Bruxelles, visto il clima politico, ha scelto di archiviare l'austerità: aggiustamenti di bilancio eccessivi "rischiano di ostacolare la crescita". Le riforme elencate da Roma nell'allegato al Def sono però ritenute poco credibili: "Mancano i dettagli". Bocciata poi l'eliminazione delle tasse sulla prima casa: "Passo indietro nella costruzione di una struttura fiscale più efficiente". Ma Padoan: "Reintrodurla non è una buona idea"
Linea morbida sulla correzione dei conti da mettere in cantiere per il 2018. E nessuna procedura di infrazione, né per l’Italia né per gli altri Paesi. La Commissione Ue, con le “raccomandazioni specifiche” per i Paesi membri diffuse lunedì, certifica che l’austerità è superata (eccezion fatta per la Grecia) e rinvia all’autunno le discussioni sull’ulteriore risanamento delle finanze pubbliche. In compenso per Roma ci sono molte richieste che già fanno discutere, a partire da quella – tutt’altro che una novità – di reintrodurre la tassa sulla prima casa eliminata dal governo Renzi almeno per i proprietari con redditi alti. Eliminarla “è stato un passo indietro nel processo di costruire una struttura fiscale più efficiente”, sentenzia Bruxelles. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha subito risposto che “le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme” e “cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea”. Quanto a Renzi, stando a un retroscena della Stampa il segretario Pd – che pure oggi è fuori dal governo – intende replicare esattamente come nel settembre 2015, dopo la promessa di eliminare l’Imu e la censura della Ue: di rimettere l’Imu ai benestanti non se ne parla, sulle tasse “decidiamo noi”.
Programma di riforme ambizioso, ma “mancano dettagli sull’attuazione” – Le raccomandazioni partono dalla considerazione che gli impegni descritti nel Programma nazionale di riforma sono “sufficientemente ambiziosi, ma l’assenza di dettagli sull’adozione e di un calendario dell’attuazione limita la loro credibilità“. Avvertimento che vale anche per Portogallo e Cipro. Bruxelles spiega però che “non c’è base per portare avanti una procedura per squilibri, purché ci sia una implementazione piena delle riforme” raccomandate. Per il 2018 l’Italia dovrà fare uno “sforzo di bilancio sostanzioso“, che però non viene quantificato, e le politiche dovranno sia “rafforzare la ripresa” che assicurare la “sostenibilità dei conti”. Per questo la Ue chiede di “spostare il carico fiscale dai fattori produttivi”, vedi il lavoro, “a tasse meno dannose per la crescita”. Per esempio, appunto, “la tassa sulla prima casa per i redditi elevati”. Viene poi chiesta “un’azione decisiva per ridurre il numero e la portata delle spese fiscali” e l’ampliamento dell’obbligo di utilizzare “fatturazione e pagamenti elettronici“.
“Riformare il catasto e rafforzare lotta alla corruzione” – Tornano anche le richieste di “riformare il sistema catastale obsoleto“, incombenza che Paolo Gentiloni ha però deciso di lasciare al prossimo esecutivo viste le perplessità nel Pd, e “ridurre la lunghezza dei processi della giustizia civile tramite un’efficace gestione dei casi e regole che assicurino la disciplina della procedura”. L’esecutivo comunitario chiede anche per l’ennesima volta di “aumentare la lotta contro la corruzione, in particolare rivedendo i termini di prescrizione“, la cui riforma “è prendente dal 2014”. Allo stato attuale, “una grande quota di casi finisce prescritta dopo il primo grado”. Inoltre Bruxelles chiede il “completamento della riforma del pubblico impiego”, il miglioramento dell’”efficienza delle aziende pubbliche” e la rimozione degli “ostacoli alla concorrenza” perché ci sono “barriere significative in alcuni settori come le professioni regolate, concessioni, appalti, servizi pubblici locali, trasporti inclusi”. Il ddl concorrenza, adottato nel 2015, è ancora in attesa del via libera definitivo in Parlamento. La Commissione chiede anche, ancora una volta, di “accelerare la riduzione degli stock delle sofferenze bancarie e di aumentare gli incentivi per la bonifica e la ristrutturazione dei bilanci, in particolare per quanto riguarda le banche sotto la supervisione nazionale”.
Niente infrazione e nessuna cifra sulla manovra 2018. “Ma patti vanno rispettati anche con elezioni” – Come detto, il documento relativo all’Italia riconosce lo sforzo fatto dalla Penisola con la manovrina correttiva da 3,4 miliardi e certifica che “in questa fase, nessun passo ulteriore è giudicato necessario per rispettare la regola del debito”. Né ci sono le condizioni per una procedura per squilibri macroeconomici, se si applicano le riforme raccomandate. “Rivaluteremo la conformità dell’Italia alla regola del debito”, ha anticipato il commissario per gli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, “sulla base delle nostre previsioni d’autunno, che incorporeranno nuove informazioni sull’esecuzione del bilancio 2017 e anche sul progetto di bilancio per il 2018”. Le elezioni del 2018 “non interromperanno gli obblighi dell’Italia. Le regole sono le regole e, come si dice, pacta sunt servanda“, ha continuato Moscovici.
L’ammontare della manovra autunnale, come detto, non viene quantificato. Nel confronto tra una richiesta di correzione dello 0,6% del pil (circa 10 miliardi) sostenuta dai falchi e lo 0,3% a cui puntava Roma ha prevalso la terza via: non indicare cifre rimandando l’appuntamento all’autunno. Dimenticate anche le contestazioni sugli investimenti aggiuntivi promessi in cambio della flessibilità concessa al governo Renzi nel 2016 e non fatti: la Commissione ha accolto le giustificazioni dell’Italia che ha tirato in ballo l’avvio del nuovo periodo di programmazione e il conseguente calo dei cofinanziamenti Ue.
Austerità archiviata. “Equilibrio tra sostenibilità e rafforzamento della ripresa” – Niente procedura di infrazione ad hoc, dunque. E la Commissione ha anche raccomandato al Consiglio di chiudere quelle di Croazia e Portogallo, che hanno portato il deficit al di sotto del 3% del pil. Di fatto, in vista delle elezioni tedesche e della fine degli interventi straordinari della Bce Bruxelles certifica che l’austerità è superata e, come spiegato da Moscovici, serve “equilibrio” tra “sostenibilità delle finanze pubbliche” e misure che contribuiscano “a rafforzare la ripresa e non a indebolirla”. “L’inflazione resta bassa, malgrado la politica monetaria molto accomodante della Bce. E’ la prova che nella zona euro abbiamo un problema di domanda, bisogna dirlo. Chiedere un aggiustamento di bilancio troppo importante in queste circostanze rischierebbe di essere controproducente e di ostacolare la crescita”, ha riassunto il commissario francese.