la Casa della carità di don Virginio Colmegna e altre associazioni che aderiscono alla marcia milanese. L’obiettivo è quello di superare la Bossi-Fini ed eliminare il reato di immigrazione clandestinità. Tutte cose che un governo e un parlamento a maggioranza Pd, venendo al secondo paradosso, hanno sinora lasciato al loro posto.

@gigi_gno