L'ex giudice della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo a Repubblica: "Credo che si debba fare un discorso sui principi. Il magistrato accerta reati, segue le regole del processo, e non si occupa d'altro. Il giornalista fa un mestiere completamente diverso, deve informare l'opinione pubblica su tutto ciò che è importante per la vita democratica"
“Il magistrato cerca le prove, il giornalista pubblica le notizie”. Parola di Vladimiro Zagrebelsky. L’ex giudice della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, in una lunga intervista a Repubblica, non ha dubbi sui confini dell’ennesima polemica sulle intercettazioni scatenata dalla pubblicazione, da parte del Fatto Quotidiano, della telefonata tra Matteo e Tiziano Renzi sulla convocazione del padre dell’ex premier per il caso Consip.
“Credo che si debba fare un discorso sui principi. Il magistrato accerta reati, segue le regole del processo, e non si occupa d’altro. Il giornalista fa un mestiere completamente diverso, deve informare l’opinione pubblica su tutto ciò che è importante per la vita democratica. E per questo la Corte di Strasburgo definisce i giornalisti cani da guardia della democrazia. E i cani da guardia sono lì per mordere qualche volta”, spiega Zagrebelsky. Quindi bisogna pubblicare tutte le notizie trovate? “Il giornalista deve pubblicare le notizie che sono di interesse pubblico, non quelle che soddisfano solo la curiosità del pubblico”, ricorda il magistrato per poi sottolineare che “la distinzione tra penalmente rilevante e penalmente irrilevante per il giornalista, mi si passi il gioco di parole, non ha nessuna rilevanza. La pretesa per cui sarebbero pubblicabili solo le notizie penalmente rilevanti è priva di senso. E non acquista senso ripetendolo all’infinito”.
Eppure la politica, anche di colori diversi, a stagioni alterne ci prova sempre. “Il potere, qualunque ne sia il colore, cerca di difendersi dai morsi che vengono da un’informazione non condizionata. Si tratta del pendant, sul piano dell’informazione, dell’altra regola che si è affermata n Italia: non solo le notizie, ma anche i fatti che non sono penalmente rilevanti, è come se non esistessero”. Tanto da aspettare, a volte invano, una sentenza definitiva prima di prendere i fatti in seria considerazione. Sacrosanta, poi, la tutela delle fonti, che dimostra “come vi sia tensione, e qualche volta contraddizione, tra le esigenze del segreto, e quella di informare l’opinione pubblica”. Resta il fatto che “la libertà di stampa è fondamentale, ma può incontrare limiti, non solo quelli che riguardano la vita privata dei singoli. Anche altri interessi pubblici possono richiedere tutela”.