La scommessa di scendere in strada e manifestare a favore dei migranti. Una sfida raccolta da Milano con l’iniziativa “20 maggio senza muri”, una marcia per contrapporre la speranza alla paura di una società aperta, ma anche per chiedere una migliore gestione dell’accoglienza a livello nazionale. In prima linea la società civile, un po’ meno convinta la politica. Se da una parte il traino è del Partito democratico locale (sindaco incluso), la politica nazionale ha risposto con un misto tra imbarazzo e timidezza, se non con il silenzio. Di contro c’è stata la grande risposta di chi concretamente regge il peso dell’accoglienza, il terzo settore e gli enti locali, con l’adesione alla marcia di oltre 700 organizzazioni e di più di 70 comuni.
“L’iniziativa ha avuto da subito al fianco il sindaco di Milano, Beppe Sala, e poi è stata organizzata da un gruppo di cittadini, mossa da un appello di migliaia di firme, con un’adesione straordinaria”, racconta a ilfattoquotidiano.it Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali e promotore della marcia. Certo i numeri probabilmente faranno fatica a raggiungere la grande mobilitazione del 18 gennaio scorso a Barcellona, ispiratrice di quella meneghina, quando scesero in strada per chiedere “più accoglienza” almeno 160mila persone. “Ma sarà comunque la più grande manifestazione sul tema dei migranti fatta in Italia negli ultimi 20 anni”, afferma Majorino, che si aspetta, sabato 20 maggio, di veder marciare insieme “almeno più di 10mila persone”.
L’appuntamento è alle 14.30 a Porta Venezia. Sarà una mobilitazione “festosa e popolare”, ma anche “molto determinata”, per sostenere che “una società multietnica, aperta, non è un incidente della storia, ma una grande occasione per tutti”, spiega l’assessore. E poi per chiedere al governo passi avanti reali, come il superamento della legge Bossi Fini, l’approvazione della legge sulla Cittadinanza e “una svolta radicale, che ancora assolutamente non vedo, nella gestione dell’accoglienza in relazione ai flussi migratori di questi mesi”, dice Majorino.
Ci sarà tutto il mondo solidale milanese, poi il Forum del Terzo settore, Croce Rossa Italiana, Unicef, Emergency. Ci saranno gli amministratori locali, con in testa Sala e Giorgo Gori, sindaco di Bergamo, insieme per esempio alla prima cittadina di Lampedusa, Giusi Nicolini. Ci sarà anche l’ex ministra agli Esteri Emma Bonino, che parlerà al termine della marcia. Ma anche molti personaggi dello spettacolo, dal comico Claudio Bisio alla ballerina Carla Fracci, dal cantante Roberto Vecchioni al regista Paolo Virzì.
“Non mi sento solo”, afferma Majorino, ricordando come “molti militanti ed esponenti del Pd negli enti locali e nelle associazioni hanno sostenuto la marcia”. Manca però il Partito democratico a livello nazionale. “Io credo che in alcuni casi il Pd nazionale in questi anni sia stato gravemente debole su questi temi, ed è stata gravemente debole l’azione dei governi con il centrosinistra dentro, nell’organizzazione dell’accoglienza a livello nazionale”. Il suo auspicio è che la manifestazione serva anche “ad aprire un confronto con i soggetti che si occupano di accoglienza, mai consultati dal governo neanche quando si doveva decidere sui decreti e su altri strumenti, come lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)”.
“Il Pd è attraversato da spinte molto diverse su questo terreno”, ammette Majorino, facendo riferimento alla manifestazione di Matteo Renzi al Lingotto di Torino, quando “la platea si era spellata le mani per applaudire il discorso della Bonino ma anche del ministro Marco Minniti”. L’assessore sostiene la necessità di aprire un dibattito interno al centrosinistra, “un confronto vero che ancora non c’è stato e magari potrà prendere spunto dalla marcia del 20 maggio”. Anche perché a livello milanese e locale, le forze del Pd questa mobilitazione la sostengono. Proprio coloro, evidenzia l’assessore, che vivono “la dimensione reale dell’accoglienza, sia dal punto di vista della ricchezza del pluralismo culturale ed etnico, sia da quello delle difficoltà dovute a un sistema nazionale completamente da reinventare”.
“Qui le correnti non c’entrano un tubo, bisogna discutere della vita vera”, spiega Majorino, riferendosi ancora al Partito democratico. Ma a stare lontani dalla marcia sono anche tutti gli altri partiti, impauriti dalla possibile perdita di consensi. “Se si pensa ai voti certe scelte non si possono fare”, commenta l’assessore. In questo senso la forte connessione tra la manifestazione di Barcellona e quella di domenica a Milano: “Puntare sulla speranza e non farsi condizionare dalla paura”.
La marcia vuole “rivendicare il fatto di aver costruito una rete tra le città oltre i confini nazionali, che è la grande scommessa per il futuro”, afferma Majorino. “20 maggio ‘senza muri’ vuol dire anche oltre i confini, perché deve nascere un movimento internazionale sul tema dell’immigrazione”. E’ questa la grande ambizione finale della mobilitazione: “La nascita di un movimento politico e civile – conclude l’assessore Majorino – e non rimanere dentro alle ‘beghe’ della sinistra italiana”.