Nella Lega Nord si mandano “a fanculo“, come dice Matteo Salvini, ma almeno per ora Umberto Bossi rimane dopo che lo hanno scongiurato tutti i dirigenti del partito. Il congresso di Parma ha re-incoronato il segretario per il suo secondo mandato, dopo il plebiscito ottenuto contro l’assessore lombardo Gianni Fava (82 a 17%). Ma ha vissuto momenti inediti per la storia del Carroccio: durante il suo intervento, il fondatore Bossi è stato contestato da una parte della platea. In quel momento il Senatùr stava osservando che alle primarie per l’elezione del segretario hanno votato poche persone e che il problema sta anche nella trasformazione da un partito nordista anti-centralismo a un partito sovranista nazionale. Un gruppo ha cominciato a urlare: “Fuori, fuori” ed ha alzato dei cartelli con scritto “Salvini premier“. Bossi ha così deciso di terminare quasi subito il suo discorso invitando i congressisti a seguirlo nel suo slogan storico: “Padania libera”. Un’altra parte della platea, d’altra parte, al momento della contestazione ha applaudito e si è alzata in piedi. Il coordinatore dei lavori, Giancarlo Giorgetti, ha placato subito le proteste contro Bossi, mentre Luca Zaia – salito sul palco dopo il Senatùr – gli ha dedicato l’applauso che stava ricevendo. Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, da parte sua ha invitato Bossi a non dar retta “a quattro pirla” che lo stanno invitando ad abbandonare il Carroccio per seguirlo in nuovi movimenti indipendentisti. 

Salvini: “Accetto il vaffanculo di Bossi, è casa sua”
E’ qui però che entra in scena il “vaffanculo“, citato più volte all’inizio dell’intervento conclusivo del segretario federale Matteo Salvini. “Bossi – dice – mi insultava 15 anni fa e quindi può farlo anche oggi, non proverò mai rancore. Sono abituato ai suoi insulti da 15 anni e vorrei continuare anche per i prossimi 15”. Quanti ricordi: “Mi ricordo – ricorda Salvini- quando Umberto Bossi mi chiamava per un vaffanculo 15 anni fa alle due e mezza, quando ero segretario a Milano. A Umberto dico: ‘Questa è la sua famiglia, questa è la sua casa e la sua comunità’. Diceva che non capivo niente allora, dice che non capisco niente anche oggi. Prendo e metto in saccoccia il vaffanculo di Umberto Bossi, perché ha fatto quello che ha fatto. Ma il vaffanculo di qualcun altro di chi lo imita non me lo prendo. Quelli no, non sono fesso”. Il segretario ha auspicato che Bossi non lasci il movimento, come raccontano in questi giorni alcuni giornali: “Noi non siamo il partito delle correnti e io non butterò mai fuori nessuno” ha assicurato Salvini. “Dico a Umberto che questa è la sua famiglia, la sua casa e la sua comunità”.

Salvini da Prima il Nord a Prima gli italiani
Bossi: “La Lega sud per voti non mi interessa”

Bossi ha puntellato la sua critica con un argomento che l’ex segretario ripete spesso: la trasformazione da un partito nordista a un partito sovranista nazionale. Poco prima Salvini aveva detto che da “Prima il Nord” si è passati a “Prima gli italiani”. “In questo momento storico l’emergenza lavoro, sicurezza, futuro riguarda tutta Italia, quindi prima gli italiani. Per tutto: lavoro, case popolari, legittima difesa”. Bossi replica dal palco: “Io feci partire la Lega contro il centralismo e lì starò, io vado dove c’è da fare questa battaglia, se la Lega Nord diventa Lega sud non m’interessa un cazzo, ma non ho abbandonato la speranza”. Da lì bisogna studiare il perché, aggiunge l’ex ministro: “Io non tiro conclusioni, ma uno problemi principali è che ci preoccupiamo troppo del sud, al sud non gliene frega niente dell’immigrazione, perché l’immigrazione sbarca al sud e poi viene al nord. Il sud ha bisogno di sviluppo, il nord non può dare più nessun aiuto, non ha neppure i soldi per badare a se stesso”. L’ipotesi che lui se ne vada è qualcosa “che hanno inventato i giornalisti”. “Smettiamo – ha aggiunto però – di sbatter fuori gente, per favore. Mille ex leghisti si sono uniti con Bernardelli. Trovo impossibile che il Nord possa andare al Sud a prendere voti per aumentare le tasse e darle allo Stato, la gente queste cose le percepisce. La Lega è nata per la libertà”. Bisogna “combattere e vincere la libertà del nostro popolo. I lombardi, i veneti, i piemontesi hanno giurato contro Roma ladrona” ha sottolineato Bossi, riprendendo un vecchissimo motto. 

Salvini: “Pd e M5s hanno scelto gli immigrati”
Il discorso conclusivo di Salvini, subito prima di essere proclamato segretario, si è incentrato sulle consuete parole d’ordine, a partire dalla cosiddetta “invasione di migranti”. “Penso che la Lega sia l’ultima speranza – spiega – Il Pd è il partito degli immigrati, delle cooperative che sfruttano gli immigrati. I 5 Stelle hanno scelto. Li abbiamo visti ad Assisi strizzare l’occhio al Vaticano. M5s ha scelto gli immigrati a cui vogliono regalare 800 euro di cittadinanza. Hanno scelto immigrati e assistenzialismo“. Il segretario ha ricordato di aver portato la Lega dal 3 al 13 per cento, ma – promette – “è un punto di partenza” e quel 13 “può diventare un 26” e le amministrative di giugno – se la Lega vincerà a Genova, Alessandria, Como, Padova, Verona – possono far cadere il governo e portare tutti alle elezioni. Salvini assegna a Romano Prodi il “premio Nobel per la coglioneria” per aver portato l’Italia nell’euro. E mentre Silvio Berlusconi sui giornali auspica di tornare a parlare con il Partito Democratico sulle questioni costituzionali, lui replica: “Berlusconi ha detto che spera di tornare a ragionare seriamente con il Pd. Chi voterà Lega sappia che a noi non interessa ragionare con il Pd né adesso né mai”.

L’addio di Bossi? Per ora no. Ma lo aspetta l’uomo del tanko
Ma dove dovrebbe andare Bossi? Insieme a Roberto Bernardelli, imprenditore alberghiero milanese, tra i cofondatori del Partito pensionati alla fine degli anni Ottanta, ex Serenissimo. Bernardelli è entrato e uscito dal Carroccio diverse volte. Indipendentista, diventò famoso per la vicenda dell’ormai celeberrimo “tanko”, il mezzo agricolo che si voleva trasformare in finto carro armato per omaggiare i Serenissimi che nel 1997 occuparono piazza San Marco a Venezia. Il nuovo movimento che Bernardelli lancerà nei prossimi giorni si chiama Per fare grande il nord. “Dopo il congresso leghista, il 27 maggio, organizziamo un nuovo movimento – ha confermato lui al Corriere – Il nome? Un segreto, lo riveleremo alla presentazione. Ma abbiamo tanti legami anche con il Veneto”. Tra gli aderenti anche Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera negli anni della Lega bossiana. “Ma con Reguzzoni – giura Bernardelli – ne stanno arrivando tanti altri”.

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