Francesca Peirotti era stata fermata l’8 novembre scorso vicino a Mentone dalla polizia francese. A bordo del suo furgone alcuni profughi africani che lei avrebbe portato oltre il confine. Accusata di di aver favorito l’immigrazione irregolare davanti ai giudici ha detto: "Questa frontiera è un filtro che seleziona a seconda del colore della pelle"
Solo una multa da mille euro. Questa è la condanna che il tribunale di Nizza ha deciso per Francesca Peirotti, 29enne italiana e attivista per i diritti dei profughi fermata l’8 novembre scorso vicino a Mentone dalla polizia francese. A bordo del furgone bianco che guidava c’erano otto africani provenienti dall’Eritrea e dal Chad. Per questo la procura accusava la Peirotti di aver favorito l’immigrazione irregolare e aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione (con la sospensione condizionale) e due anni di interdizione dal territorio francese. Una richiesta parzialmente respinta dal tribunale, che ha optato per un’ammenda.
Originaria di Cuneo, dopo una laurea in economia Francesca Peirotti ha vissuto un anno in Etiopia in un progetto per l’aiuto ai bambini sieropositivi. Rientrata in Europa, ha passato sei mesi nella “jungle” di Calais, città francese da cui molti migranti cercano di raggiungere la Gran Bretagna. Dopo si è spostata a Sud, verso la frontiera franco-italiana. Qui ha proseguito con il suo impegno umanitario come volontaria dell’associazione “Habitat et citoyenneté”, che fornisce sostegno ai profughi. In Francia ha suscitato interesse il racconto di come ha accudito Loza, una bambina sudanese di 5 anni arrivata in Francia da sola. L’attivista italiana è riuscita a mettersi in contatto con la madre, che in quel momento stava attraversando il Mediterraneo con un barcone, ed riuscita a riunire madre e figlia dopo aver recuperato la donna in Sardegna. A novembre voleva aiutare altri africani a varcare il confine. Davanti a una chiesa di Ventimiglia ha caricato sul suo furgone otto persone, un cittadino del Chad e sette eritrei. Tuttavia la polizia italiana aveva segnalato a quella francese l’arrivo di un furgone bianco, quello guidato dalla Peirotti. Passata la frontiera, il furgone è stato fermato, lei arrestata e le otto persone riportate in Italia.
Il 4 aprile è cominciato il suo processo davanti al Palazzo di giustizia di Nizza. Peirotti, di fronte ai giudici, ha voluto dare la sua versione: “Non vedo dove sia questo atto criminale. Ho aiutato degli amici – ha detto -. Per me questa frontiera non è mai esistita. Da 30 anni la attraverso e non sono mai stata controllata. È un filtro che seleziona a seconda del colore della pelle”. La giustificazione non è bastata al procuratore, che ha chiesto la sua condanna a otto mesi. Venerdì mattina, giorno della sentenza, i giudici hanno riconosciuto la violazione della norma, ma hanno ridotto la pena a una sanzione da mille euro. “Sono contenta perché temevo che il tribunale pronunciasse un’interdizione dal territorio – ha dichiarato ai media francesi -, ma farò ricorso perché non ho fatto nulla”. Una multa era stata data anche a Cédric Herrou, contadino della val Roja che aiuta i migranti a passare la frontiera. In Italia, a Imperia, il tribunale ha invece assolto Felix Croft, giovane francese che tentò di portare una famiglia eritrea da Ventimiglia in Francia.
(immagine tratta dal profilo facebook di Francesca Peirotti)