La realizzazione dell’Unione Europea, in questi anni di crisi, ha avuto, sul piano del gradimento popolare, una “recessione” persino maggiore di quella economica. Eppure, se si guarda alle opportunità attuali per crearla, e alle favorevoli condizioni per farlo, questo momento potrebbe essere il migliore per farlo. Non è vero che, a causa della gravissima crisi che ha colpito l’Europa negli ultimi 5-6 anni in Italia e nella gran parte delle 27 nazioni europee questo significhi la necessità di accantonare il progetto dell’unità europea.
Sul piano economico-finanziario, non è cambiato nulla, perché non è necessario avere una economia europea che viaggia come una locomotiva a pieno vapore per mettersi a lavorare seriamente a questo progetto. E’ vero che ad opporsi sarebbero, presumibilmente, i paesi più forti e solidi economicamente (la Germania, l’Olanda, la Svezia, ecc.) per le solite ragioni del grave indebitamento di alcuni paesi. Ma sono motivazioni più pretestuose, e condizionate da egoismi, che reali cause di vero impedimento a procedere. Il debito dei 27 infatti, dopo la fusione nel portafoglio comune di un colosso economico come quello che sarebbe l’Unione Europea, cambierebbe pochissimo nel giudizio che gli attori dell’economia globale darebbero al nuovo soggetto economico continentale. Dopo questa (per ora ipotetica) fusione si può dare per scontato che non cambierebbe nulla sul piano economico-finanziario perché ogni debito ha un suo particolare “peso specifico”. Un chilo d’oro pesa come un chilo di piombo ma ha un valore assai diverso.
La stessa economia americana, se consentiranno a Trump di proseguire nei suoi onirici progetti potrebbe arrivare prima della fine del suo mandato presidenziale (4 anni) ad ingolfare il budget americano ad un livello molto maggiore di quello che Obama ereditò da Bush. Alla luce di quello che succede in questi giorni non è che ci siano molte certezze che Trump possa concludere almeno il suo primo mandato, ma questa potrebbe essere proprio una delle maggiori ragioni per le quali l’Europa non deve perdere tempo.
Il livello della competizione economica tra le grandi potenze del globo vedeva nel 2009 l’Europa al primo posto, gli Usa al secondo e la Cina, ancora distante, al terzo. Ora c’è ancora l’America al primo posto ma, molto vicina al secondo, c’è già la Cina, e il sorpasso non tarderà a venire, grazie anche al fattivo contributo che Trump (a sua insaputa!) sta dando generosamente.
Qualche idea buona ce l’ha anche Trump (un po’ di autarchia per esempio), ma lui non ha né la diplomazia né la moderazione per farlo nel modo adeguato. E’ il classico miliardario che si butta in politica e crede di risolvere i problemi nazionali come si fa nelle proprie aziende. Noi italiani ci siamo già passati con Berlusconi e sappiamo come va a finire. Il “Trumpusconi” americano non farà meglio e potrebbe persino fare molto peggio, visto che in quella posizione ha un potere enormemente maggiore. La paura del debito non può ostacolare ulteriormente l’idea di una Europa capace di guidare un nuovo modello di sviluppo nel mondo. La moneta unica avrà veramente lo stesso peso per tutti grazie ad una unica politica fiscale, così nessuno ci perderà perché, anche se apparentemente i cittadini dei paesi “virtuosi” si troveranno un debito pro-capite più elevato senza averlo fatto, in realtà a livello singolo nessuno se ne accorgerà, e comunque l’Unione riuscirà a creare le condizioni necessarie per eliminare il debito eccedente più in fretta e nel bene di tutti.
Se l’Europa dei primattori nazionalisti mettesse subito da parte certe sballate ambizioni di comando individuali, fini a se stesse, e badasse invece al risultato di “squadra”, potrebbe in questo periodo riconquistare agevolmente il primato. Un’occasione come quella che ci sta dando Trump e le diffuse situazioni di crisi nel globo non potranno ripetersi.
In Europa, a parte la Gran Bretagna che ha scelto l’avventura solitaria, stanno ancora prevalendo, nelle elezioni, le scelte di moderazione. Per ora sono state premiate sia in Francia che in Germania, e la sia pur modesta crescita economica fa guardare di nuovo all’Europa come ad una opportunità per investire. Quindi, a parte le problematiche legate all’Euro e al Meccanismo Europeo di Stabilità, non esiste nei grandi paesi europei, dopo l’uscita della Gran Bretagna (neppure definitiva, per ora), una forte volontà politica e popolare a terminare il progetto europeo. E credo che questa sia, per fortuna e per saggezza popolare, una grande opportunità. Abbiamo anche le necessarie esperienze e una visione sociale che, pur avendo perso molti pezzi in questi 7 anni di crisi, è ancora la migliore al mondo e può ancora essere il faro capace di riportare l’idea di sviluppo ad un nuovo modello di umanesimo invece che ad un nuovo modello di sfruttamento del lavoro e delle risorse, come insegnano nei sistemi a marcato indirizzo capitalista.
Se resta unita l’Europa può vincere ogni sfida contro chiunque (anche contro gli Usa e la Cina). Se prevarranno gli egoismi si finirà col perdere anche contro le nascenti alleanze economiche asiatiche e sudamericane. L’Unione Europea può tornare ad essere la nazione guida a livello globale. Siamo ancora i primi sul piano sociale, torneremo ad esserlo anche sul piano economico.
P.S.: Questo post non è ovviamente esaustivo per un argomento così ampio e complesso, ci sarà sicuramente un seguito, che potrebbe anche, in buona misura, accogliere le critiche e i suggerimenti dei lettori.